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Nuova vita alla pelle grazie alla membrana amniotica

È l’ultima novità di uno dei reparti di eccellenza del “Bufalini” di Cesena, quello di Dermatologia e del Centro grandi ustionati diretto dal dottor Davide Melandri

Nuova vita alla pelle grazie alla membrana amniotica

"Stiamo lavorando a pieno regime”. Lo dice subito il dottor Davide Melandri, direttore del reparto di Dermatologia e del Centro grandi ustionati dell’ospedale “Bufalini”, una delle eccellenze del nosocomio cesenate in grado di essere apprezzato ben oltre i confini regionali. “Il nostro bacino di utenza - precisa il medico che si definisce discepolo del professor Landi che a Cesena fondò il reparto - è di almeno 4-6 milioni di abitanti. Arriviamo fino a Bologna, perché il resto dell’Emilia è servito dal centro di Parma. A noi fanno capo Marche, Umbria, Abruzzo e Molise”.

Medici e infermieri, in prestito per il Covid
Un grandissimo lavoro di alta formazione e specializzazione che prosegue, nonostante il Covid che condiziona, anche nell’ospedale cesenate. “Abbiamo rinviato alcuni interventi programmati - aggiunge Melandri che dirige il Programma aziendale di medicina rigenerativa -. Continuiamo a lavorare sulle emergenze, il grosso del nostro impegno quotidiano. Con in più il carico che deriva dalla presenza del virus e con ciò che tutto questo comporta: tamponi, controlli, dispositivi di protezione, spazi fisici ridotti. E durante la precedente ondata abbiamo dato in prestito al reparto Covid quattro dei nostri medici e sette infermieri, tra Centro ustioni e Dermatologia. Lo abbiamo fatto volentieri, ma questo ha comportato inevitabilmente un maggiore carico su quanti sono rimasti in reparto”.

La Banca della cute
Dal 1999 a Cesena è attiva la Banca della cute. Una delle cinque presenti nel nostro Paese. La sua sede è a Pievesestina “dove si lavora a stretto contatto con il laboratorio analisi, la Microbiologia e il Centro trasfusionale - prosegue il direttore -. Facciamo prelievi in tutta la regione e poi distribuiamo derma e cute anche fuori. Lavoriamo spesso con gli ospedali di Roma e con il “Cardarelli” di Napoli”.
Le donazioni di tessuti, e della cute nel nostro caso, sono gestite dal Centro regionale trapianti. “In questo caso - specifica Melandri - si parla di trapianti di tessuti e non di organi”. Quando si citano i donatori, si intendono cadaveri sui quali si possono eseguire prelievi fino a 24 ore dalla morte. “Abbiamo sviluppato un prodotto senza l’epidermide, il derma. Togliamo le cellule, con un procedimento brevettato. Questo derma decellularizzato diventa immunotollerato. Tradotto: non viene rigettato dal ricevente”. Un più recente brevetto è stato creato relativamente alla conservazione di diversi tessuti, con evidenti vantaggi in termini di trasporto e stoccaggio, non dovendo più rispettare la catena del freddo.

Un’attività preziosa
I numeri del reparto dicono di un’attività preziosa, ai più sconosciuta. Sono oltre 25mila i centimetri quadrati di derma raccolti ogni anno da donatori cui se ne aggiungono 227.350 di cute, per lo più impiegati per gli ustionati. Lo scorso anno ne sono stati distribuiti, secondo i dati forniti dall’azienda sanitaria, 14.627 di derma su 121 pazienti e 154.107 di cute su 121 pazienti. “Interveniamo spesso - dice Melandri - nei casi di insufficienza acuta dell’organo cutaneo. Il che sarebbe come dire, quando c’è mancanza di pelle. Una situazione grave come quella di un’insufficienza polmonare. In questi casi, la pelle del donatore diventa un salvavita. Stiamo parlando di gravi ustioni o di malattie importanti della pelle”.

