Dalla Chiesa
stampa

Fine anno

Papa Francesco al Te Deum: “Una città accogliente e fraterna non si riconosce dalla facciata”

Per Bergoglio “La pandemia ha accresciuto senso di smarrimento, ma abbiamo reagito con responsabilità solidale”

(Foto archivio Siciliani-Gennari/SIR)

“Non si può celebrare il Natale senza stupore. Però uno stupore che non si limiti a un’emozione superficiale - questo non è stupore - legata all’esteriorità della festa, o peggio ancora alla frenesia consumistica”. Nell’omelia dei primi Vespri della solennità di Maria Santissima Madre di Dio, che si concludono con il tradizionale inno del “Te Deum” a conclusione dell’anno civile, il Papa è tornato poco fa sul tempo liturgico che stiamo vivendo.

“Se il Natale si riduce a questo, nulla cambia: domani sarà uguale a ieri, l’anno prossimo sarà come quello passato, e così via”, il monito di Francesco. “Vorrebbe dire riscaldarsi per pochi istanti a un fuoco di paglia, e non invece esporsi con tutto il nostro essere alla forza dell’Avvenimento, non cogliere il centro del mistero della nascita di Cristo. E il centro è questo: ‘Il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi’”.  L’esempio citato è quello di Maria, “la prima testimone, la prima e la più grande, e nello stesso tempo la più umile. La più grande perché la più umile”. “Il suo cuore è colmo di stupore, ma senza ombra di romanticismi, di sdolcinatezze, di spiritualismi”, ha fatto notare il Papa. “No. La Madre ci riporta alla realtà, alla verità del Natale, che è racchiusa in quelle tre parole di San Paolo: ‘nato da donna’”. “Lo stupore cristiano non trae origine da effetti speciali, da mondi fantastici, ma dal mistero della realtà”, ha spiegato Francesco. “Non c’è nulla di più meraviglioso e stupefacente della realtà! Un fiore, una zolla di terra, una storia di vita, un incontro… Il volto rugoso di un vecchio e il viso appena sbocciato di un bimbo. Una mamma che tiene in braccio il suo bambino e lo allatta. Il mistero traspare lì”.

“Questo tempo di pandemia ha accresciuto in tutto il mondo il senso di smarrimento”. È l’analisi del Papa. “Dopo una prima fase di reazione, in cui ci siamo sentiti solidali sulla stessa barca, si è diffusa la tentazione del ‘si salvi chi può’”, il monito di Francesco. “Ma grazie a Dio abbiamo reagito di nuovo, con il senso di responsabilità”. “Veramente possiamo e dobbiamo dire ‘grazie a Dio’ - la tesi del Papa -  perché la scelta della responsabilità solidale non viene dal mondo: viene da Dio; anzi, viene da Gesù Cristo, che ha impresso una volta per sempre nella nostra storia la ‘rotta’ della sua vocazione originaria: essere tutti sorelle e fratelli, figli dell’unico Padre”.

Roma, questa vocazione, la porta scritta nel cuore”, ha sottolineato Bergoglio. “A Roma tutti si sentono fratelli; in un certo senso, tutti si sentono a casa, perché questa città custodisce in sé un’apertura universale. Posso dire: è una città universale. Le viene dalla sua storia, dalla sua cultura; le viene principalmente dal Vangelo di Cristo, che qui ha messo radici profonde fecondate dal sangue dei martiri, cominciando da Pietro e Paolo”.

“Stiamo attenti: una città accogliente e fraterna non si riconosce dalla ‘facciata’, dalle parole, dagli eventi altisonanti”, ha detto il Papa alla presenza, fra i tanti, del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. “No”, ha proseguito Francesco: “Si riconosce dall’attenzione quotidiana, ‘feriale’ a chi fa più fatica, alle famiglie che sentono di più il peso della crisi, alle persone con disabilità gravi e ai loro familiari, a quanti hanno necessità ogni giorno dei trasporti pubblici per andare al lavoro, a quanti vivono nelle periferie, a coloro che sono stati travolti da qualche fallimento nella loro vita e hanno bisogno dei servizi sociali, a tutti i suoi ospiti”.

“Roma è una città meravigliosa, che non finisce di incantare”, l’omaggio di Bergoglio. “Ma per chi ci vive è anche una città faticosa, purtroppo non sempre dignitosa per i cittadini e per gli ospiti, una città che a volte sembra scartare”. L’auspicio del Papa, allora, “è che tutti, chi vi abita e chi vi soggiorna per lavoro, pellegrinaggio o turismo, tutti possano apprezzarla sempre più per la cura dell’accoglienza, della dignità della vita, della casa comune, dei più fragili e vulnerabili”. “Che ognuno possa stupirsi scoprendo in questa città una bellezza che direi ‘coerente’, e che suscita gratitudine”, l’appello finale. “Questo è il mio augurio per quest’anno”.

Poi ancora un riferimento alla Solennità di Maria Santissima madre di Dio: “Sorelle e fratelli, oggi la Madre - la Madre Maria e la Madre Chiesa - ci mostra il Bambino. Ci sorride e ci dice: ‘Lui è la Via. Seguitelo, abbiate fiducia’. Seguiamolo, nel cammino quotidiano: Lui dà pienezza al tempo, dà senso alle opere e ai giorni. Abbiamo fiducia, nei momenti lieti e in quelli dolorosi: la speranza che lui ci dona è la speranza che non delude mai”.

Fonte: Sir
Tutti i diritti riservati
Papa Francesco al Te Deum: “Una città accogliente e fraterna non si riconosce dalla facciata”
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti) disabilitato.

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento