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Papa Francesco: no a “fascino del carrierismo, avidità del denaro e idolatrie camuffate di spiritualità”

“Essere Chiesa adoratrice e Chiesa del servizio, che lava i piedi all’umanità ferita, accompagna il cammino dei fragili, dei deboli, degli scartati, va con tenerezza incontro ai più poveri. Dio l’ha comandato”, ha detto ancora Bergoglio

Foto archivio Vatican Media/SIR

“Amare Dio con tutta la vita e amare il prossimo come sé stessi. Non le nostre strategie, non i calcoli umani, non le mode del mondo, ma amare Dio e il prossimo: ecco il cuore di tutto”. È la consegna del Papa, nell’omelia della Messa presieduta nella basilica di San Pietro a conclusione della prima tappa del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità, che si concluderà con l’assemblea dell’ottobre prossimo. “Adorare e servire”, i “movimenti del cuore” al centro dell’omelia. “Adorare – ha spiegato Francesco – significa riconoscere nella fede che solo Dio è il Signore e che dalla tenerezza del suo amore dipendono le nostre vite, il cammino della Chiesa, le sorti della storia. Lui è il senso del vivere. Adorando lui ci riscopriamo liberi noi. Per questo l’amore al Signore nella Scrittura è spesso associato alla lotta contro ogni idolatria”. “Chi adora Dio rifiuta gli idoli perché, mentre Dio libera, gli idoli rendono schiavi”, il monito del Papa: “Ci ingannano e non realizzano mai ciò che promettono, perché sono opera delle mani dell’uomo. “La Scrittura è severa contro l’idolatria perché gli idoli sono opera dell’uomo e da lui sono manipolati, mentre Dio è sempre il vivente – ha spiegato Francesco citando il cardinale Martini – che è qui e oltre, che non è fatto come lo penso io, che non dipende da quanto io attendo da lui, che può dunque sconvolgere le mie attese, proprio perché è vivo. La riprova che non sempre abbiamo la giusta idea di Dio è che talvolta siamo delusi: mi aspettavo questo, mi immaginavo che Dio si comportasse così, e invece mi sono sbagliato. In tal modo ripercorriamo il sentiero dell’idolatria, volendo che il Signore agisca secondo l’immagine che ci siamo fatta di lui”.

“Pensare di controllare Dio, di rinchiudere il suo amore nei nostri schemi”. È questo, per il Papa, “il rischio che possiamo correre sempre”. Invece, “il suo agire è sempre imprevedibile e perciò domanda stupore e adorazione”, ha spiegato Francesco. “Sempre dobbiamo lottare contro le idolatrie”, l’invito di Francesco: “quelle moderne, che spesso derivano dalla vanagloria personale, come la brama del successo, l’affermazione di sé ad ogni costo, l’avidità di denaro – il diavolo entra nelle tasche, non dimentichiamolo –  il fascino del carrierismo; ma anche quelle idolatrie camuffate di spiritualità: la mia spiritualità, le mie idee religiose, la mia bravura pastorale”.

“Vigiliamo, perché non ci succeda di mettere al centro noi invece che lui”, il monito: “E torniamo all’adorazione. Che sia centrale per noi pastori: dedichiamo tempo ogni giorno all’intimità con Gesù buon Pastore davanti al tabernacolo. Adorare. La Chiesa sia adoratrice: in ogni diocesi, in ogni parrocchia, in ogni comunità si adori il Signore! Perché solo così ci rivolgeremo a Gesù e non a noi stessi; perché solo attraverso il silenzio adorante la Parola di Dio abiterà le nostre parole; perché solo davanti a Lui saremo purificati, trasformati e rinnovati dal fuoco del suo Spirito”.

“Non esiste una vera esperienza religiosa autentica che sia sorda al grido del mondo. Non c’è amore di Dio senza coinvolgimento nella cura del prossimo, altrimenti si rischia il fariseismo”. Questo un altro grido d’allarme del Papa. “Magari abbiamo davvero tante belle idee per riformare la Chiesa, ma ricordiamo: adorare Dio e amare i fratelli col suo amore, questa è la grande e perenne riforma”, ha spiegato Francesco: “Essere Chiesa adoratrice e Chiesa del servizio, che lava i piedi all’umanità ferita, accompagna il cammino dei fragili, dei deboli, degli scartati, va con tenerezza incontro ai più poveri. Dio l’ha comandato”.

Fonte: Sir
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Papa Francesco: no a “fascino del carrierismo, avidità del denaro e idolatrie camuffate di spiritualità”
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