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Un personaggio da riscoprire

Martin de Porres nasce e muore a Lima, in Perù. È un ragazzo, mulatto di razza indio

Un personaggio da riscoprire

San Martin de Porres e Santa Rosa da Lima (che abbiamo conosciuto il 23 agosto) sono i patroni del Perù. Entrambi appartengono all’Ordine dei predicatori di san Domenico di Guzmàn. Martin, nasce e muore a Lima, in Perù. È un ragazzo, mulatto di razza indio.

Il 9 dicembre 1575 viene al mondo da una coppia di benestanti. Il padre don Juan de Porres, un hidalgo spagnolo e una liberta di colore, Ana Velàzquez, una panamense (probabilmente di razza creola). Il padre era un membro della casta più recente e più numerosa dei nobili; simbolo della boria spagnolesca. Nei loro territori e domini spadroneggiavano a destra e a manca senza alcun rispetto. Al fonte battesimale, il 9 novembre di quattro anni più tardi, fu presente solo la madre, parenti di lei e amici; il padre non volle riconoscere perché deluso che Martin avesse preso la fisiognomica della madre e quindi un mulatto. E agli atti viene scritto: “Figlio di padre sconosciuto”. Così fece con la sorellina di Martin qualche anno dopo. Juan li costrinse ad appartenere alla categoria dei figli illegittimi, un enorme svantaggio nella società di lima a quei tempi. 

Sebbene non riconobbe “pubblicamente” i suoi figli Juan, non fece mai mancare tutto ciò di cui avessero bisogno materialmente. Li amava ma non li riconobbe. Li portò con sé nei suoi viaggi, portandoli in Ecuador dove ricevettero un’adeguata educazione. Quando divenne governatore di Panama fece assumere Martin da un dottore Marcèlo de Ribèra per imparare il mestiere. Martin aveva 12 anni. A 16 anni chiese, essendo già terziario domenicano, e ottenne di entrare ufficialmente come frate domenicano. Essendo di “colore” non poteva essere pienamente dell’Ordine, quindi solo come donato (un oblato, cioè un terziario che vive con i frati come frate senza avere voce in capitolo, nel vero senso della parola). Si narra che il padre si sdegnò e fece di tutto perché i frati lo accolsero in ugual maniera a loro. La vicenda era più complicata di quanto sembri, dato che c’era una legge religiosa che impediva a indiani, neri e ai loro discendenti di poter entrare a far parte di un ordine religioso. Il priore del convento Santo Rosario, padre Juan de Lorenzana, fece “carte false” per la bontà d’animo e l’amore di cui Martin era ricoperto dai frati e dalla gente che continuamente veniva a chiedere di lui.

Nel 1599, a 24 anni, fece la sua professione solenne come fratello laico. Martin passò la vita facendo del bene, in convento con i lavori più umili, spazzino, lavapiatti, giardiniere, assistendo i frati malati. Si prodigò come portinaio, cercatore, barbiere, cerusico dentista. Si diede da fare anche fuori dal convento per la cura degli ammalati, poveri e gli schiavi deportati in Perù dall’Africa. Tutto ciò che faceva profumava di carità. Fece miracoli in vita e in morte. La morte arrivò in chiostro mentre spazzava, oramai senza più forze, il 3 novembre del 1639. Al suo funerale ci fu grande partecipazione di popolo d’ogni estrazione sociale. È stato scelto come patrono dei barbieri, parrucchieri e acconciatori.

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