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Potenziata la Rete oncologica romagnola. Tonini (Ausl Romagna): "Fare sistema per la cura dei pazienti"

La Rete è la terza in Italia che assieme a Roma e Torino è stata riconosciuta dagli Enti Certificatori, ma ad oggi è l’unica extra metropolitana attiva in Europa

Foto conferenza stampa

Lavorare assieme facendo sistema per il bene del paziente oncologico. È questo lo scopo principale della Rete del Trapianto Autologo delle Cellule Staminali della Romagna, un primo esempio dell’attuazione della Rete Oncoematologica della Romagna che coinvolge l’Istituto Tumori della Romagna (Irst) Irccs di Meldola e l’Azienda Usl della Romagna. Il progetto verte nell’unificazione delle strutture di erogazione di prestazioni ematologiche e di trapianto di cellule staminali di tipo autologo (Rimini, Ravenna e Forlì) e nella creazione di un software interno che dia alle stesse strutture la possibilità di poter curare un paziente con continuità. “Al centro di questo ambizioso progetto – ha dichiarato nel corso della conferenza stampa tenutasi questa mattina il dottor Francesco Lanza, direttore dell’Ematologia Ravenna (e coordinatore della Rete dei Trapianti delle Cellule Staminali) – c’è la centralizzazione dell’unità e l’omogeneità della cura. Al paziente va assicurata la qualità e la sicurezza”.

Parole condivise dagli altri professionisti presenti all’evento tenutosi presso il Laboratorio di processazione delle cellule di Pievesestina, il direttore generale dell’Ausl Romagna Marcello Tonini, il direttore sanitario Irst Irccs Mattia Altini e quello dell’Ausl Stefano Busetti e dalla responsabile della Officina Trasfusionale della Romagna presso Pievesestina, Vanessa Agostini (nella foto).

Proprio il Centro di Pievesestina, a Cesena, assume un ruolo di rilevante importanza all’interno di questo progetto: l’officina infatti è sede di 13 congelatori con vapori di azoto, 9 di essi sono utilizzati solo per la conservazione delle cellule staminali. “Le cellule – ha dichiarato la dottoressa – si conservano per circa dieci anni. A breve acquisiremo un macchinario che rimuoverà dalle cellule staminali il criprotettore, ossia la sostanza che utilizziamo per congelarle tale da renderle meno tossiche rispetto al passato”.

Questa rete clinico-assistenziale è uno dei più importanti sistemi di integrazione in ambito trapiantologico a livello nazionale. Essa interessa una popolazione di più di 1.100.000 abitanti che ha raggiunto anche più di 100 trapianti autologhi l'anno. La Rete è la terza in Italia che assieme a Roma e Torino è stata riconosciuta dagli Enti Certificatori, ma ad oggi è l’unica extra metropolitana attiva in Europa (comprendente 600 centri Trapianti).

“Da vent'anni in Romagna – ha affermato il dottor Tonini – si sono sviluppate esperienze per contrastare il cancro. Questa è una nuova pagina, come quando è stato inaugurato l'istituto di Meldola. La nostra terra – ha proseguito – ha sviluppato una forte attività di contrasto delle malattie tumorali. Lo ha fatto sviluppando organizzazioni mirate a contrastare questo sistema con l’oncologia, l’ematologia e attraverso le cure palliative. Quella di oggi si inserisce esattamente in questa storia: mettere insieme queste attività per coordinarle”. Per il direttore generale dell’Ausl Romagna fare le cose insieme, mettendo a sistema i saperi e le eccellenze di tutti, è una cosa importante e oggi, più che mai, questo confronto sistematico è migliorato attraverso i sistemi informatici.

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