Dalla Chiesa
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1978, l'anno dei tre Papi/2

I 33 giorni di Giovanni Paolo I: “Se avessi saputo che sarei diventato Papa, avrei studiato di più”

I medici certificarono che era morto alle 23 del giorno prima. E questo darà fiato a illazioni e ad accuse di avvelenamento. Tutto falso. La sera prima di coricarsi aveva accusato dei dolori al petto, come mi è stato raccontato dal suo segretario don Diego Lorenzi

Foto agensir.it

Venti giorni dopo la morte di Montini, il 26 agosto, viene eletto Papa il patriarca di Venezia, Albino Luciani, primo Papa a scegliere il doppio nome: Giovanni Paolo I. Sarà lui stesso a spiegarlo, e non nel plurale maiestatis usato fino a quel momento dai Pontefici: Giovanni come il suo predecessore nella sede di Venezia, e Paolo come papa Montini che in piazza San Marco “mi ha fatto diventare tutto rosso davanti a 20.000 persone, perché s’è levata la stola e me l’ha messa sulle spalle, io non son mai diventato così rosso”. Ma dirà anche di non avere la “sapientia cordis di papa Giovanni, né la preparazione e la cultura di papa Paolo, però sono al loro posto, devo cercare di servire la Chiesa. Spero mi aiuterete con le vostre preghiere”. Parole che nella loro genuinità e semplicità fanno breccia nella gente, nel mondo dei media: “Se avessi saputo che sarei diventato Papa, avrei studiato di più”. E c’è chi dice: “C’era bisogno di un Papa sorridente”.

Si andrà poi a leggere nel suo passato, la nascita a Canale d’Agordo, presso Belluno, il padre socialista e mangiapreti, emigrato in America Latina per lavorare; la madre, molto religiosa, che educa i figli cristianamente.

In quel Conclave, molto breve – Luciani è eletto al terzo scrutinio –, il primo del 1978, partecipano 111 cardinali, solo 27 gli italiani, e per la prima volta sono applicate le norme di Paolo VI che vietano l’ingresso nella Sistina agli ultra ottantenni.

Qualche problema, infine, si è avuto con la fumata che all’inizio sembrava bianca, ma successivamente il colore variava su un grigio sempre più scuro. L’incertezza dura a lungo, fino a quando si apre la vetrata della loggia centrale e il cardinale protodiacono annuncia habemus Papam.

C’è molto di papa Francesco in Luciani, la sua semplicità, ad esempio: la messa di inizio Pontificato sarà sul sagrato di San Pietro, ridotta all’essenziale, senza triregno, trono e sedia gestatoria. Potremmo dire con Francesco, la Chiesa in uscita. Inizierà la sua omelia in latino, la lingua della Chiesa dirà; la concluderà in francese, un saluto ai delegati delle altre Chiese – “fratelli non ancora in piena comunione” – e alle autorità politiche presenti.

Nelle quattro udienze generali parlerà del comandamento onora il padre e la madre, avviando un dialogo con il chierichetto maltese James: “Mai stato ammalato? Neanche una febbre? Oh che fortunato…”.

Negli altri tre mercoledì si soffermerà sulle virtù teologali: fede, speranza e carità. Che saranno poi le tre encicliche di Papa Ratzinger: Caritas in veritate, Spe salvi, e Lumen fidei, firmata, quest’ultima da Papa Francesco, ma iniziata proprio da Benedetto XVI e poi consegnata al suo successore.

Il suo pontificato durerà 33 giorni – “Il tempo di un sorriso” scriverà nel suo editoriale il direttore del giornale parigino Le Monde – e sarà ricordato per la recita di una poesia del poeta romanesco Trilussa su la fede – “la vecchina cieca” – e per l’affermazione che Dio “è papà, più ancora è madre”: è il 10 settembre 1978. L’Angelus è dedicato all’incontro a Camp David tra i presidenti Carter e Sadat e al premier israeliano Begin: “Di pace hanno fame e sete tutti gli uomini, specialmente i poveri, che nei turbamenti e nelle guerre pagano di più e soffrono di più”.

Lo trovarono sul suo letto la mattina del 29 settembre, tra le mani il libro delle Imitazioni di Cristo.

I medici certificarono che era morto alle 23 del giorno prima. E questo darà fiato a illazioni e ad accuse di avvelenamento. Tutto falso. La sera prima di coricarsi aveva accusato dei dolori al petto, come mi è stato raccontato dal suo segretario don Diego Lorenzi. Questi, assieme a monsignor John Magee, l’altro segretario, si offrirono di chiamare il medico, ma il Papa ordinò di non disturbarlo: “Lo chiameremo domani mattina”, dirà loro.

Fonte: Sir
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