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Il vescovo ai giornalisti, “Nel vostro kit: occhi, orecchi e scarpe da consumare”

Monsignor Regattieri ha incontrato (online) i giornalisti in occasione della festa del patrono. In merito alle vicende di don Orfeo Suzzi e l'istituto Lugaresi, monsignor Regattieri ha ribadito che "in presenza di vicende personali e vista la delicatezza delle materie di cui si tratta, non me la sono sentita di uscire sui giornali”

Il vescovo Douglas durante la conferenza stampa con i giornalisti tenutasi online questa mattina. Foto Sandra e Urbano - Cesena

“Anche se solo online, ho voluto mantenere questo appuntamento con voi”. Lo ha detto questa mattina sulla piattaforma Gotomeet il vescovo Douglas che, nonostante la pandemia e le limitazioni negli incontri, non è voluto mancare alla tradizionale conferenza stampa che ogni anno si tiene in occasione della festa del patrono dei giornalisti che la Chiesa ha ricordato ieri, san Francesco di Sales.

“Vi ringrazio della vostra presenza e del servizio che svolgete in favore della comunità e del territorio”, ha aggiunto il presule che è partito dal messaggio di papa Francesco diffuso sabato scorso per la 55esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (vedi testo a fianco). “Credo che il Pontefice abbiamo posto un tema semplice e vero al tempo stesso: la comunicazione deve essere autentica e per esserlo ha bisogno dell’incontro. Ecco allora i verbi indicati dal Papa: uscire, vedere, incontrare, consumare la suola delle scarpe, per non dare spazio alla comunicazione di palazzo”.

Andare per la strade, è la sollecitazione rivolta ai giornalisti presenti, di tutte le testate del territorio e altri di alcuni uffici stampa. “Non bisogna accontentarsi – ha ribadito monsignor Regattieri. La comunicazione anche oggi esige l’incontro con le diverse situazioni, con la realtà per quella che è. Usando i soli social si rischia una comunicazione asettica”.

Poi i richiami dalla Sacra scrittura. “Il Papa – ha proseguito il vescovo – cita un versetto del Vangelo (Gv 1,46) Vieni e vedi. A me piace ricordare anche l’episodio della samaritana che dopo aver incontrato Gesù va e dice: venite a vedere. E quelli andarono e quando tornarono dissero: lo abbiamo udito. Ecco, quindi, anche l’importanza dell’ascolto. Occhi, orecchi e scarpe, vedrei così il kit del giornalista. Assieme ovviamente, alle vostre competenze, alle relazioni ai vostri rapporti che sapete intrattenere”.

E poi il mondo digitale, che non si può demonizzare, ha scritto Francesco nel suo messaggio. “La nostra vuole essere una comunicazione che si serve della realtà digitale per ampliarla - dice ancora il vescovo -. Con l’attenzione ai rischi che si possono correre, come il recente caso della bambina di Palermo di dieci anni che si è tolta la vita dopo un gioco appreso online. Davanti a questo uso scorretto dell’ambiente digitale io dico che ci vuole discernimento”.

Il Papa cita esempi di buoni comunicatori da indicare ai giornalisti. “Su tutti san Paolo, di cui oggi ricorre la memoria della conversione, il grande comunicatore. E poi il vostro patrono san Francesco di Sales che avviò un nuovo modo di arrivare alla gente, con i suoi famosi bigliettini, in un momento difficile per la Chiesa e in una terra non facile. E in ultimo san Giovanni Paolo II che ha insegnato a tutti come comunicare”, aggiunge monsignor Regattieri.

Nella sua introduzione il vescovo ha voluto parlare anche della situazione diocesana. “Siamo nel pieno del piano pastorale con il quale abbiamo invitato tutti ad andare all’essenziale. E per noi l’essenziale sta nella Parola di Dio, nella Messa, nella Carità e nella custodia del Creato. Questo è lo scheletro fondamentale della vita cristiana, assieme anche al non volere lasciare indietro nessuno. In tanti bussano alle porte della Caritas diocesana e quelle parrocchiali”.

Monsignor Regattieri ha voluto accennare alla ristrutturazione della Diocesi. “Ne stiamo ragionando da ormai due anni – ha precisato -. Entro il 2021 dovremmo arrivare ad alcune conclusioni. Ormai si intravedono queste linee di cambiamento. Andiamo verso sei zone e 21 unità parrocchiali che uniranno parrocchie vicine, con un unico parroco e alcuni sacerdoti collaboratori. Sarà un modo per favorire anche il diaconato e il laicato. Tutti sono chiamati all’unica evangelizzazione”.

