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Lotta agli abusi. Il Papa dimette dallo stato clericale due vescovi cileni

Lo scorso 30 settembre il Papa aveva firmato il decreto con il quale aveva dimesso dallo stato clericale padre Karadime, al centro del caso cileno di pedofilia

Lotta agli abusi. Il Papa dimette dallo stato clericale due vescovi cileni

Papa Francesco ha dimesso dallo stato clericale due vescovi cileni. Si tratta di monsignor Francisco Josè Cox Huneeus, arcivescovo emerito de La Serena, membro dell'Istituto dei Padri di Schoenstatt, e di monsignor Marco Antonio Ordenes Fernandez, vescovo emerito di Iquique, accusati di abusi nei confronti di minori. È il provvedimento più severo che poteva essere assunto nei loro confronti.

"In entrambi i casi - spiega una nota del Vaticano - è stato applicato l'articolo 21 § 2, 2 ° del motu proprio 'Sacramentorum Sanctitatis Tutela', in conseguenza di atti evidenti di abuso di minori. La decisione adottata dal Papa giovedì 11 ottobre non ammette appello". "La Congregazione per la Dottrina della Fede ha già informato le parti interessate, attraverso i rispettivi superiori, nelle rispettive residenze. Francisco José Cox Huneeus continuerà a far parte dell'Istituto dei genitori di Schoenstatt", fa sapere ancora il Vaticano. Lo scorso 30 settembre il Papa aveva firmato il decreto con il quale aveva dimesso dallo stato clericale padre Karadime, al centro del caso cileno di pedofilia.

La "dolorosa piaga degli abusi contro i minori" è stata al centro del colloquio tra papa Francesco e il presidente del Cile Sebastiàn Pinera Echenique, nel corso del quale Francesco ha anticipato al capo di Stato la decisione riguardante i due vescovi, "ribadendo l'impegno di tutti alla collaborazione per combattere e prevenire il perpetrarsi di tali crimini e il loro occultamento". "Nel prosieguo della conversazione - spiega una nota vaticana sono stati affrontati altresì temi di comune interesse in ambito internazionale e regionale, soprattutto in riferimento all'accoglienza dei migranti e alla difesa della vita". "Abbiamo avuto un incontro molto buono e franco - ha aggiunto il presidente Pinera -. Abbiamo parlato della difficile situazione che la Chiesa in Cile sta vivendo attualmente. Condividiamo la speranza che la chiesa possa vivere una vera rinascita e recuperare l'affetto e la vicinanza del popolo di Dio. E che posso continuare a svolgere il ruolo importante che la Chiesa svolge nel nostro paese. "Abbiamo parlato della situazione in America Latina, il Papa è preoccupato per le questioni relative alla migrazione. Era molto informato sulla politica cilena in quella materia parlato del visto di responsabilità democratica con venezuelani e preoccupati, come tutti noi, della situazione che riguarda il Venezuela e il Nicaragua".

A fine settembre il Papa aveva dimesso dallo stato clericale Fernando Karadima Fariña, della diocesi di Santiago del Cile. Continua quindi l'opera di purificazione della Chiesa in Cile promossa da papa Francesco. Con sanzioni che colpiscono figure chiave della crisi. Karadima, figura carismatica, oggi 87enne, nel 2011 era stato condannato dalla Congregazione per la dottrina della fede (Cdf) per abusi sessuali sui minori. Negli anni passati alcune vittime avevano accusato diversi ecclesiastici – e in particolare il vescovo di Osorno, Juan de la Cruz Barros Madrid – di aver coperto gli atti di Karadima, di cui da giovani erano stati allievi.

In un primo tempo, e durante il suo viaggio in Cile a gennaio, papa Francesco ha difeso, anche vigorosamente, Barros ma poi ha voluto studiare meglio la vicenda e a febbraio ha inviato in Cile l'arcivescovo Charles J. Scicluna, accompagnato da monsignor Jordi Bartomeu della Cdf. In base alle conclusioni di questa visita il Pontefice, l'8 aprile, ha scritto una prima Lettera ai vescovi cileni. Nella missiva Bergoglio ha riconosciuto «gravi errori di valutazione e percezione», annunciando che avrebbe ricevuto a Roma tre note vittime di Karadima per ascoltarli personalmente e chiedere loro perdono.

Quindi il Papa ha convocato l'episcopato cileno a Roma per «dialogare sulle conclusioni» dell'indagine di Scicluna. Riunione che si è tenuta dal 15 al 17 maggio e culminata nelle dimissioni in blocco dell'episcopato (27 ordinari e 7 ausiliari). Francesco ha incontrato un nuovo gruppo di vittime di abusi, ha deciso di mandare per una seconda missione Oltreoceano l'arcivescovo Scicluna e monsignor Bartomeu, e ha scritto un'ulteriore Lettera, indirizzata questa volta «al popolo di Dio pellegrino in Cile». Quindi è passato all'azione.

Accogliendo, finora, le dimissioni di sette vescovi. L'11 giugno è toccato ai primi tre. A Barros di Osorno, 62 anni, sostituito dall'amministratore apostolico Jorge Enrique Concha Cayuqueo, 60 anni, ausiliare di Santiago. E ad altri altri due presuli che però hanno già superato i 75 anni: Cristián Caro Cordero, arcivescovo di Puerto Montt, dove è subentrato come amministratore
apostolico padre Ricardo Basilio Morales Galindo, provinciale dei Mercedari in Cile, e Gonzalo Duarte García de Cortázar, vescovo di Valparaíso, dove è arrivato come amministratore apostolico Pedro Mario Ossandón Buljevic, 61 anni, ausiliare di Santiago. Il 28 giugno è stata la volta del vescovo di Rancagua Alejandro Goic Karmelic, 78 anni, e dell'ordinario di Talca Horacio del Carmen Valenzuela Abarca, 64 anni, uno dei figli spirituali di Karadima. A Rancagua è stato nominato amministratore apostolico l'ausiliare di Santiago, Luis Fernando Ramos Perez, 59 anni, e a Talca un altro ausiliare della capitale cilena, Galo Fernandez Villaseca, 57 anni. Il 21 settembre poi è toccato a Carlos Eduardo Pellegrín Barrera, verbita, 60 anni, vescovo di San Bartolomé de Chillán, e a Cristián Enrique Contreras Molina, 71 anni, dell'ordine dei mercedari, ordinario di San Felipe. Hanno preso il loro posto come amministratori apostolici, padre Sergio Hernán Pérez de Arce Arriagada e don Jaime Ortiz de Lazcano Piquer, vicario giudiziale di Santiago del Cile. Su Pellegrín Barrera pende un'indagine per mancata denuncia delle violenze commesse da un sacerdote della sua diocesi, mentre su Contreras Molina un'indagine per presunti abusi da lui stesso commessi.

da Avvenire

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