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A Savignano un gruppo di giovani cucina per i più poveri

Come si farebbe in qualunque mangiata tra amici, ognuno fa qualcosa (tra gli ospiti ce n’è uno che arriva prima e si fa anche la doccia, per presentarsi in ordine all’appuntamento) e poi… ci si racconta

A Savignano un gruppo di giovani cucina per i più poveri

C’è un cibo che tampona la fame e un cibo che nutre. Nella tavola imbandita il mercoledì sera per i poveri del Rubicone i commensali hanno visto la differenza. Ad apparecchiare sono i ragazzi del “Cantiere giovane missionario”, a sedersi per mangiare - oltre a loro - alcuni senzatetto che dormono sotto ripari di fortuna della zona, la stazione o il ponte tra questi, e don Davide Pedrosi che si occupa di pastorale giovanile. Il tetto che li accoglie è quello della chiesa di Castelvecchio, a Savignano, dove da tre mercoledì a questa parte, con cadenza quindicinale, dalle 18 del pomeriggio, i giovani (un gruppo di universitari di Savignano e San Mauro) iniziano a preparare la cena, coinvolgendo anche gli invitati. Come si farebbe in qualunque mangiata tra amici, ognuno fa qualcosa (tra gli ospiti ce n’è uno che arriva prima e si fa anche la doccia, per presentarsi in ordine all’appuntamento) e poi… ci si racconta.

“Sono anni che queste persone vengono a chiedere la ‘carità’ - racconta don Davide Pedrosi - ma è la prima volta che uno di loro ci racconta da dove viene e cosa lo ha condotto a dormire sotto un ponte. Eppure mi sono sempre seduto un po’ a chiacchierare con loro. Ma la differenza probabilmente sta nel clima di amicizia e di famiglia che li apre alla fiducia”. “Sono benedette e indispensabili le mense, senza le quali tante persone non mangerebbero - precisa il sacerdote - ma in un salone grande, con tante cose da fare, non si possono creare le condizioni che invece si creano ‘a casa’. Qui i ragazzi si prendono cura di loro, quasi uno a uno”.

I giovani hanno deciso di dare vita a questo “Cantiere missionario” dopo varie esperienze di missione fuori Italia, per aiutare i poveri senza cercarli dall’altra parte del mondo. Gli universitari si sono informati su dove ‘abitavano’ i più poveri della zona. Sono andati a incontrarli quattro o cinque volte nel corso dell’estate, quindi è scattato l’invito a cena.

“L’idea iniziale - continua don Pedrosi - era quella di una mensa. Nel cesenate e nel riminese questo servizio esiste, da noi no. La Caritas di Savignano e il locale progetto “Emergenza povertà” ce lo chiedono. Certo è che da questi incontri emerge un potente bisogno di relazione. L’invito personale, diretto, ha funzionato. I ragazzi restano con loro fino a sera inoltrata, per poi riportarli alla loro dimora, qualunque essa sia”.

Non sanno ancora bene, questi giovani pionieri, cosa nascerà in futuro dal loro progetto. Nel migliore dei mondi possibili, ci sarebbe un lavoro per ciascuno dei “loro” poveri e il riscatto che passa da lì. Ci stanno lavorando, uno a uno, tutti per uno.

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