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Piccola famiglia della Risurrezione. Il vescovo Giorgio Biguzzi: "La nostra porta rimane sempre aperta"

Parla il commissario nominato dal vescovo Douglas e chiarisce: "Padre Orfeo non è stato mandato via. E' lui che se ne è andato"

Nella foto, la chiesa di Valleripa (Mercato Saraceno) a cui fa riferimento la Piccola famiglia della Risurrezione

Taglia abbastanza corto il vescovo cesenate Giorgio Biguzzi, emerito di Makeni in Sierra Leone. Dal giugno scorso è stato nominato commissario della Piccola famiglia della Risurrezione. L’ha deciso il vescovo Douglas per cercare di capire meglio cosa stesse accadendo nella comunità fondata dal sacerdote diocesano Orfeo Suzzi. 

Essere accusati di bullismo religioso - dice monsignor Biguzzi - mi lascia davvero perplesso. Se poi a questo si aggiunge anche la campagna diffamatoria che la Diocesi avrebbe, o io stesso avrei, realizzato nei confronti di padre Orfeo e della sua comunità, non so proprio cosa poter pensare. Chi avremmo diffamato? Verso chi sarebbe stato realizzato il bullismo? Religioso, per aggiunta”. 

Sarebbe stata la Chiesa locale che vive in Cesena-Sarsina, stando alle accuse di cui ogni tanto si legge, ad avere costretto padre Orfeo e quanti a lui sono rimasti fedeli a dover lasciare Valleripa. “Non è così - aggiunge ancora il vescovo/commissario -. È lui che se ne è andato”. 

La comunità religiosa ora si è ricostituita. Ha tenuto il capitolo a Cesenatico. Ha eletto i nuovi superiori. Il vescovo Douglas in apertura ha celebrato la Messa. Due settimane dopo ha approvato il nuovo statuto e ha benedetto i nuovi responsabili e tutti i membri della ricostituita comunità. “La comunità è accogliente, verso tutti - prosegue il vescovo Giorgio - anche verso don Orfeo. È lui che se ne è andato di sua iniziativa”. 

Dal giugno scorso padre Orfeo non si fa trovare, come conferma monsignor Biguzzi che ricostruisce un po’ la storia di questi nove tormentati mesi. “Don Orfeo dice che è da tre anni che subisce attacchi da parte della Diocesi. Io sarei voluto andare a trovarlo, ma si è allontanato di sua volontà, dicendomi che poi si sarebbe fatto vivo. Così non è stato. Mi ero offerto anche di andare a fargli visita in Piemonte. Mi fu risposto che mi avrebbe ricevuto solo nello studio del suo legale”. 

Non se ne è fatto nulla di tutti questi tentativi. Ora la comunità è ripartita e le convocazioni per il capitolo furono inviate anche a don Orfeo e a quanti sono con lui, cinque/sei membri in tutto. “Abbiamo cercato in ogni modo di andargli incontro - ribadisce monsignor Biguzzi -. Ora mi pare che sia don Orfeo sia i suoi si siano autoesclusi. Anche il decreto assunto dal dicastero vaticano parla chiaro: ha dato ragione alla decisione assunta dal vescovo, nonostante il lungo esposto depositato da padre Orfeo. Noi comunque siamo qua. E la nostra porta rimane aperta”.

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