emergenza sanitaria
Papa Francesco a Santa Marta: “Preghiamo per le persone che a causa della pandemia hanno problemi economici”
Nell'omelia il Santo Padre ha suggerito le modalità giuste per pregare
“Preghiamo oggi per le persone che per la pandemia stanno incominciando a sentire problemi economici, perché non possono lavorare e tutto questo ricade sulla famiglia. Preghiamo per la gente che ha questo problema”. È la preghiera del Papa, all’inizio della Messa trasmessa questa mattina in diretta streaming da Casa Santa Marta e offerta per tutti coloro che soffrono a causa del Covid-19.
Commentando, nell’omelia, l’episodio evangelico della guarigione del figlio del funzionario del re, Francesco ha suggerito le modalità giuste per pregare: “Sono tre cose che, per fare una vera preghiera, ci vogliono. La prima è la fede: se non avete fede … E tante volte, la preghiera è soltanto orale, dalla bocca … ma non viene dalla fede del cuore, o una fede debole … Pregare con fede, sia quando preghiamo fuori, quando veniamo qui e il Signore è lì: ma ho fede o è un’abitudine? Stiamo attenti nella preghiera: non cadere nell’abitudine senza la coscienza che il Signore c’è, che sto parlando con il Signore e che Lui è capace di risolvere il problema. La prima condizione per una vera preghiera è la fede”.
La seconda condizione che lo stesso Gesù ci insegna è la perseveranza, ha spiegato il Papa: “Alcuni chiedono ma la grazia non viene: non hanno questa perseveranza, perché nel fondo non ne hanno bisogno, o non hanno fede. E Gesù stesso ci insegna la parabola di quel signore che va dal vicino a chiedere pane a mezzanotte: la perseveranza di bussare alla porta … O la vedova, con il giudice iniquo: e insiste e insiste e insiste: è perseveranza. Fede e perseveranza vanno insieme, perché se tu hai fede tu sei sicuro che il Signore ti darà quello che chiedi. E se il Signore ti fa aspettare, bussa, bussa, bussa, alla fine il Signore dà la grazia. Ma non lo fa, questo, il Signore, per rendersi interessante o perché dica ‘meglio che attenda’: no. Lo fa per il nostro bene, perché prendiamo la cosa sul serio. Prendere sul serio la preghiera, non come i pappagalli: bla bla bla e niente di più… Lo stesso Gesù ci rimprovera: ‘Non siate come i pagani che credono nell’efficacia della preghiera e nelle parole, tante parole’. No. È la perseveranza, lì. È la fede”.
La terza cosa che Dio vuole nella preghiera è il coraggio: “Qualcuno può pensare: ci vuole coraggio per pregare e per stare davanti al Signore? Ci vuole. Il coraggio di stare lì chiedendo e andando avanti, anzi, quasi – quasi, non voglio dire un’eresia – ma quasi come minacciando il Signore. Il coraggio di Mosè davanti a Dio quando Dio voleva distruggere il popolo e farlo capo di un altro popolo. Dice: ‘No. Io con il popolo’. Coraggio. Il coraggio di Abramo, quando negozia la salvezza di Sodoma: ‘E se fossero 30, e se fossero 25, e se fossero 20 …’: lì, il coraggio. Questa virtù del coraggio, ci vuole tanto. Non solo per le azioni apostoliche, ma anche per la preghiera”. Infine, il Papa ha terminato la celebrazione con l’adorazione e la benedizione eucaristica, invitando a fare la Comunione spirituale: “Ai Tuoi piedi, o mio Gesù, mi prostro e Ti offro il pentimento del mio cuore contrito che si abissa nel suo nulla alla Tua santa presenza. Ti adoro nel sacramento del Tuo amore, l’Eucaristia. Desidero riceverti nella povera dimora che Ti offre il mio cuore; in attesa della felicità della comunione sacramentale voglio possederti in spirito. Vieni a me, o mio Gesù, che io vengo da Te. Possa il Tuo amore infiammare tutto il mio essere per la vita e per la morte. Credo in Te, spero in Te, Ti amo. Così sia”.
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