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I pachistani alloggiavano a Gambettola

Caporalato nel cesenate: rete di sfruttatori sgominata dalla Finanza

La Guardia di Finanza di Cesena ha scoperto un'organizzazione che impiegava illecitamente dei lavoratori pachistani. Tre connazionali degli sfruttati sono stati denunciati per questo reato, mentre ad altri cittadini italiani sono state contestate violazioni connesse all’emissione e utilizzo di fatture per operazioni inestenti.

Caporalato nel cesenate: rete di sfruttatori sgominata dalla Finanza

Il caporalato, triste realtà di sfruttamento, non si limita al lavoro nei campi. La Guardia di Finanza, gruppo di Cesena, ha scoperto un'organizzazione che sfruttava lavoratori pachistani al termine di un’indagine cominciata all’inizio dell’anno.

I lavoratori erano utilizzati per l’attività di distribuzione di volantini pubblicitari in diverse province della regione Emilia-Romagna. A capo del gruppo criminale vi erano tre soggetti di nazionalità pachistana, dello stesso nucleo familiare, che avevano costituito delle ditte individuali che reclutavano i lavoratori, privi di regolare contratto e anche (in un caso) del permesso di soggiorno, per l’attività di volantinaggio.

Le indagini svolte dal Reparto della Guardia di Finanza, nell’ambito di un procedimento penale della Procura della Repubblica di Forlì, hanno permesso di documentare lo sfruttamento cui erano sottoposti i lavoratori. Si tratta di nove persone reclutate illecitamente dai soggetti denunciati e costrette a vivere a Gambettola in condizioni igienico-sanitarie precarie, in un’abitazione presa in affitto dai “caporali”. Per poter soggiornare ammassati in quell’appartamento i lavoratori pagavano un canone di locazione mensile (tra i 100 e i 200 euro) che veniva defalcato dalla paga mensile.

Tutti i lavoratori venivano poi sottoposti illecitamente (violando lo Statuto dei lavoratori) ad una continua sorveglianza da parte dei “caporali”, attraverso sistemi di localizzazione satellitare (Gps) dei cellulari che ne monitoravano tutti gli spostamenti, limitandone la libertà personale.

Al termine delle indagini è stato anche dimostrato che i “caporali” erano in realtà dei dipendenti di altre società operanti nel riminese per le quali reclutavano quotidianamente distributori di volantini e per le quali emettevano fatture per operazioni inesistenti, quantificate dalla Finanza in oltre 1,9 milioni di euro.

Per questo sono stati denunciati in tutto otto soggetti che rispondono, a vario titolo, dei reati di natura tributaria e di sfruttamento della manodopera lavorativa, con accertamenti di natura fiscale che hanno portato alla rilevazione di violazioni connesse all’emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Ai vertici delle società del riminese, cittadini italiani, non è stato contestato lo sfruttamento (opera dei pachistani) ma l’emissione di fatture false.

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