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Visita apostolica

Papa in Iraq, don Attalla (Qaraqosh): “La sua visita ci ripaga di tante sofferenze”

Il 15 febbraio è previsto un raduno con migliaia di giovani. Il 7 marzo papa Francesco sarà a Mosul e a Qaraqosh, nella piana di Ninive, tappe del suo viaggio in Iraq (5-8 marzo). Sarà l'occasione per pregare per le vittime della guerra e per incontrare le comunità cristiane che hanno subito atroci sofferenze durante l'invasione dello Stato Islamico

Foto AgenSir

Le colonne di marmo annerite dal fuoco sono tornate bianche e splendenti, così come una volta. I banchi di legno lucido hanno sostituito i resti di quelli incendiati. I paramenti sacri usati dai miliziani dell’Isis come innesco per i roghi rimpiazzati con altri completamente nuovi.

Il piazzale della chiesa, trasformato in poligono di tiro contro le statue della Vergine Maria, è tornato ad accogliere i fedeli. A terra non ci sono più bossoli e proiettili. La cattedrale siro-cattolica dell’Immacolata Concezione di Qaraqosh (Baghdeda), nella Piana di Ninive, a 30 km da Mosul (Nord Iraq), è pronta ad accogliere Papa Francesco domenica 7 marzo, una delle tappe più significative del viaggio del Pontefice in Iraq.

Programma papale.Secondo il programma ufficiale della visita, Papa Francesco arriverà in elicottero, da Mosul, a Qaraqosh, dove nella cattedrale dell’Immacolata Concezione incontrerà la comunità locale e reciterà la preghiera dell’Angelus. Lungo il tragitto che porta dalla pista di atterraggio alla cattedrale, si annunciano tantissimi fedeli pronti a salutarlo con cartelli di benvenuto. Ad accogliere il Pontefice ci sarà, tra gli altri, il patriarca siro-cattolico, Ignace Youssef III.

“Balsamo sulle ferite inferte dall’Isis”. “Siamo nella terra di Abramo, dove la missione ha avuto inizio. L’attesa è altissima – confida al Sir , don Majeed Attalla, segretario dell’arcivescovo siro-cattolico di Mosul, mons. Youhanna Boutros Moshe – l’arrivo del Pontefice è come un balsamo sulle ferite ancora aperte inferte dalle milizie dello Stato Islamico che il 6 agosto del 2014 invasero la Piana di Ninive, storicamente abitata dai cristiani, costringendo circa 120 mila persone a fuggire in una notte. È un ricordo ancora vivo. Abbiamo vissuto giorni neri e pieni di dolore, anni trascorsi nei campi profughi, in rifugi di fortuna, senza più niente se non quelle poche cose che siamo riusciti a portare via quella notte”.

Sono tanti a confidare nelle parole di Papa Francesco per ritrovare forza e coraggio, perché, rimarca don Majeed, “non è facile perdere tutto e ritornare per cominciare da zero. Oggi a Qaraqosh sono tornate circa 6000 famiglie. Prima dell’invasione dell’Isis erano il doppio. Questo è per noi un motivo di ulteriore sofferenza”.

“L’Isis non ha solo distrutto le nostre case e chiese ma ha anche spezzato, diviso le nostre famiglie”. “Tanti sono riparati in Canada, Australia, Usa, Europa, una diaspora che vede genitori lontani dai figli, nonni separati dai nipoti. Noi vivevamo tutti insieme, e non siamo abituati a stare divisi. Io stesso non ho più nessuno in Iraq, sono tutti andati via, genitori, sorelle, parenti”.

Si contano i minuti. A Qaraqosh e nei villaggi della Piana di Ninive adesso “i cristiani contano i minuti che li separano dalla venuta del Pontefice. La sua presenza – ribadisce il segretario dell’arcivescovo – ci ripaga di tante sofferenze e ci incoraggia a confidare in Dio. Papa Francesco verrà a confermarci nella fede e ci darà forza per andare avanti”. È questa la risposta dei cristiani all’Isis e alla sua mentalità estremista ancora diffusa nel Paese.

Don Majeed la riassume così: “anche se ci avete cacciato, perseguitato, anche se avete gettato a terra le nostre Croci, distrutto le case e razziato le nostre terre, ecco, siamo tornati per ricominciare da capo e testimoniare la nostra fede”.

Raduno dei giovani. I giovani sono pronti a fare la propria parte. “Il 15 febbraio, a Qaraqosh, si svolgerà un grande raduno giovanile per pregare e approfondire il tema della visita papale ‘Siete tutti fratelli’. Sono attesi 5mila giovani. L’incontro – spiega il sacerdote – è possibile perché in queste nostre zone non abbiamo contagi di Covid-19. Testimonianze, canti, catechesi saranno il filo conduttore dell’evento. Da tempo – aggiunge don Majeed – recitiamo durante le messe una preghiera per la visita del Papa e ogni giorno ci sono ore dedicate all’adorazione”.

"Siamo consapevoli che la visita del Papa non sarà limitata solo ai giorni in cui sarà qui con noi in Iraq, ma continuerà perché porterà frutti spirituali. Per questo dobbiamo arare il terreno della nostra vita, renderlo fertile per i frutti che questa visita farà sorgere".

Qaraqosh, la città a maggioranza cristiana più grande dell’Iraq, vuole ricominciare sulle parole di Papa Francesco. La cattedrale dell’Immacolata è tornata a splendere grazie anche a tanti benefattori. Per pochi minuti, il tempo dell’Angelus, il 7 marzo, diventerà il cuore pulsante della Cristianità.

Fonte: Sir
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