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Scuole paritarie: annunciato il primo sciopero. “Non ce la facciamo più a pagare gli stipendi di docenti e amministrativi”

“Le nostre scuole – spiega il testo – interromperanno le lezioni e per questi due giorni allievi, docenti e famiglie esporranno un #Noisiamoinvisibiliperquestogoverno"

Foto Ansa/SIR

Un gesto simbolico che vuole provocare un “rumore educativo”, e un “rumore costruttivo”. Con questa motivazione per la prima volta le scuole pubbliche paritarie annunciano un’astensione dalle attività scolastiche per il 19 e 20 maggio. È il grido d’allarme che gli oltre 300 superiori/e maggiori, in qualità di primi responsabili delle loro scuole, hanno lanciato al termine di una tavola rotonda organizzata dalle presidenze nazionali dell’Usmi e della Cism. Due ore di confronto sulla situazione delle tante scuole paritarie che non ce la fanno più a pagare gli stipendi dei docenti e del personale amministrativo. 

“Il nostro grido di allarme – si legge in un comunicato – insieme a quello della Cei e del mondo associativo, nasce dalla verifica del disagio civico ed economico di tante famiglie e dalla sordità del governo giallorosso che continua a trattare la scuola pubblica paritaria ideologicamente, come un oggetto estraneo alla convivenza civile e culturale di questo Paese, elargendo briciole, trattandoci meno delle biciclette e dei monopattini, per i quali stanzia 120 milioni di euro per il 2020 e il bonus sarà pari al 60% della spesa sostenuta, meno degli ombrelloni. Noi siamo gli invisibili per questo governo”.

“Il nostro gesto – prosegue il testo – vuole fare un rumore educativo ed educato che coinvolga i genitori dei 900mila allievi delle scuole paritarie, i 7 milioni di allievi delle scuole statali, i docenti, il personale della scuola italiana, ma anche gli amici e tutti i cittadini italiani. Ma anche un rumore costruttivo, che obblighi i nostri parlamentari, che saranno impegnati nella discussione degli emendamenti nell’aula parlamentare, a non lasciare indietro nessuno” Perché il nostro Paese, si legge ancora nel testo “o riparte dalla scuola, da questo grembo dove si entra bambini e si esce cittadini di uno Stato democratico, o non ripartirà; o sarà disposta a fare i conti che c’è qualcosa che viene prima dei programmi, degli esami, del distanziamento sociale, che è quel di più della relazione educativa che può rendere adulto un ragazzo, o non ripartirà”.

Il comunicato entra poi nel dettaglio e spiega come, le scuole, si organizzeranno nei giorni dell’astensione. “Le nostre scuole – spiega il testo – interromperanno le lezioni e per questi due giorni allievi, docenti e famiglie esporranno un #Noisiamoinvisibiliperquestogoverno. Ciascuna delle nostre scuole, con il coinvolgimento delle famiglie, dei docenti, degli studenti organizzerà gli eventi che desidera con lezioni, video, dirette Fb dalle pagine delle scuole che saranno aperte a tutti: conferenze, dirette, disegni, flash mob…, tutto in diretta social per fare quel rumore costruttivo e responsabile che solo la scuola sa fare”. L’obiettivo, oltre che ricordare alla classe politica le difficoltà in cui versano le scuole pubbliche paritarie, è ricordare i temi della libertà di scelta educativa, il diritto di apprendere senza discriminazione, la parità scolastica tra pubblica statale e pubblica paritaria, la libera scuola in libero stato. Appelli alla classe politica perché non condanni all’eutanasia il pluralismo culturale del nostro Paese.

Fonte: Sir
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