La donazione di membrana amniotica
A questo proposito il dottor Melandri annuncia una novità: la donazione di membrana amniotica. “In seguito al parto - spiega - la membrana amniotica viene trasportata in un contenitore che si trova presso la Banca della cute che fa parte del nostro Centro grandi ustionati. La membrana viene processata all’interno di camere sterili e criocongelata, vale a dire conservata a una temperatura tra i -180 e i -195 gradi centigradi (vapori di azoto). Viene anche validata da un punto di vista clinico. In seguito a richieste, la membrana così tenuta è pronta per essere distribuita per trattare ferite di complicata guarigione o nel caso di ustioni. Viene molto usata per ulcere difficilmente guaribili. Si tratta di un’ottima medicazione biologica.
Dopo il parto, la membrana amniotica viene di solito smaltita. Ora, grazie al consenso della partoriente, può diventare un prezioso ausilio per i malati. Non ci sono interferenze con il parto. “È solo un gesto di generosità - aggiunge il primario - per aiutare chi ha bisogno. Per questo lavoriamo in stretto contatto anche con il reparto di Ginecologia diretto dal dottor Patrizio Antonazzo e con il Centro ustioni pediatrico guidato dal dottor Marcello Stella, con il quale in particolare c’è una forte sinergia e collaborazione anche nella gestione dei bambini ustionati, per favorire l’interdisciplinarità anche nella gestione delle ustioni pediatriche”.

Cos’è la membrana amniotica?
Ma che cos’è la membrana amniotica? “È un sottile tessuto - precisa il dottor Melandri - che avvolge la placenta e che contiene, come in un sacchetto, il feto e il liquido amniotico. A oggi viene usata con successo, oltre che in ambito oculistico, anche per il trattamento di ustioni e di ferite faticose da guarire. Le capacità rigenerative della membrana sono dovute alla presenza di una matrice elastica e resistente infarcita di cellule che non vengono riconosciute come estranee dopo la loro applicazione. Inoltre, la capacità di rilasciare sostanze che stimolano la guarigione, impediscono l’infezione e stimolano la rivascolarizzazione dell’area danneggiata”.
Un requisito essenziale per la donazione, oltre ovviamente al consenso della partoriente, è che il parto avvenga mediante taglio cesareo programmato. Solo questa condizione garantisce la sterilità del tessuto da prelevare. A tal proposito, l’azienda sanitaria ha predisposto un libretto informativo da mettere a disposizione delle partorienti per informarle di tutte le possibilità di poter donare la membrana amniotica.

I malati di tumore
Nel Centro ustioni di Cesena oltre al primario lavorano otto dermatologi, una psicologa, due biotecnologhe, una biologa e cinque chirurghi plastici mentre nelle Dermatologie di Cesena e Forlì ci sono in servizio altri dieci dermatologi. “Si tratta dell’unico Centro grandi ustionati italiano gestito e diretto da dermatologi - dice ancora il dottor Melandri -. È chiaro che qua si lavora molto in maniera trasversale con altri reparti. Finora non abbiamo avvertito la mancanza di medici, ma le posso assicurare che operare nel Centro grandi ustionati è molto impegnativo, anche dal punto di vista emotivo. Spesso si ha a che fare con altre malattie spesso collegate. Stiamo lavorando strettamente anche con la Skin Cancer Unit dell’Irst di Meldola diretta dal professor Ignazio Stanganelli con l’obiettivo di creare una Skin cancer Unit interaziendale per fornire ai malati di tumori della pelle romagnoli un percorso completo nell’ambito della ricerca, della diagnosi e della terapia medica e chirurgica. Facciamo interventi anche complessi di dermo-oncologia grazie alla presenza di dermatologi e di chirurghi plastici”. La disponibilità di un servizio di chirurgia plastica, unitamente alla Banca della cute, consente collaborazioni trasversali in ambito ricostruttivo per diverse branche specialistiche, tra le quali chirurgiaoncologica della mammella, neurochirurgia e traumatologia, oltre che un supporto per la rete degli ambulatori per la cura delle ulcere e ferite di varia origine (diabetiche, vascolari, arterovenose), che fanno capo alla Medicina rigenerativa.

Il Policlinico della Romagna
In un domani che è già oggi questo reparto d’eccellenza farà parte delle cliniche universitarie del Policlinico della Romagna? “Sono professore a contratto per la clinica dermatologica dell’università di Bologna - risponde il dottor Melandri - e tutor nella rete formativa degli specializzandi di cui il nostro reparto fa formalmente parte. Potersi formare sul campo nel Centro grandi ustionati di Cesena credo possa essere per uno specializzando in dermatologia un’occasione unica. Un valore aggiunto per la pratica clinica. Penso sia importante mettere insieme ciò che di meglio c’è in ogni nostro ospedale”.

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