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Dl Sicurezza, Mirabelli: “Sindaci devono applicare la legge. Decreto incostituzionale se in contrasto con diritti fondamentali persona”

Il presidente emerito della Corte costituzionale a Tv2000: "Il presidente della Repubblica non può sostituirsi alla Corte costituzionale"

Cesare Mirabelli a Tv2000

“I sindaci devono applicare la legge, non hanno il potere di disapplicarla se la ritengono in contrasto con la Costituzione e non possono essi stessi direttamente accedere alla Corte Costituzionale per farne dichiarare l’ incostituzionalità. Come ogni pubblica amministrazione devono rispettare ed eseguire quello che la legge richiede loro venga fatto”. Lo ha detto il presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli, in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000, commentando la decisione di alcuni sindaci di sospendere le misure del Decreto Sicurezza.

“L'atto che viene ora preannunciato da alcuni sindaci cioè di disobbedienza o in qualche modo di disobbedienza istituzionale – ha aggiunto Mirabelli - è in sostanza un atto politico di dissenso nei confronti della legge e preannuncia anche un percorso giuridico. La loro disobbedienza può portare alla dichiarazione di illegittimità dell'atto che essi compiono: si tratta dell’ iscrizione nel registro della popolazione residente di stranieri che secondo la legge non ne hanno titolo o di una responsabilità che venga attivata nei loro confronti in chiave penale o di sanzioni amministrative. In tutti e due i casi vi può essere un giudizio cioè un ricorso al giudice e nel corso del giudizio può essere sollevata una questione di legittimità costituzionale. Sotto questo aspetto i sindaci preannunciano che in caso la loro disobbedienza dovesse essere sanzionata o venisse colpito l'atto che essi compiono darebbe luogo a un giudizio e nel corso del giudizio eccepirebbero l’incostituzionalità della legge”.

“Il Capo dello Stato – ha spiegato Mirabelli - ha il compito di promulgare le leggi che siano approvate dal Parlamento ma non concorre con la sua volontà alla formazione della legge e il suo controllo è un controllo solamente sulla palese eventuale incostituzionalità della legge. Non può rinviare alle Camere con un messaggio motivato la legge che ritiene in contrasto palesemente con la Costituzione. Il suo controllo non è un controllo approfondito tale da garantire che la legge non sia in contrasto con la Costituzione. Se così fosse si sostituirebbe in sostanza alla Corte Costituzionale, garantirebbe che tutte le leggi che gli promulga non sono incostituzionali e quindi sarebbe del tutto inutile il vaglio che la Corte successivamente è chiamata a fare. Bisognerebbe esaminarla in dettaglio per vedere quali norme in ipotesi possono essere in contrasto con la Costituzione, non si può parlare di un contrasto nell'intero complesso della legge”. 

“Certamente se vi fosse nella legge – ha concluso Mirabelli - una disposizione che contrasta con diritti fondamentali della persona, diritti che riguardano sia i cittadini sia i non cittadini e che la Costituzione garantisce un giudizio di incostituzionalità si potrebbe avere. Penso ad esempio a limitazioni che vi fossero per quello che è il diritto alla salute che è un diritto umano che riguarda tutti o il diritto all'istruzione che riguarda i minori siano essi cittadini siano essi stranieri”.

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