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Monsignor Mario Moronta (Venezuela): "Il popolo è stanco"

Pubblichiamo ampi stralci di una “lettera pubblica e aperta” di monsignor Mario Moronta, vescovo di San Cristóbal e vicepresidente della Conferenza episcopale venezualana indirizzata al presidente del venezuela Nicolás Maduro

Manifestazione di popolo in Venezuela a favore del cambio politico (foto Sir)

Pubblichiamo, su segnalazione di don Giorgio Bissoni, missionario fidei donum in Venezuela, ampi stralci di una “lettera pubblica e aperta” di monsignor Mario Moronta, vescovo di San Cristóbal e vicepresidente della Conferenza episcopale venezualana indirizzata al presidente del venezuela Nicolás Maduro. Monsignor Moronta è stato amico personale dell’ex presidente venezuelano Hugo Chávez. Pur avendone criticato molte decisioni di governo, il presule è stato l’unico vescovo invitato dal governo socialista ai funerali di Chávez. La diocesi di San Cristóbal si trova al confine con la Colombia, dove, da diverse settimane, sono schierati picchetti militari per impedire l’ingresso in Venezuela degli aiuti umanitari internazionali.

***

Un saluto rispettoso.

Ritengo giusto inviarle la presente missiva nella mia condizione di cittadino venezuelano, cattolico e pastore della Chiesa al servizio del popolo.

Non è assolutamente un segreto che oggi stiamo attraversando la più grave crisi politica, economica, sociale e morale che colpisce il Paese. Negarlo è voler tappare il sole con un dito.

Devo dirle la verità. La gente del popolo è stanca, perché continua a essere disprezzata. Malgrado non le piaccia, l’immensa maggioranza del popolo soffre una crisi di carattere umanitario. Glielo posso assicurare. Non sono di quelli che se ne stanno chiusi in uffici, ma cammino nelle comunità e incontro tutti senza distinzione.

Lei parla di dialogo. Io sempre sono stato un difensore del dialogo, che però richiede l’incontro, il riconoscimento dell’altro e la corresponsabilità negli accordi e nelle soluzioni che si presentano. Perché ci sia dialogo vero, bisogna ascoltare veramente e con sincerità lo stesso popolo. E questo non si è fatto né pare si voglia fare. Se lei ascoltasse veramente il popolo e il suo clamore, si potrebbe avanzare nell’aprire porte per risolvere la crisi, senza conflitto, senza violenza, senza spargimento di sangue. Ci sono molte cose che il popolo è venuto dicendo. Peccato ci siano state orecchie sorde per udire. Tra le molte cose che chiede il popolo, ce ne sono tre che vorrei sottolineare, affinché capisca come si potrebbe dare una soluzione ai problemi di noi venezuelani.

1)      Il popolo le chiede che ascolti il grido che proviene dalle sue sofferenze: la fame, la mancanza di medicine, la iper-inflazione. Se lei lo ascoltasse, potrebbe acquisire consapevolezza e permettere che chi vuole offrire un aiuto umanitario lo possa realizzare. Chiedere e ricevere un aiuto di questo tipo non è affatto tradire la patria; è piuttosto un dovere morale a favore della dignità delle persone che non hanno medicine, cibo e altri beni necessari. Non impedisca l’aiuto che possiamo dare tra noi e quello che si può ricevere da altri Paesi e istituzioni internazionali. Non dica che non è necessario.

2)      Il popolo le chiede rispetto verso la sua condizione, la sua dignità e i suoi diritti. È deplorevole che numerosi nostri fratelli debbano emigrare in cerca di una migliore qualità di vita o per sostenere le proprie famiglie. La nostra Nazione è ricca e ha le capacità di creare condizioni di vita che permettano ai cittadini di essere gente onesta. Tuttavia è spogliata da coloro che sfruttano in modo irrazionale e inumano le miniere e gli altri settori dell’economia del Paese.

3)      Deve ascoltare il popolo che le sta chiedendo un cambio politico, che si dia la possibilità di una nuova direzione. Perché non si arrischia a convocare elezioni libere, con la possibilità di altri candidati, con un nuovo Consiglio nazionale elettorale, costituito da rappresentanti di tutti i partiti politici e da istituzioni nazionali che hanno a che vedere con il mondo accademico, economico, operaio? Apra la porta e si metta da parte. L’immensa maggioranza dei venezuelani sta chiedendo che non continui al fronte del potere esecutivo. Mostri coraggio e la storia sarà molto più benevola con lei.

So che non le risulterà comodo quello che ho detto. Lo faccio con rispetto, ma anche con la certezza che sto compiendo un mio dovere. Il popolo è stanco. Papa Francesco ci ha invitato a evitare uno spargimento di sangue. Ciò dipende in gran parte da lei. Eviti lo spargimento di sangue; lasci perdere la persecuzione verso i dissidenti; ascolti e senta in sé il patimento di un popolo che vuole libertà e giustizia.

E benché lei non lo creda, offro una preghiera affinché il Dio della Vita, manifestato in Gesù di Nazaret, le dia la sapienza e la luce dello Spirito Santo, perché prenda la decisione più conveniente per lei stesso e per tutto il popolo venezuelano. Già gliela abbiamo indicata. Faccia questo passo.

Mario Moronta R., vescovo di San Cristóbal

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