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Ordinati tre nuovi diaconi

La fotogallery della Messa e le testimonianze di Altenio Benedetti, Massimo Moretti e Giovanni Sintini

foto: Pier Giorgio Marini

In Cattedrale a Cesena sabato sera 29 aprile il vescovo Douglas Regattieri ha ordinato tre nuovi diaconi. Massimo Moretti (primo da sinistra in foto) di Case Finali, continuerà a prestare servizio nella sua parrocchia e nella Unità parrocchiale Fiorenzuola. Altenio Benedetti, di Macerone, prosegue il percorso verso il sacerdozio e continuerà a fare servizio in parrocchia e nell’Unità Via del Mare. Giovanni Sintini, di Villamarina-Gatteo a Mare, prosegue il suo servizio in parrocchia e nell’Unità Sul Mare: con la moglie Patrizia sarà il nuovo responsabile per la pastorale della famiglia.

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Di seguito, la fotogallery della Messa di ordinazione a cura di Pier Giorgio Marini e le testimonianze dei tre nuovi diaconi, raccolte alla vigilia dal nostro direttore Francesco Zanotti.

Diaconi (17)

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«Vorrei dedicare un ringraziamento a tutti i parroci di Macerone che mi hanno formato nella fede nei miei 64 anni». Ci tiene subito a esprimere un pensiero grato Altenio Benedetti, a quanti lo hanno avviato alla fede. Ricorda don Ioli e il suo cappellano don Irmo Guidi, poi il periodo di don Pino Zoffoli «a cui sono legati i momenti più belli di servizio all’altare - aggiunge - insieme a tanti altri bambini, le scampagnate sulla sua 500 in cui tutti trovavamo posto, i giochi e le partite di calcio. Che tempi felici». Poi don Sauro Rossi negli anni degli studi universitari, «don Giorgio Zammarchi - prosegue nel suo raccontarsi l’ex insegnante di Scienze al liceo Scientifico “Righi” di Cesena - che per primo ha colto in me qualche segno di vocazione, mentre avevo già cominciato il mio lavoro di insegnante». Quindi i 30 anni trascorsi con don Agostino Tisselli nell’esperienza del movimento di Comunione e Liberazione e della scuola di comunità «ai quali - ci tiene a precisare Benedetti - devo gratitudine per aver dato sostanza alla mia fede. In quel periodo ho anche svolto per 11 anni servizio caritativo nell’Unitalsi come responsabile della sottosezione di Cesena, con accanto gli assistenti don Renato Baldazzi e don Firmin Adamon. Infine padre Giovanni Bianchi e il suo collaboratore don Alex che mi stanno accompagnando in modo ottimale nel servizio verso il presbiterato». Un pensiero particolare e di grande affetto il prof in pensione desidera rivolgerlo a due persone di due comunità religiose della nostra diocesi: il cappuccino padre Antonio Stacchini, e don Gabriele Dall’Ara dell’abbazia benedettina del Monte, «la cui amicizia è stata fondamentale per il discernimento della mia vocazione - prosegue Benedetti -. Si tratta di un percorso lungo, dove pian piano sono emersi in modo sempre più chiaro i segni di una chiamata, che il vescovo Douglas ha saputo riconoscere e che ha formalizzato, a nome di tutta la Chiesa. Mi piace pensarea questa vocazione adulta, come la si definisce, come a un segno della freschezza e della libertà con cui lo Spirito continua ad agire tra noi».

Come si decide di entrare in seminario dopo una vita trascorsa a scuola?

Ho cercato nel mio lavoro di insegnante di dare più importanza allo stabilire legami con gli alunni, senza trascurare le esigenze didattiche. Terminato il mio ruolo di insegnante, mi è sembrato giusto cercare di impegnare le mie energie in questo ambito, proponendo, in una forma più diretta, la sequela di Cristo come unica salvezza per gli uomini. La fede che per me è stata fondamentale, vorrei che diventasse il nutrimento della vita di tante altre persone. Le circostanze particolari in cui mi sono trovato mi hanno consentito di prendere questa risoluzione.

Come si vive questo periodo prima dell'ordinazione diaconale? Quali le attese, le paure e le speranze?

Sto terminando il mio terzo e ultimo anno di studi alla Facoltà teologica presso il seminario regionale di Bologna. L’approfondimento della teologia è fondamentale per chi si prepara a un ministero, e la vita in seminario aiuta nel verificare i propri obiettivi. A questo punto le scelte sono state fatte e il desiderio è di arrivare all’ordinazione, prima diaconale e poi presbiterale con piena consapevolezza dei compiti e delle funzioni che dovrò svolgere per essere di aiuto al vescovo in favore della nostra comunità cristiana. Mi aspetto di essere un operaio comune nella vigna del Signore.

Come si svolge il servizio nelle parrocchie di Ruffio, Ponte Pietra e Macerone? 

Svolgo il mio servizio durante la liturgia nelle tre parrocchie nei fine settimana, quando torno in Diocesi dal Seminario. Seguo anche come catechista una classe di bambini che riceveranno la Cresima a fine maggio. Padre Giovanni poi non manca di coinvolgermi nei campi scuola organizzati dall’Unità parrocchiale. Studio e attività liturgico- pastorale sono la base della mia formazione. L’anno prossimo continuerò la presenza al Seminario Maggiore, ma lo studio sarà più orientato verso l’ambito pastorale. Avrò a disposizione più giorni per il servizio nella parrocchia in cui il vescovo mi destinerà come diacono.

