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Il vescovo Douglas alla Messa per la pace: "La terza guerra mondiale a pezzi è sotto gli occhi di tutti"

"La forza del bene proviene da Cristo. Chi è unito a Lui vince con Lui", ha aggiunto il presule. Tantissimi i fedeli presenti. La fotogallery

foto: Pier Giorgio Marini

Cattedrale di Cesena piena, come non si vedeva da tempo, per la Messa presieduta dal vescovo Douglas Regattieri in occasione della giornata di preghiera e digiuno chiesta da papa Francesco per invocare il dono della pace. Tanti i sacerdoti concelebranti, tra cui l'abate del Monte dom Mauro Maccarinelli e don Vasyl, parroco della comunità cattolica ucraina di rito bizantino. Sull'altare anche numerosi diaconi. Tra i fedeli, anche molti religiosi e religiose. 

Di seguito pubblichiamo il testo integrale dell'omelia pronunciata da monsignor Regattieri. Ecco le sue parole.

Lasciamoci guidare dalla Parola di Dio. Non ci vuole molto a spiegare che siamo in un momento cruciale della vita del nostro pianeta. La “terza guerra mondiale a pezzi” è sotto gli occhi di tutti. Cito il papa che parlando agli ambasciatori di alcuni paesi accreditati presso la Santa Sede ha detto: “Quando impareremo dalla storia che le vie della violenza, dell’oppressione e dell’ambizione sfrenata di conquistare terre non giovano al bene comune? Quando impareremo che investire nel benessere delle persone è sempre meglio che spendere risorse nella costruzione di armi letali? Quando impareremo che le questioni sociali, economiche e di sicurezza sono tutte collegate una con l’altra? Quando impareremo che siamo un’unica famiglia umana, che può veramente prosperare solo quando tutti i suoi membri sono rispettati, curati e capaci di offrire il proprio contribuito in maniera originale? Finché non arriveremo a questa consapevolezza, continueremo a vivere quella che ho definito una terza guerra mondiale combattuta a pezzi” (Discorso agli ambasciatori di Islanda, Bangladesh, Siria, Gambia, Kazakhistan, 13 maggio 2023).

 

  1. 1.    Il male in noi

San Paolo ci ha riportato a una dura ma vera realtà: dura e vera per lui, ma anche per noi: “Fratelli, io so che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene: in me c’è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio” (Rm, 7, 18-19). Abbiamo il desiderio di bene; chi non riconosce in sé la voglia che tutti stiano bene, che nel mondo ci sia la pace, che il benessere sia alla portata di tutti? Chi non coltiva desideri di luce, di pienezza, di verità? Eppure tali desideri spesso cozzano contro la realtà della nostra pigrizia, della nostra accidia, del nostro sempre insorgente individualismo, del nostro incallito egoismo. È pur vero che nel battesimo siamo stai liberati dal peccato, siamo rinati a vita nuova, è nata in noi la Vita e lo Spirito ci guida; tuttavia ancora, poiché siamo in cammino, siamo sottoposti alla caducità, alla precarietà, alla debolezza, al peccato. Possiamo ritornare indietro. Purtroppo. “Il male è accanto a me”, afferma san Paolo (Rm 8, 25). È dentro di noi. Gli facciamo spazio… e così si istalla.

 

  1. 2.   La forza del bene

“Chi mi libererà da questo corpo di morte?”, si chiede san Paolo (Rm 7, 24). “Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore!” (Rm 8, 25). Ecco la risposta: Gesù Cristo nostro Signore! È lui la risposta. Insegna il Concilio: “Il cristiano certamente è assillato dalla necessità e dal dovere di combattere contro il male attraverso molte tribolazioni, e di subire la morte; ma, associato al mistero pasquale, diventando conforme al Cristo nella morte, così anche andrà incontro alla risurrezione fortificato dalla speranza” (Gaudium et spes, 22). La forza del bene proviene da Cristo. Chi è unito a Lui vince con Lui.

 

  1. 3.   Il discernimento

È certo che incombe su ciascuno di noi il dovere di fare discernimento; di distinguere ciò che è bene da ciò che è male, di saper leggere gli eventi della storia che accadono sotto i suoi occhi, di distinguere il grano dalla zizzania (Cfr Mt 13, 24-30), di intravedere nelle nubi rossastre del tramonto, la luce radiosa del mattino, di preconizzare la pioggia o il caldo: “Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade” (Lc 12, 54-55). Conclude Gesù: “Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo?” (Lc 12, 56). Queste guerre, questi conflitti, queste morti, queste distruzioni cosa ci dicono, cosa ci insegnano, quale appello da essi cogliamo per noi, per la nostra vita, per il nostro cammino di fede? La risposta l’abbiamo da ciò che la seconda parte del vangelo di oggi ci dice.

 

  1. 4.   Il perdono: prevenire…

Queste guerre, questi conflitti, queste morti, queste distruzioni ci insegnano che è necessario consolidare il cammino del perdono. Non ci si chieda: cosa c’entrano con le guerre in Ucraina e in Terra Santa, le mie relazioni con i confratelli, con i laici, con i familiari, con i superiori, a volte turbolente e contrastanti? C’entrano. Eccome! Porre gesti di perdono nella mia vita, con le persone prossime a me, ha una ricaduta positiva sul mondo intero. Perché siamo tutti connessi (Cfr Laudato si’, 240). Sappiamo bene che il cammino che ognuno di noi deve fare per giungere al perdono è lungo e faticoso, impegnativo ed esigente. C’è un’indicazione previa a tale cammino che il vangelo ci indica oggi: “Quando vai con il tuo avversario (…) lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui” (Lc 12, 58). Questa è la risposta. Prima ancora di giungere al tribunale, previeni; mettiti d’accordo con il tuo avversario. Cerca una conciliazione personale. Previeni il conflitto. Getta le condizioni per una pacifica convivenza, crea le basi perché non si debba cadere nel conflitto… Queste condizioni vanno anche sotto altre espressioni: portare rispetto, considerare l’altro terra sacra  (Evangelii gaudium, 169); vedere il bene nell’altro che è parte di te stesso  (Cfr Evangelii gaudium, 199).  

***

Di seguito, la fotogallery della celebrazione a cura di Pier Giorgio Marini.

duomo pace (14) (Grande)

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