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Via Crucis per le vie del centro città. Il vescovo Douglas: "La croce giudica la nostra pretesa autosufficienza"

"Quando siamo ossessionati dall’accumulo delle cose e non ci accorgiamo dei poveri, siamo come il ricco epulone", ha aggiunto il presule

La Via crucis di questa sera per le vie del centro di Cesena. Piazza del Popolo. Foto Pier Giorgio Marini

Questa sera per le vie del centro storico di Cesena, si è svolta la Via Crucis. Partita dalla chiesa di San Domenico, passando per la piazza del Popolo (cfr foto in basso), i fedeli (non meno di 500 le presenze) sono poi giunti in Cattedrale, dietro la Croce che simboleggia la passione di Cristo. In tutto sono state cinque le stazioni meditate, accompagnate da letture, canti e preghiere. La Via Crucis è stata organizzata dal movimento di Comunione e liberazione. 

Di seguito pubblichiamo il testo pronunciato in Cattedrale dal vescovo Douglas (nella foto qui sotto, di Pier Giorgio Marini).

vescovo via crucis.7.4.2023.foto marini

Nella preghiera del Prefazio, durante i giorni della passione, la liturgia ci fa pregare così: “Nella potenza ineffabile della croce splende il giudizio sul mondo” (Prefazio della passione/1). Perché? La croce è il vero giudizio sul mondo, su ciascuno di noi, sugli eventi della storia. Lei sola può farlo e non si sbaglia. Quattro considerazioni:

 

  1. 1.    La croce: un giudizio sulla nostra autosufficienza

Poiché sulla croce Gesù dà esempio di totale abbandono in Dio, la croce giudica la nostra pretesa autosufficienza.

Un esempio dal Vangelo: la croce smaschera il cuore del fariseo al tempio:

 

Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: "O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo". Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: "O Dio, abbi pietà di me peccatore". Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato" (Lc 18, 10-14).

 

Quando ci autogloriamo, siamo come il fariseo nel tempio.

 

  1. 2.   La croce: un giudizio sul nostro egoismo

Poiché sulla croce Gesù dà esempio di amore fino allo spargimento del sangue, la croce giudica i nostri compromessi e le nostre meschinità nel donarci.

Un altro esempio, sempre dal vangelo: la croce smaschera l’egoismo del ricco epulone:

 

C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: "Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma" (Lc 16,  19-24).

 

Quando siamo ossessionati dall’accumulo delle cose e non ci accorgiamo dei poveri, siamo come il ricco epulone.

 

  1. 3.   La croce: un giudizio sulla nostra mancanza di misericordia

Poiché sulla croce Gesù dà esempio di perdono, la croce giudica, quando siamo offesi, la nostra alterigia.

La croce smaschera la nostra incapacità di perdonare, come ben evidenzia l’esempio che Gesù fa del servo spietato:

 

Il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa". Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: "Restituisci quello che devi!". Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò". Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito (Mt 18, 23-30).

 

Quando non perdoniamo, siamo come il servo spietato.

 

  1. 4.   La croce: un giudizio sulle nostre impazienze

Poiché sulla croce Gesù dà esempio di pazienza, la croce giudica, quando siamo nella sofferenza, le nostre intemperanze, le nostre resistenze e le nostre incapacità di resa nelle mani di Dio.

La croce smaschera le nostre impazienze:

 

Satana si ritirò dalla presenza del Signore e colpì Giobbe con una piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo. Giobbe prese un coccio per grattarsi e stava seduto in mezzo alla cenere. Allora sua moglie disse: "Rimani ancora saldo nella tua integrità? Maledici Dio e muori!". Ma egli le rispose: "Tu parli come parlerebbe una stolta! Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare il male?" (Gb 2, 7-10).

 

     Quando il dolore provoca in noi ribellione, siamo come la moglie di Giobbe.

    

     Tu, o Signore, che sulla croce ci hai insegnato l’abbandono, la carità, il perdono e la pazienza, abbi pietà di noi, della nostra pretesa autosufficienza, del nostro egoismo, della nostra incapacità di essere misericordiosi, delle nostre impazienze e ribellioni.

 

     Pietà di noi, Signore. Pietà.

***

Di seguito, la fotogallery a cura di Pier Giorgio Marini.

Via Crucis (14)

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