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Partita col botto la Scuola diocesana di Dottrina sociale della Chiesa

È iniziata ieri sera in Seminario la Scuola di Dottrina sociale della Chiesa. Ed è cominciata col botto, viste le 61 iscrizioni raccolte, andate bel al di là di ogni più rosea previsione.

Nella foto il vescovo Douglas durante il suo intervento di ieri sera

È partita ieri sera in Seminario la Scuola di Dottrina sociale della Chiesa. Ed è partita col botto, viste le 61 iscrizioni raccolte, andate bel al di là di ogni più rosea previsione. La Scuola è organizzata dalla Commissione diocesana Gaudium et spes guidata da Marco Castagnoli.

In effetti, dopo tanti anni di assenza, se si eccettuano alcune esperienze tenutesi nelle zone pastorali, forse si avvertiva l'esigenza di un momento formativo sulla Dottrina sociale della Chiesa. Anche la vicinanza con la scadenza elettorale può avere giocato a favore. In ogni caso, il risultato delle iscrizioni è stato eccellente e la prima serata ha suscitato interesse e un vivace dibattito.

Due gli inteventi in programma: quello del vescovo Douglas che ha richiamato alla necessità di "evangelizzare il sociale", a cui ha aggiunto i quattro pincipi di papa Francesco contenuti nell'esortazione apostolica di Bergoglio Evangelii Guadium: Il tutto è superiore alla parte; la realtà è più importante dell'idea; il tempo è superiore allo spazio; l'unità prevale sul conflitto. Numerosi anche i richiami al discorso di papa Francesco tenuto in piazza del Popolo a Cesena il primo ottobre scorso. Monsignor Regattieri ha anche ricordato che "evangelizzare il sociale è un'opera che si svolge in favore dlel'uomo, per il suo sviluppo umano. La fede è un dono prezioso di cui l'uomo ha bisogno".

Monsignor Walter Amaducci, vicario episcopale per la pastorale, ha messo in evidenza che "la Dottrina sociale della Chiesa fa parte del patrimonio della Chiesa cattolica". Poi ha ricordato il Convegno ecclesiale di Palermo durante il quale intervenne papa Giovanni Paolo II sul tema del'unità politica dei cattolici. "Da allora - ha rimarcato don Amaducci - non è più cambiato nulla per i cattolici in politica. I criteri sono rimasti quelli".

Di seguito ripubblichiamo il brano famoso circa l'impegno dei cattolici in politica e le scelte della Chiesa e della comunità cristiana. Si parlò, allora, di "discernimento comunitario", ancora valido oggi.

La Chiesa non deve e non intende coinvolgersi con alcuna scelta di schieramento politico o di partito, come del resto non esprime preferenze per l’una o per l’altra soluzione istituzionale o costituzionale, che sia rispettosa dell’autentica democrazia (cf. Centesimus Annus, 47). Ma ciò nulla ha a che fare con una “diaspora” culturale dei cattolici, con un loro ritenere ogni idea o visione del mondo compatibile con la fede, o anche con una loro facile adesione a forze politiche e sociali che si oppongano, o non prestino sufficiente attenzione, ai principi della dottrina sociale della Chiesa sulla persona e sul rispetto della vita umana, sulla famiglia, sulla libertà scolastica, la solidarietà, la promozione della giustizia e della pace.

È più che mai necessario, dunque, educarsi ai principi e ai metodi di un discernimento non solo personale, ma anche comunitario, che consenta ai fratelli di fede, pur collocati in diverse formazioni politiche, di dialogare, aiutandosi reciprocamente a operare in lineare coerenza con i comuni valori professati. 

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