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Nuove preoccupazioni sulla "Legge Scalfarotto" regionale

Preoccupazioni di fronte alla possibile approvazione del progetto di legge regionale contro l’omotransnegatività e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere", in fase di avanzato esame presso la Commissione Parità dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna.

Nuove preoccupazioni sulla "Legge Scalfarotto" regionale

Caro Direttore,

scrivo al Corriere Cesenate per esprimere la mia personale, fortissima preoccupazione – condivisa, per certo, anche da molte altre persone – di fronte alla possibile approvazione del progetto di legge (p.d.l.) regionale contro l’omotransnegatività e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere",attualmente in fase di avanzato esame presso la Commissione Parità dell’Assemblea Legislativa della nostra Regione.

Su tale iniziativa legislativa, promossa originariamente dai Consigli comunali di Bologna, Parma, Reggio Emilia e San Pietro in Casale, e dei suoi contenuti fondamentali il Corriere Cesenate ha già ospitato, nel numero pubblicato il 14/02/2019, un articolo dell’amico Enrico Castagnoli alla cui lettura (o rilettura) rinvio per la sua chiarezza ed incisiva essenzialità.

Ti invio, a questo riguardo, il testo di una pregevole disamina che, del p.d.l. in questione, ha effettuato di recente l’autorevole Prof. Avv. Paolo Bontempi di Faenza in particolare sotto il profilo politico-legislativo e giuridico: un testo che, non potendo essere pubblicato sul giornale per le sue dimensioni. Ti pregherei però di mettere a disposizione dei lettori nella sua integralità sul sito web del Corriere Cesenate.

Dalle fondatissime osservazioni critichedel Prof. Bontempi vorrei riprendere, perché assolutamente puntuali e condivisibili, alcuni passaggi che ne evidenziano una quadruplice incoerenza:

1)  l’assenza per la collettività regionale dell’esigenza – oggettiva, reale e concreta – di una legge a tutela delle SOLE discriminazioni (anche potenziali o addirittura percepite come tali) derivanti dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere di una persona;

2)  l’assenza, inoltre, di concreti fenomeni di discriminazione, rilevati in termini documentati a livello statistico, dovuti all’orientamento sessuale o all’identità di genere, e ciò non solo a livello regionale, ma anche a livello nazionale;

3)  la forzatura di un’iniziativa legislativa regionale su un tema rispetto al quale è chiaramente mancata, a tutt’oggi, la volontà di intervenire a livello parlamentare, posto che dal 2013 è fermo in Parlamento il progetto di legge c.d. Scalfarotto (dal nome del suo primo firmatario) recante Disposizioni in materia di contrasto dell’omofobia e della transfobia”;

4) l’invasione di ambiti chiaramente riservati dalla nostra Costituzione alla legislazione esclusiva dello Stato (art. 117 comma 2°, lettere i, l ed m), quali: a) la materia dello stato civile (laddove il riconoscimento dell’autodeterminazione del genere di una persona, che giustifica le provvidenze amministrative ed economiche previste dal p.d.l. regionale, imporrebbe una modifica della registrazione della persona stessa nei registri anagrafici); b) l’ordinamento civile e penale, nei cui ambiti rispettivi è possibile legiferare unicamente con legge dello Stato; c) infine la determinazione dei c.d. “livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”.

A dispetto di questi dati, la relazione accompagnatoria del p.d.l. rileva la necessità di un’azione per porre fine a violenza e discriminazione contro le persone gay, lesbiche, bisessuali, transgender ed intersessuali, affinchè tutte abbiano lo stesso diritto di vivere senza subire persecuzionia causa del proprio orientamento sessuale o identità di genere. La medesima relazione afferma addirittura che non si accenna a dare risposta normativa agli episodi di violenza fisica, incitamento all’odio, bullismo e condotte suicidiarieper le quali, come già detto, non risultano in Italia, ma neppure presso la Regione Emilia Romagna, rilevazioni statistiche che ne documentino l’esistenza ed il numero.

