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Ucraina: Coldiretti, “sblocco porti libera il 10% del grano mondiale”

 I prezzi internazionali dei cereali aumentati del 23,2% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente

Foto archivio, campo di grano di Pier Giorgio Marini

“Con l’Ucraina che rappresenta da sola il 10% degli scambi mondiali di grano, la ripresa dell’attività dei porti rappresenterebbe un segnale importante per frenare la corsa dei prezzi dei cereali e rifornire i Paesi più poveri dove la chiusura degli scali rischia di provocare rivolte e carestie”. Lo afferma Coldiretti sulla base dei dati del Centro studi Divulga dopo l’annuncio di Mosca del fatto che la prima nave mercantile con 7.000 tonnellate di grano ha lasciato “dopo mesi” il porto di Berdyansk, città ucraina sotto il controllo dei filorussi, mentre Turchia e Grecia sono “pronte” a fornire navi per trasportare le derrate di grano fuori dal Paese secondo quanto dichiarato dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, per scongiurare una crisi alimentare, i cui rischi sono stati però sminuiti da Putin.
“Lo sblocco dei porti – sottolinea Coldiretti – libererebbe anche lo spazio nei centri di stoccaggio per accogliere i nuovi raccolti di grano in arrivo tra poche settimane, stimati in calo di circa il 40% rispetto alle attese, a causa della guerra. Proprio dai suoi scali l’Ucraina commercializzava prima della guerra il 95% del grano prodotto”. “Le quotazioni delle materie prime alimentari a livello mondiale – evidenzia l’associazione – sono aumentate del 34% nell’ultimo anno”, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati dell’Indice Fao a maggio.

“E a tirare la volata – viene rilevato – sono proprio i prezzi internazionali dei cereali cresciuti del 23,2% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mentre i lattiero caseari salgono del 19%, lo zucchero aumenta di oltre il 40%”. Un’emergenza mondiale che riguarda direttamente anche l’Italia, un paese deficitario ed importa addirittura il 62% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti, il 35% del grano duro per la pasta e il 46% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame.

Bisogna invertire la tendenza ed investire per rendere il paese il più possibile autosufficiente per le risorse alimentari facendo tornare l’agricoltura centrale negli obiettivi nazionali ed europei”, ha affermato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini.

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