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Rosario per la pace

Papa Francesco: “La pace non può essere solo il risultato di negoziati o accordi politici”

“Concedi il grande dono della pace, cessi presto la guerra, che ormai da decenni imperversa in varie parti del mondo, e che ora ha invaso anche il continente europeo”. È l’invocazione a Maria, con la quale il Papa ha iniziato a Santa Maria Maggiore il Rosario al termine del mese mariano

Foto Vatican Media/Sir

“Concedi il grande dono della pace, cessi presto la guerra, che ormai da decenni imperversa in varie parti del mondo, e che ora ha invaso anche il continente europeo”.

È l’invocazione a Maria, con la quale il Papa ha iniziato ieri a Santa Maria Maggiore il Rosario per la pace, al termine del mese mariano.

“Siamo consapevoli che la pace non può essere solo il risultato di negoziati né una conseguenza di soli accordi politici, ma è soprattutto dono pasquale dello Spirito Santo”, ha proseguito Francesco: “Abbiamo consacrato al tuo Cuore Immacolato le nazioni in guerra e domandato il grande dono della conversione dei cuori. Siamo certi che con le armi della preghiera, del digiuno, dell’elemosina, e con il dono della tua grazia, si possano cambiare i cuori degli uomini e le sorti del mondo intero. Oggi eleviamo i nostri cuori a Te, Regina della Pace: intercedi per noi presso il Tuo Figlio, riconcilia i cuori pieni di violenza e di vendetta, raddrizza i pensieri accecati dal desiderio di un arricchimento facile, su tutta la terra regni duratura la tua pace”.

Le decine del Rosario, a cui hanno partecipato in diretta streaming i Santuari e le famiglie di tutto il mondo, sono state pregate da una famiglia ucraina, “in rappresentanza di tutte le famiglie che sperimentano le violenze e i soprusi della guerra”; dai cappellani militari, “per tutte le persone che portano la speranza e il conforto alle popolazioni colpite”; da una volontaria e un volontario, “per tutte le persone che continuano a svolgere il loro prezioso servizio in favore degli altri anche in situazioni di grande pericolo e precarietà”; da “una famiglia siriana e una venezuelana, per quanti soffrono ingiustamente a causa dei conflitti, alcuni profughi, per quanti hanno dovuto lasciare le proprie case e, accolti in altri paesi, cercano di ricostruire la propria vita”.

Fonte: Sir
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