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Coronavirus. I Popolari per Cesena scrivono: "Usiamo la ragione e il cuore insieme"

A proposito delle linee guida e di un documento dell'Azienda sanitaria della Romagna

Foto Pier Giorgio Marini

Caro direttore,

da molte parti si parla della sindrome Covid-19 come di una guerra. Purtroppo, ha le stesse conseguenze di una guerra sia nei riguardi della popolazione che dell’economia. Però è una guerra contro un nemico invisibile, sconosciuto e subdolo e che soprattutto si accanisce contro i più deboli e indifesi. Fra questi chi sta pagando il prezzo più alto è proprio la popolazione anziana. Noi siamo convinti che se Dio ha concesso agli esseri umani una vita più lunga è perché certamente ha inteso consentire loro di portare frutti anche nella stagione della vecchiaia. San Giovanni Paolo II nel 1999 nella sua lettera agli anziani scriveva: ”Gli anziani aiutano a guardare alle vicende terrene con più saggezza, perché le vicissitudini li hanno resi esperti e maturi. Essi sono custodi della memoria collettiva, e perciò interpreti privilegiati di quell'insieme di ideali e di valori comuni che reggono e guidano la convivenza sociale.” Questo ci deve dare la misura di cosa stiamo rischiando di perdere in questa evenienza. Gli anziani sono la fascia di popolazione che sta pagando più duramente anche le conseguenze del lockdown. Spesso perché soli o comunque privati del contatto di figli e nipoti che per loro sono linfa vitale.

Proprio per questo ci fa inorridire, che per mere opportunità politiche, si alimentino ingiustificate paure che vanno a pesare ulteriormente nei loro confronti. Ci riferiamo alle accuse, che alcuni esponenti politici della destra cesenate hanno rivolto all’Ausl, di voler compiere discriminazioni nei loro confronti per l’accesso alla terapia intensiva. Cosa che da noi non è mai successa. Lo stanno a testimoniare i numerosi ultrasettantenni, alcuni ben noti, che hanno potuto usufruire della terapia intensiva. Essi fanno riferimento a un documento dell’Ausl che altro non fa che riportare i criteri definiti dalla Siaarti (cioè la Società italiana degli anestesisti e rianimatori) nel caso si debba ricorrere al “ceiling of care”, ovvero alla limitazione di accesso alle cure in caso di indisponibilità di posti in terapia intensiva. In quel caso, e solo in quel caso, valgono le ‘regole di guerra’ scegliendo chi più ha speranza di poterle sopportare.

Da noi sono sempre i medici a scegliere chi far accedere alle terapie, non sono mai imposte dallo stato come succede in Olanda o in alcuni stati americani. Grazie alla loro abnegazione e straordinario supporto, anche con metodologie innovative nella terapia sub-intensiva, non ci siamo mai trovati in queste condizioni. Cogliamo l’occasione per rinnovare a loro la nostra riconoscenza per l’immane lavoro che stanno svolgendo. Ma ci chiediamo: se sono i medici a decidere, perché tali precisazioni nel documento Siaarti riportate da quello dell’Ausl? Ce lo spiega l’Associazione dei medici rianimatori stessa: “tentare di illuminarne il processo decisionale … e contribuire a ridurne l’ansia, lo stress e soprattutto il senso di solitudine” dei medici che fossero costretti a compiere queste scelte.

In diverse zone d’Italia purtroppo i medici sono stati costretti a fare scelte del genere, soprattutto in Lombardia, come risulta dalle numerose interviste rilasciate. Al Bufalini, nella fase pre-covid, erano a disposizione 17 posti di terapia intensiva, che alla fine di marzo erano più che raddoppiati diventando 35. Questo ha permesso di andare in soccorso ad altre strutture ospedaliere, come ad esempio i malati giunti dal piacentino, senza mai saturare le risorse UTI e rimanendo sempre con disponibilità per ulteriori emergenze. Tanto che, ad oggi, alcuni posti sono già stati restituiti all’uso per terapie no-covid.

A questo proposito deve andare il plauso all’Azienda sanitaria di aver permesso ai medici di riorganizzare la struttura ospedaliera nella maniera più ottimale per rispondere all’emergenza. Probabilmente sono state queste considerazioni che hanno portato alla modifica del documento iniziale ritenendolo non necessario e opportuno vista la situazione. In tutta la regione Emilia-Romagna, pur partendo da una situazione in regola secondo i suggerimenti del sistema sanitario nazionale in tempi normali, i posti disponibili in terapia intensiva sono più che raddoppiati con un incremento del 109,9 per cento. Per altre regioni è stato più difficile perché partivano da situazioni in sé già svantaggiate. Per queste considerazioni riteniamo non eticamente corretto, soprattutto nella situazione che stiamo vivendo, suscitare inutili e falsi allarmismi. Occorrerebbe mettere da parte slogan, propaganda politica e polemiche ideologiche da salotto e usare maggiormente la ragione e il cuore.

Grazie per l'ospitalità.

Popolari per Cesena

Carissimi, pubblico questo vostro scritto con una mia breve annotazione. Se non sbaglio, i dubbi sollevati dal consigliere Enrico Castagnoli non riguardavano l'operato di chi da ormai due mesi si trova in primissima linea, ma un documento dell'Asl, poi prontamente modificato, in cui era scritto nero su bianco, tra l'altro, che dopo gli 80 anni i pazienti non sarebbero stati più da ricoverare in Terapia intensiva. Un passaggio di certo forte, che riporto qui sotto, cui è stato posto rimedio in breve, di fronte al quale si sono levate diverse prese di posizione, tra cui quella di Castagnoli.

In merito, sull'edizione cartacea in edicola da domani, ospitiamo in argomento a pagina 3 l'intervento della dottoressa Annamaria Amaducci, presidente del Movimento per la vita a Cesena.

Alla prossima.

Francesco Zanotti

Ecco il brano citato tratto dal documento dell'Asl poi modificato: 

NON verranno sottoposti a ventilazione artificiale invasiva né ricoverati in Rianimazione i pazienti con almeno una delle seguenti caratteristiche:
- Età > 80 anni
- Età tra 70 e 80 anni in presenza di comorbidità rilevanti
- Pazienti con insufficienza renale cronica in trattamento dialitico e età > 70 anni
- Pazienti con quadri pre-esistenti di insufficienza respiratoria di gravità tale da richiedere: ossigenoterapia domiciliare, NIV-CPAP
- Pazienti con grave comorbidità cardiologica NYHA 3 o 4
- Pazienti con patologie onco-ematologiche attive
- Pazienti oncologici con neoplasie invasive o metastatiche

 

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