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emergenza sanitaria e oltre

Coronavirus. Osservatorio Rotary con 23 club da tutta Italia: "Siamo sottoposti al confinamento domiciliare. Ciò pone non pochi problemi, anche in termini di reati in famiglia"

Il neuropsichiatara Pierluigi Marconi: "Ci sarà un problema per il rientro al lavoro dopo un’assenza così lunga? Per molti occorrerà pensare a un reingresso con uno scivolo. Lo smartworking, in tanti casi, significa carichi di lavoro più pesanti. Credo sarà importante riuscire a realizzare interventi sul territorio per sfiatare questa pentola a pressione”

Un'immagine dell'incontro di ieri sera

Secondo appuntamento, ieri sera, per l’osservatorio promosso da 23 Rotary club italiani (presenti quasi tutti con il presidente e il presidente incoming) su iniziativa di quello di Ostia guidato dalla presidente Daria Proietti. “Reati e criminalità al tempo del Coronavirus”, l’argomento posto al centro del dibattito moderato dal giornalista Giulio Mancini che ha posto subito l’accento sul “confinamento domiciliare” cui tutti siamo sottoposti, viste le norme restrittive in corso da diverse settimane. Quali le conseguenze, in bene e in male, di tali limitazioni?

Ha tentato una prima risposta il magistrato Valerio de Gioia parlando di reati familiari e di quelli fuori dal contesto dell’abitazione. “Stiamo assistendo a un mutamento radicale dei reati commessi, visto quello che stiamo vivendo. Di certo assistiamo a un aumento dei reati commessi tra le mura di casa, come le violenze domestiche e quelle di genere. Ma non vediamo, di pari passo, un aumento delle denunce. Siamo tutti costretti a una convivenza forzata, a una sorta di arresti domiciliari e ciò porta a vivere situazioni particolari. Sono certo che sono aumentati certi episodi di violenza, ma non abbiamo le relative denunce perché di solito avvengono grazie ai contatti sociali, con gli amici per esempio. Ora si rischia quasi di non poter uscire neppure per presentare una eventuale denuncia, come  credono in molti, anche se è bene ribadire che non è così”.

"Non solo si può esporre denuncia, ma anzi aggiungo che si deve denunciare – ha proseguito il dottore -. È stato creato ad hoc un numero telefonico, il 1522, per questo motivo. Eppure, le denunce non ci sono. Finito il blocco della mobilità, sono convinto che assisteremo a una serie di denunce, tutte quelle che in queste settimane non sono scattate per la coabitazione cui siamo costretti. Inoltre, credo ci siano anche episodi di violenza assistita, quella cui devono assistere i minori in casa: figli vittime di fenomeni delittuosi da parte degli adulti”.

“Tra i delitti esterni all’ambito familiare, se lo sfruttamento della prostituzione è di certo crollato, è aumentato lo spaccio a domicilio, un po’ come si porta la busta della spesa. Poi le truffe online in forte espansione, di ogni genere, sui social in particolare. I furti della spesa e le resistenze a pubblico ufficiale, in specie quando una persona, costretta all’isolamento domiciliare, viene fermata e ha reazioni inconsulte a motivo delle restrizioni che provocano nervosismo e altri tipi di comportamenti inusuali”.

Infine, ha aggiunto il magistrato, “comprendo benissimo l’occhio di riguardo che stanno avendo le forze dell’ordine verso chi infrange la legge. Di solito al lunedì ho a che fare con 15 convalide di arresto, adesso mi ritrovo con un paio. Allora aggiungo che forse, una volta terminata la pandemia, sarà bene rimeditare sulle misure di custodia cautelare, misura pur sempre molto grave che limita le libertà individuali, visto che ora riusciamo a conviverci. Ho più dubbi, invece, sulle udienze, civili e penali, da remoto. In alcuni casi vanno bene perché riescono a snellire la macchina burocratica, in altri la presenza di tutti i soggetti coinvolti rimane fondamentale e a mio avviso imprescindibile”.

Per il neuropsichiatra Pierluigi Marconi “le situazioni di tensione sono in aumento, come dimostrano le richieste che mi giungono e che arrivano anche ai colleghi. In particolare, i maltrattamenti in famiglia di tipo abusante. Se nelle persone non è presente l’autoregolazione affettiva, quella che si forma nei primi 5-6 anni di vita, in queste condizioni in cui siamo costretti ora si sviluppano con più forza dipendenze. Il lockdown ha tagliato tante compensazioni. Una su tutte: l’uso di stupefacenti nelle carceri. Dopo il blocco dei colloqui, le infermerie degli istituti di pena si sono riempite perché le droghe sono un rimedio alla vita carceraria, altrimenti non sopportabile, visto anche il sovraffollamento cui i detenuti sono costretti. Per tutti noi, invece, il taglio ai rapporti con gli amici, il bar, l’attività sportiva, la spiritualità, hanno fatto crescere la disregolazione affettiva studiata solo negli ultimi 10-20 anni. Infatti, mi chiedo, chi consiglia il Governo su questo versante?”.

Si poi chiesto ancora lo psichiatra: “Se ci sono in 60 metri quadrati i genitori con due figli ed entrambi i coniugi sono in smartworking come si può convivere senza tensioni? E se a ciò si aggiungono tensioni economiche? Una distorsione della realtà si può di certo verificare. Non si tratta di psicosi, ma di distorsione sì”.

Il professor Antonino Sessa di Salerno, docente di diritto penale, tra i presenti alla serata Rotary alla quale ha preso parte anche il presidente del sodalizione cesenate Alessio Avenanti, ha ricordato che si può parlare di confinamento domiciliare e che la semantica che si usa è importante. “Qua si è passati dall’emergenza sanitaria a quella economica e ora a quella personale visto che incide sulle persone. I provvedimenti adottati hanno creato un sistema che ha prediletto un confine. È stato creato uno spostamento. Vi confesso che anch’io a casa tutto il giorno con mia moglie abbiamo avuto qualche problema di convivenza. Pensate che può accadere se uno vive con la famiglia in 30 metri quadrati? L’ambiente familiare può diventare oggetto di tensione. Come anche il lavoro a casa, cui si chiede tutto e subito. Siamo passati dalla distanza sociale al confine domiciliare. Credo si debba tornare al più presto alla distanza sociale”.

“Teniamo presente – ha ripreso Marconi – il cosiddetto rischio del reato impulsivo dentro le mura di casa. Reati che non si possono evitare con la coercizione e non possono essere evitate dalle vittime con la tutela e l’autoprotezione. Ciò pone non pochi problemi. Fino a quando? Ricordiamoci che le norme cui siamo sottoposti proseguiranno almeno fino a quando non si troverà un vaccino. E almeno fino a settembre, dico io. In questa fase, quello che sfugge di più è il problema psichiatrico. La Protezione civile non può pensare anche a questo, evidentemente”.l

“Bisognerà attivare task force anche su questo versante”, l’invito finale del neuropsichiatra.

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