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Comunità

I bambini riforestano la città

Da qualche settimana, nei parchi urbani, può capitare di osservare i bambini delle scuole primarie don Baronio e Carducci al lavoro insieme alle maestre. 

I bambini riforestano la città

Da qualche settimana, a chi passeggia o fa ginnastica nei parchi urbani, può capitare di osservare bambini e maestre al lavoro con vanghe e innaffiatoi. Si tratta di progetti uniti da un comune denominatore: contrastare crisi ambientale e sanitaria con azioni secondo natura e senso di comunità. Con discrezione, queste persone hanno messo a dimora piante mellifere, alberi da frutto e essenze forestali autoctone in diversi punti cittadini.

Una delle ultime azioni ha avuto luogo in aprile presso il Parco del Cesuola, dove sette classi della scuola primaria don Baronio e della scuola primaria Carducci, per un totale di 140 bambini, accompagnati dagli educatori di Controvento, hanno messo a dimora un piccolo bosco di novanta alberi: ciliegi, sorbi, pruni, peri, cornioli e noccioli. Da allora, ogni settimana, i bambini accompagnanti dai famigliari o dalle maestre, si alternano nella cura dei giovani alberi.

Un progetto educativo si è tradotto così in un progetto di comunità, che dalla scuola, si è allargato al quartiere. Molteplici sono gli obiettivi che la rete degli educatori e degli insegnanti si è prefissata: educare alla complessità, alla cura, al senso di comunità, alla convivenza e alla cittadinanza critica e attiva. “Navigare in tempi incerti rende difficile l’orientamento -afferma Nadia Fellini, coordinatrice del progetto “La città come luogo di apprendimento diffuso: spazio, movimento, conoscenza, cittadinanza”, supportato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento delle Politiche per la Famiglia e responsabile di Controvento Onlus-. Perciò insegnanti, educatori e bambini hanno scelto di affrontare le crisi attuali assecondando la natura, riconoscendole uno spazio e permettendole di riprendere vigore nella consapevolezza che la vita, la salute delle città e dei loro abitanti, dipendono da quanto di selvatico rimane tra le loro mura e fuori da esse".

"Affinché questi semi di tolleranza e lungimiranza prendano vigore - prosegue Nadia Fellini- occorre che la comunità cittadina si stringa attorno a questi bambini e li sostenga. Pur avendo tra i sei e gli otto anni, hanno preso un impegno forte, ovvero quello di accudire ogni settimana la giovane pianta che gli è stata affidata. Se i cittadini cesenati, a passeggio per parchi e giardini pubblici, volessero a loro volta adottarne qualcuna, sarebbero i benvenuti. Con il caldo estivo che incombe e il vento incessante delle ultime settimane, qualche litro d’acqua in più renderà più probabile, da parte del giovanissimo bosco di quartiere, il superamento dei mesi più impegnativi".

"A coloro che invece amano le cacce al tesoro - conclude - va l’invito di individuare dentro le altre aree verdi pubbliche della città, i luoghi che altri bambini di altre scuole, accompagnati dai loro educatori, hanno reso più belli, accoglienti e biodiversi: il piccolo frutteto del Parco Ippodromo, il frutteto del Giardino Charles Darwin, la piccola aiuola fiorita del Boschetto a Evoluzione naturale orientata, le zone a sfalcio ridotto… Anche questi piccoli luoghi hanno bisogno che la città si stringa attorno a loro, che li protegga e li curi".

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