In conclusione, non si comprende quale sia la fondamentale esigenza sociale che questo p.d.l. dovrebbe soddisfare e quale vuoto normativo dovrebbe colmare rispetto ai principi della Costituzione, alle leggi già vigenti e alle forme di tutela giurisdizionale che già costituiscono strumenti di tutela contro condotte discriminatorie.

E allora?

Allora si tratta, con assoluta evidenza, di una iniziativa legislativa profondamente intrisa di ideologia – quella omosessualista collegata a quella del gender– che uomini politici privi, ormai, di qualunque senso della realtà e della memoria, ma animati da un’evidente quanto violenta pretesa di decostruzionedell’essere umano, intendono imporre ad una porzione rilevante della società italiana - quella che vive in Emilia Romagna – mediante una nuova ed aberrante antropologia, che nega le evidenze più chiare ed elementari della biologia e della autentica natura umana.

Non è di questi giorni, del resto, la decisione dell’Assemblea Nazionale francese di vietare all’intero corpo docente francese, durante le ore di lezione, l’utilizzo della parole padree madrein quanto espressioni lessicali definite obsoletee da sostituire, pertanto, con i termini (orrendi, ma a la page), di genitore 1e genitore 2: il tutto con la motivazione, dichiarata pubblicamente dallo stesso ministro dell’Educazione Nazionale, di voler “aiutare i giovani ad adeguarsi alla modernità e a rigettare ogni tentazione discriminatoria”?

Un esempio eclatante, fra gli altri, di quei mai esattamente chiariti “stereotipi di genere” al cui “contrasto”, tuttavia, il p.d.l. regionale si dichiara fortemente proteso.

Osserva in proposito il Prof. Bontempi che sul concetto di stereotipi” il p.d.l. tradisce tutta la sua origine ideologica in quanto non sono definiti e non si capisce cosa si intenda con questa espressione, anche se è intuibile che essi siano rappresentati dal concetto di famiglia, cioè dalla stabile unione di un uomo con una donna fondata sul matrimonio, cioè su un istituto riconosciuto espressamente dalla nostra Carta Costituzionale che definire stereotipo è davvero aberrante”.

* * * * * * * *

Molto altro si dovrebbe dire, esaminando i singoli articoli del p.d.l., se lo spazio a disposizione lo consentisse. Rinvio, per questo, alla dettagliata disamina che ne ha fatto il Prof. Avv. Paolo Bontempi.

Di fronte ad un progetto di legge di questa natura e con questi contenuti lancio ai lettori (e non solo a loro) un appello accorato: che l’intera società emiliano-romagnola – i cattolici come i credenti in altre religioni; gli uomini liberi e di buona volontà; i genitori e gli insegnanti preoccupati del futuro dei loro figli e dei loro studenti, i giovani, studenti o meno che siano; le istituzioni pubbliche e quelle private – si svegli e reagisca apertamente e con urgenza, unitariamente e con forza, nella consapevolezza dei gravi pericoli per la libertà di tutti che l’approvazione di un simile p.d.l. potrà, nel breve e nel lungo termine, comportare.

Ci incoraggino e ci accompagnino, in questa irrinunciabile e vigorosa reazione, i Vescovi delle diocesi dell’Emilia-Romagna il cui compito fondamentale è quello della “Caritas in veritate”: proclamare e difendere, in nome della fede in Gesù Cristo, la Verità e la Libertà dei loro fedeli e di ogni altro uomo e donna che vive nelle loro diocesi dai pericoli di ideologie errate e nefaste, come quelle che ispirano, al di là di ogni ingannevole apparenza, progetti di legge qual’è quello in esame.

Caro Direttore, Ti ringrazio per l’attenzione nonchè per lo spazio concessomi.

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Gianluca Perugini 14/03/2019 19:59
No a discriminazioni
Sono d'accordo a qualsiasi legge che punisca ogni forma di discriminazione o offesa alle persone. Purtroppo le offese e le discriminazioni nei riguardi delle persone con diverso orientamento sessuale sono molte di più di quelle che appaiono sui giornali.

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