Cesena
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Testimonianze

Le conseguenze per chi resta. Dopo il femminicidio

Un libro e una mostra di Stefania Prandi, testimonianze di Diletta Capobianco, Antonella Teverini e Marisa Degli Angeli

Nella foto la presidente di Ipazia liberedonne, Tiziana Nasolini con alcune componenti dell'associazione, Luciana Garbin, Maria Luisa Pieri e Serena Dellamore

Mirna Bartolini, Sabrina Blotti, Nadia Salami, Eleonora Liberatore, Stefania Garattoni,  Gaetana Dama,  Giuliana Marini, Michela Predi, Maria Carla Piraccini, Giovanna Valzania, Manuela Teverini,Milena Pirini Casadei, Cristina Golinucci.

Sono i nomi ormai arcinoti delle vittime della catena di violenze sulle donne che hanno macchiato Cesena e il cesenate nell’ultimo trentennio, alle quali corre giocoforza il ricordo soffermandosi sull’appuntamento promosso dall’associazione Ipazia liberedonne venerdì 12 novembre nella sala Sozzi, al Palazzo del Ridotto.

In programma la presentazione del libro della giornalista e fotografia Stefania Prandi dal titolo Le conseguenze. I femminicidi e lo sguardo di chi resta, introdotta da Tiziana Nasolini, presidente di Ipazia, con testimonianze di Diletta Capobianco, figlia di Sabrina Blotti, Antonella Teverini, sorella di Manuela e Marisa Degli Angeli, madre di Cristina Golinucci e la partecipazione dell’autrice, in dialogo con la giornalista Serena Dellamore.

Al libro si accompagna una mostra sulle famiglie delle vittime di femminicidio. L’autrice ha raccolto immagini di volti, oggetti e luoghi che raccontano la storia di chi sopravvive al femminicidio e non si arrende alla violenza, figli, genitori, fratelli, che si attivano sempre di più per capire le cause di un fenomeno che ha radici culturali e sociali profonde e ancora presenti.

Gli appuntamenti si svolgono nel contesto delle giornate di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, organizzate dal Forum donne del Comune di Cesena,  nell’ambito di Con.te.sto e con il patrocincio del Comune di Cesena e la collaborazione di Penelope, associazione fondata dalla madre di Cristina Golinucci.

Nel primo semestre del 2020 il Centro donna di Cesena ha ricevuto 507 contatti diretti, 434 contatti telefonici e 97 mail con segnalazioni di violenze più o meno gravi, dati che attestano il peggioramento della condizione della donna durante la pandemia, anche dal punto di vista della perdita del lavoro che ha colpito in prevalenza il cosiddetto sesso debole, non solo a Cesena che comunque vanta un primato con le sue 13 donne uccise o scomparse fino ad oggi (nel 2021 in Italia sono ad oggi 86 le morti, la media è di una donna uccisa ogni tre giorni).  

Sono poche le parole da dire rispetto a dati che invitano perlomeno alla riflessione. “Il dolore di queste famiglie – afferma la presidente di Ipazia liberedonne Tiziana Nasolini – da personale diventa politico che può e deve diventare un momento di sensibilizzazione per tutta la comunità”.

“Le istituzioni – ha poi sottolineato Nasolini – hanno responsabilità, a partire dai processi lunghi, vedi il caso Teverini chiuso dopo vent’anni. Bisogna passare dalla ricerca della condanna e della vittimizzazione alla prevenzione e alla diffusione della cultura del rispetto delle donne”.

La mostra, allestita nella ex Chiesa Spirito Santo, in via Milani 17 a Cesena, sarà inaugurata sabato 13 novembre alle 10.30 alla presenza di Stefania Prandi e dell’assessore alla Cultura Carlo Verona, e resterà aperta fino al 21 novembre dal lunedì al venerdì con orario 16-18.30 e il sabato e la domenica con orario 10.30-12.30 e 16-18.30.

Per la partecipazione all’incontro di presentazione in programma venerdì 12 novembre, con inizio alle 8.45, è necessaria la prenotazione entro domani, giovedì 11 novembre, scrivendo a ipazialiberdonne@gmail.com oppure telefonando al numero 335 4352312.

Si ringraziano per la collaborazione logistica l’associazione Amici del Monte, le ditte Mito Sistema Ambiente e Service fest.

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