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Isola ecologica e buon senso. La protesta di un lettore

La lettera di un cittadino "consapevole e rispettoso di cose e ambiente"

Isola ecologica e buon senso. La protesta di un lettore

Caro direttore,

volevo raccontare un episodio che mi ha veramente fatto arrabbiare. Soprattutto considerando l’impegno che da tempo metto in campo per diffondere la cultura del riciclo, riuso e riutilizzo.

Partiamo dal presupposto che in casa mia vige la regole del “non si butta mai nulla”. Tutto può essere riutilizzato, riciclato, riportato a nuova vita e comunque, in alternativa, donato. Proprio per questo nel corso degli anni ho frequentato regolarmente magazzini di ritiro/recupero/riutilizzo o smaltimento finale di cose non più utilizzate o utilizzabili. Non sono un rigattiere né un accumulatore seriale. Molto più semplicemente potrei essere inserito nella categoria del cittadino “consapevole e rispettoso di cose e ambiente”.

In questa cornice proprio un paio di giorni fa attorno alle 15,30 mi sono deciso di portare a una stazione ecologica di Hera, a Cesena, due pentole a pressione da riutilizzare in quanto praticamente nuove e uno schermo piatto di un pc anch’esso funzionante. L’intento era quello di consegnare il tutto tra i prodotti riutilizzabili.

Arrivato alle 15,45 di fronte all’ingresso della Stazione ecologica mi sono subito accorto di non poter parcheggiare e seguire la fila già presente sul luogo. Ero, al momento del mio arrivo, preceduto da tre auto, quattro furgoni e un camion (foto allegata). La fila arrivava sino a occupare pericolosamente la carreggiata della statale Romea rendendo difficile il transito delle auto che la percorrevano.

Dato l’esiguo numero di cose da scaricare ho deciso di parcheggiare oltre l’ingresso, prendere la scatola con le due pentole e lo schermo e recarmi a piedi all’ingresso della Stazione ecologica – zona scarico merci. Dopo aver pazientemente aspettato per 10 minuti davanti alla catena che giustamente impedisce l’ingresso a chi non è stato autorizzato ad entrare dal personale addetto alle operazioni di scarico, ho finalmente attirato l’attenzione di un operatore che mi ha guardato e, senza proferire parola, ha alzato il braccio e mi ha fatto il segno di allontanarmi e tornare indietro.

A quel punto ho chiamato l’operatore che prima ancora di poter spiegare le mie intenzioni mi ha detto che dovevo tornare indietro alla fine della fila, mettermi in attesa IN AUTO e non a piedi, e aspettare il mio turno. Naturalmente ho cercato di spiegare che la quantità e la tipologia del prodotto che avevo portato in Stazione ecologica, con la mia auto, a mie spese, nel mio tempo ,…, era di ben poco conto. Avrebbe potuto semplicemente allungare le braccia e prendere la scatola, oppure farmi passare e in un attimo depositare il tutto.

NULLA DA FARE! LE REGOLE SONO REGOLE E VANNO RISPETTATE!

La regola in questione prevedeva una serie di elementi che avrebbero comportato una inutile e grande perdita del mio tempo, un buon contributo al tasso di inquinamento legato all’utilizzo dell’auto in fila, il rischio di incidente nella permanenza sulla carreggiata della statale Romea, una spesa non prevista nel canone Hera, ma a carico di me cittadino contribuente.

Naturalmente ho ricaricato il tutto e sono tornato a casa.

Perché ho deciso di raccontare questa mia breve storia? Semplicemente perché al di là di tutte le ragioni che qualunque cittadino potrebbe portare e urlare nella fase di denigrazione del servizio offerto da Hera, purtroppo nel mio caso non è così. Non è così perché in qualità di docente in questo disgraziato anno scolastico pandemico ho sviluppato con i miei alunni di classe quarta un percorso di Educazione civica legato al “Riciclo, riutilizzo e riuso dei rifiuti” (percorso dal titolo “RIFIUTIAMOCI”).

In classe quinta abbiamo realizzato un gigantesco lavoro su di un pilastro fondamentale alla base dello sviluppo sostenibile, sto parlando della Green economy, ovvero quel processo necessario a promuovere crescita economica e sviluppo sociale, garantendo nel contempo risorse e servizi ambientali necessari per il nostro benessere (percorso dal titolo “GREEN ECONOMY: GREEN JOBS & GREEN TALENTS”).

Ha senso sviluppare un percorso didattico fatto di ricerca, progettazione e realizzazione di materiali conoscitivi con i quali acquisire e sviluppare la capacità di compiere scelte consapevoli? Le stesse scelte in grado di modificare comportamenti quotidiani e le conoscenze di ecoefficienza, rinnovabilità dei materiali, riciclo dei rifiuti, efficienza e risparmio energetico?

Ha un senso fare tutto questo quando è così difficile consegnare in una stazione ecologica due pentole e uno schermo? 

Tra qualche giorno tornerò sul luogo da dove tutta questa storia è iniziata.

Grazie per l'ospitalità.

William Costantini

Caro Costantini, pubblico la sua lettera anche se, devo essere sincero, fatico nel trovare ragioni per il suo disappunto. Comprendo benissimo le sue ragioni dettate dal buon senso, ma chi le sta davanti come può conoscere il suo impegno in termini di rispetto per ambiente e cose. E poi, comunque, che c'entra con il superamento della fila, anche se avrebbe comportato un suo snellimento? Francamente non saprei. Comunque giro i suoi quesiti a Hera che magari potrà adottare una doppia fila, una per materiali ingombranti e un'altra per merci di piccola taglia.

Buona domenica.

Francesco Zanotti

zanotti@corrierecesenate.it

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