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Don Ugolini a Cesena: "Tutti siamo vulnerabili. La sfida è educativa"

L'incontro si è svolto ieri in seminario, a Cesena. Ascoltare, accogliere e accompagnare: tre verbi da mettere in campo

Foto di Francesca Pinto

Don Gottfried Ugolini, membro del servizio nazionale per la tutela dei minori promosso dalla Cei (Conferenza episcopale italiana) non ha dubbi. Per prevenire atti di abuso, di qualsiasi genere, si deve partire dal fatto educativo. "Tutti siamo vulnerabili - ha detto il sacerdote della diocesi di Bolzano, presente ieri sera a Cesena su invito del servizio diocesano tutela minori coordinato da Floriana Tappi -. Solo se lo riconosciamo, saremo in grado di riconoscere la vulnerabilità  nei fratelli e nelle sorelle".

Poi ha descritto cinque parole che devono fare da guida per chi desidera operare in mezzo ai bambini, ai ragazzi e alle persone fragili: relazione, rispetto, responsabilità, comunicazione ed etica professionale.

"Ci vuole un confronto continuo tra le persone. Occorre essere aperti, non rimanere isolati. Tutti abbiamo bisogno di uno sguardo critico, in famiglia come nella comunità parrocchiale - ha aggiunto il sacerdote -. Abbiamo il dovere di adottare la prevenzione come compito pastorale. L'abuso sui minori è una delle piaghe nella Chiesa: per affrontare questa piaga non dobbiamo inventare nulla di nuovo. Basta tornare alle origini". Poi ha citato la lettera di papa Francesco "Al popolo di Dio" del 20 agosto 2018. Un testo da rileggere. 

"Spesso le persone che abusano - ha proseguito don Ugolini - non sono in grado di capire il danno che fanno. Ormai, dagli studi condotti, pare chiaro che più contatti sociali ci sono, come nelle piccole realtà di paese, e meno ci sono rischi di abusi. Più ci si isola, si è individualisti, e più i rischi aumentano".

Come Chiesa abbiamo un altro compito importante, cui forse a volte non si dà troppa importanza. "È quello di dimenticare le persone ferite - ha detto don Ugolini -. Presi dalla preoccupazione per il sacerdote coinvolto, per l'immagine della parrocchia e della Chiesa tutta, ci si dimentica di chi è stato ferito. Ci vogliono decenni per rimarginare certe ferite. È anche vero che per ogni forma di abuso ci vuole un contesto. I due terzi degli abusi avvengono nelle famiglie. Nella Chiesa la maggior parte riguarda maschi".

E poi non avere paura di affrontare certi argomenti. "Bisogna segnalare, bisogna parlarne, senza timore. Abbiamo il dovere morale di costruire un futuro che vale la pena vivere".

Poi la chiusura, anche in risposta a diverse domande emerse: "Ascoltare. Dobbiamo saper trovare il tempo necessario per ascoltare. Vale per tutti. L'ascolto. E l'accoglienza. L'accompagnamento". In una parola: mai lasciare nessuno da solo. Questa la regola d'oro. 

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