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messa in vista del natale

Politica: cardinale Bassetti ai parlamentari, “deporre odi e calunnie”

L'omelia del presidente della Cei davanti a deputati e senatori

Il cardinale Gualtiero Bassetti in una foto d'archivio

“La Costituzione indica il vostro dovere, ma il Natale vi mostra qual è il modo più autentico per compierlo: rinascere. E la rinascita politica passa dalla volontà di deporre odi e calunnie, di conoscersi meglio, di arrivare a guardarsi in modo diverso, di tendere a formare una comunità”. Così il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, nell’omelia della messa in preparazione al Natale per i deputati e i senatori della Repubblica Italiana, a Roma, nella chiesa di San Nicola dei Prefetti. “L’autorità dell’Istituzione parlamentare da sola non basta, se non c’è tra voi la gioia di condividere la grande responsabilità di cui siete investiti”, ha aggiunto il cardinale: “Le regole sono importanti, ma da sole non bastano: molto di più possono la chiarezza, lo studio, il confronto, la cordialità e, quel che più conta, la coscienza”. Il cardinale ha invitato a conservare “la fiducia e il coraggio”, che “ci aiuteranno a guardare la storia dalla parte di chi la soffre davvero”.

“Servite la Repubblica in tempi difficili e, in molti casi, siete soli; se da una parte siete invidiati, adulati e ricercati da chi spera di ottenere da voi qualche favore o interesse, dall’altra spesso vi trovate a respirare l’incomprensione, la sfiducia, l’ingratitudine, sentimenti sprezzanti alimentati da luoghi comuni, che pretendono di fare di ogni erba un fascio”. Così ha proseguito il cardinale, ponendo l’accento sul “compito non facile” di deputati e senatori, il porporato ha evidenziato: “Su di voi si scaricano tante stanchezze e disillusioni, incertezze e ansietà della nostra gente, provata dalla preoccupazione per il venir meno di un modello tradizionale di lavoro e di sviluppo e, a un livello ancor più profondo, per la fatica di tanti a riconoscersi in una propria identità, nell’appartenenza a una famiglia e a una comunità. Ne sono segno la caduta delle nascite, l’invecchiamento demografico del Paese e la stessa emigrazione di tanti giovani verso l’estero”.

Un problema è la mancanza di prospettive: “Stanchi e oppressi, direbbe il Vangelo odierno. La stanchezza e l’oppressione di genti che non si sentono sostenute, ma frenate da pesi insopportabili, che non concedono spazio ai sogni, ai progetti di una vita familiare, professionale, comunitaria”. Ma, “oggi, alla mancanza di prospettive, si aggiunge spesso l’incapacità di rapporti con gli altri: in fondo, si tratta di due facce della stessa medaglia. Questo sguardo miope sulla realtà rende ciascuno attento e sensibile soprattutto, se non unicamente, alle proprie urgenze personali, che diventano così il principale criterio di valutazione e d’azione della sfera pubblica”.

“Tutti coloro che sono chiamati a decidere, a governare, dovrebbero ricordarsi che fuori dalle nostre Aule, fuori dai palazzi vescovili, fuori dalle canoniche, il mondo è in subbuglio. Il subbuglio non è una tragedia, ma qualche cosa che mormora dentro, che cerca di richiamare la nostra attenzione. E il bene dell’Italia reclama la vostra attenzione”. Poi ha aggiunto ancora il cardinale: “Il miglior augurio che posso farvi è dunque quello che proviate su di voi il subbuglio del Paese, che possiate davvero vivere le sue inquietudini e che possiate cercare rimedi. Si tratta di fare con passione e competenza il possibile – ha ribadito il cardinale – sapendo che ricostruire un tessuto identitario e comunitario non è opera che s’improvvisa. Possiamo fare il possibile, riconoscendo che si può essere importanti e decisivi anche se non si è onnipotenti”.

Fonte: Sir
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