Sollecitato dalle domande giornalisti, monsignor Regattieri ha risposto circa le scarpe da consumare e le comunicazioni da parte della Diocesi sulle vicende che riguardano don Orfeo Suzzi e l’istituto Lugaresi. “Il rischio di appiattirsi – ha messo in evidenza il presule – c’è per tutti. I giornalisti mettono già in pratica quello che dice il Papa. Oggi, comunque, tutti vediamo che c’è meno tempo per andare in giro e viene dedicato più tempo per stare davanti al pc. Comunque Francesco dà anche atto ai tanti giornalisti che rischiano per andare a fondo sulle notizie. In merito alle due vicende accennate dico che, in presenza di vicende personali e vista la delicatezza delle materie di cui si tratta, non me la sono sentita di uscire sui giornali”.

Pandemia e comunità cristiane, è stato chiesto ancora. “Le comunità stanno vivendo male questa situazione – ha risposto monsignor Regattieri -. Anche i sacerdoti. Noto una certa stanchezza. D’altra parte c’è anche chi si impegna per cercare vie nuove di comunicazione. Si studiano metodi nuovi, formule innovative, usando anche questa piattaforma che abbiamo messo a disposizione per gli uffici diocesani per i collegamenti via web. Proprio ieri un parroco mi ha confidato: non ho più la mia gente. Per noi è un momento difficile. Una situazione anche di sconforto, in cui noto comunque germi di vitalità”.

I preti nelle unità parrocchiali vivranno in comunità? “Oggi si avverte il bisogno di lavorare assieme tra sacerdoti – ha risposto il presule -. Che vivano assieme è un auspicio. Di certo i preti dovranno collaborare tra loro. Le unità parrocchiali, pur mantenendo distinte le varie parrocchie, potranno proporre un’unica catechesi per gli adulti, un unico centro estivo per bambini e ragazzi, un’unica Caritas. Non vogliamo cancellare la storia delle parrocchie, anzi. Vorremmo aggiornarla, guardando al futuro. Abbiamo già alcuni esempi, tra i quali: Gambettola, Bulgaria e Bulgarnò, con un parroco e due sacerdoti che convivono. Poi Martorano, Ronta e San Martino in fiume. E ancora, l’Osservanza e San Giovanni Bono. A oggi abbiamo 85 sacerdoti incardinati (compresi 7 di origine straniera) e 47 diaconi. Per questi ultimi si tratta di un numero elevato rispetto ad altre diocesi. Saranno sempre di più a servizio delle comunità parrocchiali”.

E l’apertura del Papa verso le donne con l’istituzione dei ministeri dell’accolitato e del lettorato anche per loro? “Devo dire che il Papa è intervenuto là dove da tempo si auspicava – ha detto il vescovo -. Di fatto le donne hanno sempre letto in chiesa e prestato servizio all’altare. Ora è arrivata questa nuova disposizione che, ci tengo a precisare, non significa il ministero sacerdotale alle donne.

C’è stato spazio anche per una domanda sulla situazione delle povertà in città. “Nel nostro dormitorio in vescovado – ha precisato monsignor Regattieri – ci sono sempre 10-12 uomini, dalla sera alla mattina. Al massimo di arriva a 15. Aver aperto il centro diurno la scorsa settimana in via Madonna del parto è stata una benedizione, per tanti che durante il giorno non sanno dove andare. È coinvolta anche la Caritas in questa operazione. Caritas a cui arrivano sempre più richieste. I pasti quotidiani serviti sono almeno 30-40. Proprio stamattina, qui sotto il portico del vescovado, ho visto una persona che ancora dormiva. Ho avuto una stretta al cuore e mi sono chiesto: cosa stiamo facendo per loro?”.

Come saranno le benedizioni pasquali, vista la situazione della pandemia? “Ognuno fa come crede – ha detto il vescovo – dopo aver pensato, pregato e ragionato. Ci sono sensibilità diverse, anche nei confronti del Coronavirus. Ognuno è chiamato a prendersi le sua responsabilità, rispettando le norme in essere e ad andare solo dove viene chiamato. Alcuni sacerdoti le hanno già rinviate. Altri hanno appena avviato il giro”.

Infine, è stato un accenno all’operazione a tre dei settimanali Corriere Cesenate, Il Piccolo di Faenza e Risveglio duemila di Ravenna, di cui qui si è parlato diffusamente. “Ho sempre sostenuto la necessità di mettersi insieme e di valorizzare le singole competenze. Abbiamo tutti da imparare. In questo caso avremo tre testate che lavoreranno in sinergia, mantenendo le loro individualità”.

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