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Papa Francesco: “Non siamo mai pronti per la malattia”

La Chiesa sia “ospedale da campo”

Papa Francesco, foto Sandra&Urbano

“La condizione di solitudine, di abbandono” è “un’atrocità che può essere superata prima di qualsiasi altra ingiustizia, perché a eliminarla basta un attimo di attenzione, il movimento interiore della compassione”. Lo ribadisce il Papa, commentando, nel Messaggio per la Giornata mondiale del malato, la parabola del Buon Samaritano.

“Non siamo mai pronti per la malattia”, osserva Francesco: “E spesso nemmeno per ammettere l’avanzare dell’età. Temiamo la vulnerabilità e la pervasiva cultura del mercato ci spinge a negarla. Per la fragilità non c’è spazio. E così il male, quando irrompe e ci assale, ci lascia a terra tramortiti. Può accadere, allora, che gli altri ci abbandonino, o che paia a noi di doverli abbandonare, per non sentirci un peso nei loro confronti. Così inizia la solitudine, e ci avvelena il senso amaro di un’ingiustizia per cui sembra chiudersi anche il Cielo. Fatichiamo infatti a rimanere in pace con Dio, quando si rovina il rapporto con gli altri e con noi stessi”.

Per questo, secondo il Papa, “è così importante, anche riguardo alla malattia, che la Chiesa intera si misuri con l’esempio evangelico del buon samaritano, per diventare un valido ‘ospedale da campo’: la sua missione, infatti, particolarmente nelle circostanze storiche che attraversiamo, si esprime nell’esercizio della cura”.

“Tutti siamo fragili e vulnerabili; tutti abbiamo bisogno di quell’attenzione compassionevole che sa fermarsi, avvicinarsi, curare e sollevare”, sottolinea Francesco: “La condizione degli infermi è quindi un appello che interrompe l’indifferenza e frena il passo di chi avanza come se non avesse sorelle e fratelli”.

La Giornata mondiale del malato, in questa prospettiva, “non invita soltanto alla preghiera e alla prossimità verso i sofferenti; essa, nello stesso tempo, mira a sensibilizzare il popolo di Dio, le istituzioni sanitarie e la società civile a un nuovo modo di avanzare insieme”, in quanto “fa pensare al ministero di sacerdoti, al lavoro di operatori sanitari e sociali, all’impegno di familiari e volontari grazie ai quali ogni giorno, in ogni parte di mondo, il bene si oppone al male”.

(M.N.)

Fonte: Sir
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