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Poesia

Marco Magalotti, un nativo colto della dialettalità romagnola

Martedì 19 febbraio alle 16 nella sala Dradi Maraldi, ingresso da Corso Garibaldi 18 a Cesena, Maria Assunta Biondi presenta il libro di Marco Magalotti "E' sèl dla vita"

Marco Magalotti, un nativo colto della dialettalità romagnola

Martedì 19 febbraio alle 16 nella sala Dradi Maraldi, ingresso da Corso Garibaldi 18 a Cesena, Maria Assunta Biondi presenta il libro di Marco Magalotti "E' sèl dla vita"

"Fra i tanti che pubblicano raccolte di poesie in un dialetto mai parlato, costretti per questo motivo ad uno sterile esercizio di traduzione dall'italiano, Marco Magalotti è uno dei pochi che può dirsi profondamente innestato per ragioni anagrafiche ma non solo, sia a livello linguistico che antropologico, nella cultura della dialettalità romagnola che è poi la cultura contadina nella quale è nato e si è formato. Suo padre lavorava la terra ed ha trasmesso ai figli, ivi compreso Marco che poi ha frequentato il liceo, l’università ed è diventato professore di lettere, i valori di base di quella cultura, che consistono in un impegno assoluto nel lavoro che si è chiamati a svolgere, nel sapere accettare le difficoltà della vita senza lamentarsi o arrendersi, rispettare se stessi, gli altri e quel Dio cristiano in nome del quale si è ricevuto un battesimo. Il figlio ha saputo cogliere l’eredità morale ricevuta dalla famiglia d'origine, arricchendola con gli studi e la vita di relazioni sociali che ne è conseguita, ma è rimasto sempre nel solco di quella millenaria cultura alla quale sente con orgoglio ancora di appartenere.

Ora che è giunto egli stesso all’età dei bilanci e delle considerazioni sul significato della vita, sul tema dell'invecchiamento e della morte che sopra tutti incombe, si direbbe, almeno a leggere i testi poetici finora inediti, che il filo conduttore della raccolta, sia ancora idealmente tenuto nelle ruvide mani di quel padre che ne ha tracciato la trama affidandone al figlio la tessitura.

Ogni poesia affronta un problema di tipo esistenziale da varie angolature: il linguaggio è ricco di metafore e di simboli, attinti al proprio vissuto, quali ad esempio i 'raffi' per recuperare il secchio dal pozzo. Quel secchio che solleveranno dal buio sarà pieno e nello stesso tempo leggero. Conterrà delle certezze che renderanno lieve e facile il peso della risalita riconquistata, perché l’acqua diventerà lustrale, darà con la buona sorte la serenità interiore.

E ancora: 'Bsogna che... a truve un ciod...'. Avere un punto fermo, incrollabile, da cui partire nonostante i dubbi, a cui assicurare attivamente ogni nostra convinzione. Emblematica, poi, la figura del Capomastro 'ch’u n sépa ad fer... e d’armadur'': è accettare con energica rassegnazione che l'uomo, da solo, non può salvare se stesso.

L’abilità dell'autore consiste nel suggerire, attraverso questi oggetti simbolo e queste immagini, pensieri e riflessioni sedimentate nella coscienza e riemerse ora come poesia. Una poesia, quella di Magalotti, che si dipana in un dialetto ancora vivo per l’autore, il quale alla lingua dei suoi affida il proprio io più profondo e la personale percezione della vita e del mondo. I temi delle liriche, generalmente intense e di forte impatto, sono affrontati con una riflessione che si fa canto in un dialetto fortemente interiorizzato". (Maria Assunta Biondi)

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Marco Magalotti, un nativo colto della dialettalità romagnola
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