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«Sono nato a Ferrara - dice di sé Massimo Moretti - dove sono stato battezzato il 9 aprile 1963. Nell'infanzia ho cambiato casa e parrocchia varie volte finché, a 14 anni, la mia famiglia si è stabilita nel quartiere di San Giorgio».

Poi accade un fatto che incide non poco nella sua vita, quando ha 16 anni. «La morte, dopo una breve malattia, di mio padre Leonardo confida - mi ha causato un vuoto e una necessità di risposte che ho cercato in padre Giacomo Ferrari, un giovane monaco olivetano che da pochi mesi era stato destinato al monastero di Ferrara. È stata la persona che mi ha dato un primo imprinting per la mia crescita nella fede e nella carità verso i deboli avviando, insieme ad altre decine di ragazzi della mia età, un fantastico percorso di fede che mi ha accompagnato in tutta la giovinezza». Dopo la laurea in ingegneria e dopo varie opportunità lavorative «ho scelto il Comune di Cesena - continua nel racconto Moretti - dove tuttora lavoro come funzionario nel Settore Tutela Ambiente e Territorio. Nel 1995 ho incontrato Monica, mia sposa l’anno dopo, con cui ho avuto due figlie, Benedetta e Lucia».

Dal 1996 il futuro diacono risiede a Case Finali dove ha conosciuto i due sacerdoti, don Luigi Fusaroli e don Marcello Palazzi, che lo hanno coinvolto nella vita della parrocchia e gli hanno trasmesso il desiderio di conoscere e approfondire la Parola di Dio e di mettersi a servizio agli altri. «In parrocchia condivido con Monica numerose esperienze in ambito catechistico e spirituale nel gruppo di preghiera Maria Immacolata, nel gruppo biblico e nella gestione del circolo Acli», aggiunge.

Nel 2016 Moretti manifesta a don Marcello l’intenzione di avviare un percorso di discernimento verso il diaconato, che inizia nel 2019 sotto la guida fraterna, esemplare e attenta di don Pier Giulio Diaco.

«Nello svolgimento del ministero nella Chiesa - prosegue nel raccontare della propria esperienza - vorrei potermi sentire come dentro una grande famiglia dove, pur non mancando i problemi, vi sono anche i carismi e le possibilità di confronto e crescita nei servizi propri del diaconato». In merito al ruolo del diacono, Moretti ricorda una frase di papa Francesco: è il custode del servizio nella Chiesa. Per favore, non tenete i diaconi sull’altare: che facciano i lavori fuori, nel servizio... non fare i sacerdoti mancati. E poi conclude: «Il diacono non deve sentirsi un tappabuchi solo perché i sacerdoti sono pochi». Comunque, «tutto quanto sarebbe vano senza il quotidiano contatto con la Parola che mi potrà permettere di vivere nell'umiltà e nella verità la diaconia, per poter mostrare una Chiesa dal volto attraente».

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«Mi chiamo Giovanni Sintini e sono nato e cresciuto a Villalta di Cesenatico. La mia mamma frequentava la Messa domenicale, mio padre invece entrava raramente in chiesa, tuttavia la colonna che sostiene il tabernacolo della chiesa di Villalta l’ha costruita lui. La mia vocazione nasce in questa porzione di terra e si sviluppa nell’esperienza di una fede maturata in parrocchia. Quando ero adolescente, carico di ideali, buoni propositi e una forte componente di ingenuità, ho detto a Gesù: «Voglio fare qualcosa per Te». Mi ha preso sul serio. Si è fatto mendicante del mio amore, rendendosi presente nei bambini e nei ragazzi ai quali facevo catechismo e nei malati che ogni tanto visitavo, frequentando il Cvs. Come ai discepoli di Emmaus si è messo accanto a me affinché Lo potessi riconoscere. E lo ha fatto in modo speciale tramite un direttore spirituale che dopo la maturità mi ha accompagnato a capire che non ero io a fare qualcosa per Lui, ma era Lui che faceva tutto per me. Mi ha aiutato a mettermi in ascolto per scoprire il suo disegno di amore. Certo non è stato un cammino lineare. Uscite di strada, battute d’arresto, retromarce. Con i miei limiti è da mettere in conto.

Tutto questo non ha impedito a Gesù di farmi crescere e di riempirmi di doni. Il più grande: Patrizia, con la quale condivido la chiamata al matrimonio.

Siamo sposi dal 1992 e frequentiamo da allora la parrocchia di Villamarina Gatteo Mare dove risiediamo. Senza di lei non sarei diventato l’uomo che sono. Spesso il Signore si serve delle persone che ci amano e che amiamo per farci maturare. Rimanendo in tema di doni penso ai figli Agnese, Giacomo, Francesco. Di loro siamo orgogliosi, anche se a volte non condividono le nostre scelte. Ci hanno aiutato a diventare genitori migliori. Un proposito che ho a cuore: fare meno danni possibili e non opporre resistenza alla trasfigurazione che Cristo vuole operare in me con la sua Pasqua. Un desiderio che arde in me: vorrei che ognuno facesse esperienza dell’Amore di Dio e dell’amicizia con Lui. Un progetto: essere il più possibile uno strumento perché la misericordia di Dio incontri la miseria e la fragilità delle persone, e da questo rifiorisca la bellezza che ognuno ha ricevuto in dono e che spesso rimane nascosta.

Diventare diacono per me è un po' questo: servire la gioia dei fratelli, quella che nasce dall’incontro con Cristo risorto, vivo e presente. È un impegno che Patrizia e io desideriamo vivere insieme. Confidiamo nell’aiuto degli amici e soprattutto di Colui che può far nascere i fiori dalle rocce».

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