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Il carnevale e le tradizioni di un tempo che non torna

Scrive Massimo Pieri, per tutti Pepe

Oggi, ulitmo giorno di carnevale, scrive al direttore l'amico/lettore Massimo Pieri, per tutti Pepe.

Ecco la sua lettera.

Buongiorno Francesco. È arrivato l'ultimo giorno di carnevale. Quindi buon Martedì grasso.Del carnevale e dei suoi innumerevoli significati, usi e costumi ne abbiamo sentito fin da bambini a scuola. È sempre bene fare un ripassino... spesso qualcuno si racconta aneddoti o significati oscuri alla nostra cultura.

Il periodo del carnevale viene indicato come “Tempo di Settuagesima” nei paesi di tradizione cattolica e viene inteso come periodo preparatorio precedente la riflessione e riconciliazione con Dio proprio della Quaresima. Il Tempo di carnevale inizia con la cosiddetta domenica di settuagesima, cioè la prima delle nove domeniche precedenti la Settimana Santa, per avere il suo culmine dal Giovedì dell’ultima di queste settimane al Martedì grasso. Giorno quest’ultimo che precede il Mercoledì delle Ceneri il quale dà inizio alla Quaresima (e quindi al digiuno quaresimale) che conduce alla Pasqua, ricorrenza mobile, ossia con cadenza annuale ma variabile (sempre però dal 22 marzo al 25 aprile) correlata al ciclo lunare.

Martedì grasso e astinenza quaresimale. Ecco perché si può dire che la storia del carnevale, al di là della perdita della sua connotazione religiosa tipica dell’età moderna (legata al fatto che l’astinenza quaresimale e la concentrazione su preghiera e penitenza, e carità sono molto meno diffuse rispetto al passato) è storia del Martedì grasso visto che con questo termine viene indicato l’ultimo giorno della festività e il giorno immediatamente precedente il Mercoledì delle Ceneri che segna l’inizio della Quaresima che porta alla Pasqua, principale solennità del Cristianesimo.

Non a caso il termine carnevale viene fatto derivare dal latino carnem levare (eliminare la carne) a indicare proprio il banchetto che si teneva nell’ultimo dì della festività, il martedì prima dell’inizio del periodo quaresimale.

Passano gli anni e passano le stagioni e cambiano le mode e i modi di approcciarsi a ogni tradizione. Una volta il Carnevale era vissuto, nei paesi o piccole città come una festona. Il pomeriggio non si lavorava per andare a fare baldoria tutti  insieme in piazza. Addirittura si facevano gare tra i quartieri per il carro più bello. Oggi purtroppo chi fa Carnevale, vedi Venezia, Ivrea, Cento, Gambettola, lo fa solo per un ritorno economico.

Riprendiamoci le nostre sante tradizioni, come quella che da domani sarà (d'obbligo?) non mangiare carne il venerdì. Epico l'aneddoto in un film su don Camillo che entra in casa di alcuni contadini mentre attorno al desco consumavano una frugale cena: "È venerdì, sbotta il prete, avete mangiato di magro?" Certo reverendo, risponde balbettando il mezzadro". Eh, nei tempi che passano... facciamoli tornare...

Buon Carnevale. 

Il solito Pepe - Massimo Pieri

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