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avvio della fase nelle diocesi

Apertura sinodo. Il vescovo Douglas: "Siamo chiamati a camminare insieme"

A don Gian Piero Casadei è stato affidato l'incarico di coordinare i lavori di questa prima fase di ascolto

Foto Pier Giorgio Marini

Ieri, come in tutte le diocesi del mondo, si è aperto anche a Cesena il cammino sinodale. Alle 18, in Cattedrale, il vescovo Douglas ha presieduto una solenne celebrazione eucaristica. Sull'altare numerosi sacerdoti e tanti diaconi. Tra i concelebranti anche il vescovo emerito di Makeni (Sierra Leone), il cesenate monsignor Giorgio Biguzzi.

In avvio di celebrazione, monsignor Regattieri ha ricordato di essere in comunione "con tutte le Chiese che sono nel mondo. Inizia per noi la fase di ascolto. Siamo tutti impegnati, in questo primo anno, con le Chiese che sono in Italia, al confronto e al dialogo. Siamo chiamati a camminare insieme". 

Il presule ha anche comunicato di avere incaricato don Gian Piero Casadei, parroco a San Giacomo (Cesenatico), di coordinare questa prima fase dei lavori che si svolgeranno nelle parrocchie e nelle zone pastorali, per poi produrre un documento su cui procedere con la fase sinodale. 

Di seguito pubblichiamo il testo integrale dell'omelia pronunciata dal vescovo Douglas che è partito dalle letture del giorno commentate lungo due piste: servizio e camminare insieme.

Due sono i temi a cui la Parola di Dio oggi ci sollecita: il servizio e il camminare in insieme o sinodalità. Li ritroviamo entrambi nella pagina evangelica (Cfr Mc 10, 35-45).

 

Il servizio

La richiesta di Giovanni e di Giacomo, i figli di Zebedeo, è alquanto singolare. Dimostra che non hanno capito bene che razza di Messia è Gesù. Eppure il Signore solo poco prima, mentre saliva a Gerusalemme, l’aveva detto chiaramente: “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno e dopo tre giorni risorgerà” (Mc 10, 32-34). Più chiaro di così! Eppure i due fratelli non capiscono. Sognano ancora un Messia glorioso e potente secondo i canoni umani e si pensano ai primi posti. Lo chiedono espressamente a Gesù. Ma Gesù raggela i loro sogni. Ecco la seconda parte del brano del vangelo di oggi. Gesù va fino in fondo e mette dinnanzi ai suoi apostoli la prospettiva del servizio come unico criterio di vita che deve guidare il discepolo: “Chi vuol diventare grande tra di voi sarà vostro servitore” (Mc 10, 43). E chiude il suo intervento indicando se stesso come modello e punto di riferimento: “Anche il Figlio dell’uomo, infatti, non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10, 45).

Perciò la strada per i discepoli è tracciata. È la stessa che ha percorso il Figlio di Dio, Cristo, il Messia. Ha dato la sua vita per gli uomini. Servire vuol dire donare, uscire da se stessi, spendersi, consumarsi. Vuol dire impostare la vita sul dono di sé. In questo senso Gesù realizza il destino del Servo del Signore prospettato secoli prima della sua venuta dal profeta Isaia che abbiamo ascoltato nella prima lettura (Cfr Is 53, 10-11). E’ Cristo il servo “prostrato con dolori. Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione si compirà per mezzo suo la volontà del Signore” (Is 53, 10).

Dunque, anche tu. Anche tu puoi percorrere la strada del servizio. Cosa significa percorrere la strada del servizio? Significa considerarsi sempre in debito! Verso tutti, verso Dio che ti dà tutto; verso i fratelli, verso i poveri che, come diceva san Vincenzo de’ Paoli, sono i nostri signori e padroni. Abbiamo verso di loro il debito di servirli! Significa avere la consapevolezza che col tuo servizio non salverai il mondo intero, ma solo un pezzettino di mondo. Hai da lottare perciò contro il tuo egoismo e il tuo orgoglio. Se non sei il salvatore del mondo, tuttavia il mondo ha bisogno di te. Servire significa convincersi che il dono di sé non esaurirà mai il tuo piccolo orcio da cui estrai olio e vino per gli altri. Tu hai ancora mille possibilità di tirar su dal pozzo della tua generosità sempre acqua fresca da donare a chi ha sete. Non dire mai: ‘Basta! Ho già dato! Ora penso a me stesso’. Dio non voglia che tu pensi così: perché sarà quello il momento in cui l’acqua non donata stagnerà in te, alla fine puzzerà e contribuirà a rendere arida la tua vita. Non servirà a nulla, a nessuno!

 

Camminare insieme o sinodalità

Il discorso sul servizio Gesù lo fa mentre cammina, mentre percorre la strada che lo porta a Gerusalemme. Non è secondario questo abbinamento: strada e servizio. Inizia oggi in tutto il mondo cattolico il cammino sinodale che si svilupperà nell’arco di questi prossimi tre anni. In questo primo anno, come Diocesi, saremo chiamati a camminare insieme riflettendo insieme, ascoltandoci. E daremo il nostro contributo alla Chiesa universale per la celebrazione del Sinodo che avverrà, nell’ultima fase, nel prossimo 2023. Terminato questo anno di ascolto, continueremo con il cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia fino al prossimo 2025, quando celebreremo il Giubileo.

Dunque camminare insieme. È l’intento di sempre. È la missione della Chiesa: che non può non riconoscersi se non come esperienza sinodale. Essa, infatti, è un popolo unito dalla carità, “nell’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Cipriano, De Orat. Dom, 23) in cammino verso il Regno, percorrendo le strade di questo mondo, in compagnia di uomini e di donne coi quali condivide gioie, speranze, tristezze e angosce (Cfr GS, 1). Così il nostro programma annuale di concentrare la nostra attenzione al tema della Chiesa è in perfetta sintonia con il cammino sinodale della Chiesa universale, di cui ci sentiamo parte viva e attiva.

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Di seguito, la fotogallery della Messa di ieri a cura di Pier Giorgio Marini

sinodo (15) (Grande)

Il documento integrale dei nuclei tematici, con le domande per il Sinodo dei Vescovi

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