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pellegrinaggio diocesano

Il vescovo Douglas per la Madonna del Popolo: "Sotto le bombe come potete essere felici?"

"Non vi accorgete che la realtà è un’altra? È ben altro! Si continua a morire di Covid-19, si muore sotto le bombe e sotto i missili sganciati sulle città e sugli uomini a pochi chilometri da voi", ha aggiunto monsignor Regattieri

Il vescovo Douglas per la Madonna del Popolo: "Sotto le bombe come potete essere felici?"

Ieri sera si è svolto il pellegrinaggio alla patrona della Diocesi, la Madonna del Popolo, in Cattedrale, a Cesena. 

Di seguito pubblichiamo l'omelia pronunciata dal vescovo Douglas durante la Messa da lui presieduta.

Ecco il testo.

1. Cristo morto e risorto

Una prima volta Pietro e Giovanni davanti al Sinedrio pongono la questione se sia giusto obbedire ai capi del popolo piuttosto che a Dio (Cfr At 4, 19). Ora in questo secondo interrogatorio decisamente essi esprimono la convinzione senza alcuna incertezza e senza mezze misure: “Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini” (At 5, 29). Interessante ciò che segue nel discorso di Pietro: “Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù che voi avete ucciso appendendolo a una croce” (At 5,30). Questo richiamo al “Dio dei nostri padri” rivolto ai capi dei Giudei e ai sacerdoti del tempio è un evidente tentativo di far vedere come la vicenda di Gesù di Nazareth rientri in un piano divino. Il nostro Dio - nostro e quindi anche vostro -  ha risuscitato Gesù che voi avete crocifisso. E’ cioè una questione che vi riguarda, sembra ammonire Pietro. Non è un’accusa verso il Sinedrio, quanto piuttosto un appello alla conversione a Cristo. Farà così anche Paolo davanti al re Agrippa, come ci riferisce il libro degli Atti degli Apostoli: (At 26, 27-29). “Credi, o re Agrippa, ai profeti? Io so che tu credi". E Agrippa rispose a Paolo: "Ancora un poco e mi convinci a farmi cristiano!". E Paolo replicò: "Per poco o per molto, io vorrei supplicare Dio che, non soltanto tu, ma tutti quelli che oggi mi ascoltano, diventino come sono anche io, eccetto queste catene!". Si coglie già qui da         questi pochi passaggi tutta l’ansia missionaria degli apostoli, consapevoli di diffondere la buona notizia della risurrezione di Cristo al mondo intero. Pietro non ha paura e coglie l’occasione del processo che sta subendo per annunciare Cristo morto e risorto. Davvero qui si vede la parresia, la franchezza e il coraggio come frutto dello Spirito che dà agli apostoli, poveri e inermi pescatori, la forza di affrontare i grandi di questo mondo.

 È quanto dice anche il nostro papa quando nel documento programmatico del suo pontificato ci richiama alla centralità dell’annuncio di Cristo morto e risorto Tale annuncio, dice il papa, “deve occupare il centro dell’attività evangelizzatrice e di ogni intento di rinnovamento ecclesiale” (Evangelii gaudium, 164). Gesù Cristo “con la sua morte e resurrezione ci rivela e ci comunica l’infinita misericordia del Padre. (…)  Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti, e adesso è vivo al tuo fianco ogni giorno, per illuminarti, per rafforzarti, per liberarti” (Evangelii gaudium, 164).

 

2. Bombe e missili sulle città

Annunciare il Risorto, luce e speranza di una vita nuova, a un mondo che è ancora avvolto dalla paura e dalle oscurità causate dall’infezione del Covid-19, a un mondo che ogni giorno, da ormai due mesi, registra morti, milioni di profughi e distruzioni di città intere è sicuramente una sfida che ci interpella. Sembra di udire le obiezioni del mondo: Ma dove vivete voi cristiani? Tra le nuvole? Continuate a guardare in alto inneggiando a uno che dite essere risorto, continuate a proclamare la sua signoria sul mondo, cantando a lui come portatore di vita nuova, di gioia e di pace…Non vi accorgete che la realtà è un’altra? È ben altro! Si continua a morire di Covid-19, si muore sotto le bombe e sotto i missili sganciati sulle città e sugli uomini a pochi chilometri da voi. Come potete essere felici? Dov’è la pace portata dal vostro Salvatore se si continua a morire così: migliaia di corpi umani buttati in fosse comuni come animali? Dov’è la pace portata dal vostro Signore?

 

3. Obbedire a Cristo

Così ci sfida il mondo, così la realtà ci interpella. Ci mette in crisi. Possiamo e dobbiamo tuttavia abbozzare un tentativo di risposta: con franchezza e con coraggio come hanno fatto gli Apostoli. La risposta l’abbiamo ascoltata dalla pagina evangelica appena proclamata (Cfr Gv 3, 31-36): “Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa” (v. 35). Tutto è nelle mani del Padre. E’ un’affermazione che spesso affiora anche sulle nostre labbra: siamo nella mani di Dio… È vero. Dio guida la storia. Tutto è in suo potere. Ma Lui ha tutto consegnato al Figlio. Il punto di riferimento ora è Lui, il Figlio, Cristo Signore. Ogni cosa, ogni evento, ogni persona prende da Lui il suo significato e in Lui tutto ha senso. Il discrimine è credere in lui o disobbedire a lui: “Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita” (v. 36). Chi disobbedisce a Lui non vedrà la vita. Se tocchiamo con mano la morte, la divisione, la distruzione, la cattiveria, l’odio, la mancanza di fraternità nel mondo è perché abbiamo disobbedito a Lui. La situazione tragica che stiamo vivendo non è espressione della inefficacia della risurrezione di Cristo; ma della nostra caparbia di continuare a disobbedire a Cristo, nostro Signore, della nostra cocciutaggine di fidarci più delle nostre armi che della Grazia divina. Il Signore ha bisogno della nostra obbedienza per far fiorire la pace, per far sbocciare germogli di vita. Come diceva sant’Agostino: Colui che ha creato te senza di te, non ti salva senza di te (Discorso 169, 13).

 

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