tassa sui rifiuti
Tassa sui rifiuti, per le imprese tariffe in calo ma non basta
Nonostante la diminuzione in quasi tutti i comuni del comprensorio, la Tari resta un peso gravoso che non rispecchia la reale entità di scarti prodotti dalle aziende

Da alcuni anni ormai il centro studi di Confartigianato Federimpresa Cesena stila un rapporto annuale dettagliato sull’applicazione della tassa sui rifiuti (la cosiddetta Tari) a carico delle imprese operanti nel territorio.
Una fotografia a prima vista positiva e con un rapporto tra utenza domestica ed extra domestica che, fatte le dovute proporzioni, migliora. Tuttavia, ancora molto potrebbe essere fatto per rendere questa imposta più equa e, soprattutto, applicata più efficacemente implementando servizi più efficienti per ridurre i costi di smaltimento, premiando i comportamenti virtuosi.
“Nonostante il calo – afferma Stefano Bernacci, segretario Confartigianato Federimpresa Cesena – resta e rimane una tassa sui capannoni, attribuita guardando ai metri di superficie invece che ai rifiuti prodotti e senza utilizzare una tariffa corrispettiva puntuale. Anche introducendo incentivi per la raccolta differenziata, richiesta dalle nuove normative, basti pensare al problema della plastica”.
Ad appesantire la situazione, anche il fatto che l’Iva applicata dal gestore non può essere dedotta, trasformandosi, aggiunge il responsabile Categorie e Mercato Eugenio Battistini, in “una tassa sulla tassa. Un’imposta che riunisce nella stessa categoria aziende totalmente diverse per tipo di produzione e, quindi, di volume di scarto, a prescindere dagli spazi occupati”.
Inoltre, Marcello Grassi del gruppo di presidenza fa presente: “Entro il 2020 si dovrebbero raggiungere gli obiettivi fissati da legge regionale e Piano d’Ambito che fissano al 73,5 per cento la raccolta differenziata. Però, nonostante bando e gara d’appalto siano già stati fatti, ancora non è stata individuata la ditta che si occuperà del porta a porta nel comprensorio”.
A tutto ciò si somma una lotta all’evasione e agli insoluti che oltre a punire i colpevoli, in molti casi, ha paradossalmente portato a multe per migliaia di euro minando la salute se non il futuro delle aziende.
“Accanto a un’applicazione più puntuale e mirata – aggiunge Bernacci - manca ancora uniformità nei regolamenti tariffari dei diversi comuni in merito a rette e scontistiche, scadenze e domiciliazioni di pagamento”. Questo genera incongruenze difficili da comprendere, ad esempio una parrucchiera a Cesena paga 2,56 euro al metro quadro mentre basta spostarsi a Gambettola o a Gatteo per passare a 3,79 euro o a 4,29 euro al metro quadro.
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