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lutto in redazione

Il vescovo al funerale di Terzo Spada: "Aveva messo a frutto i suoi cinque talenti"

L'omelia di monsignor Regattieri alla Messa per le esequie del nostro storico giornalista: "Amava il Corriere Cesenate come fosse la sua seconda famiglia"

Foto Sabrina Lucchi

C'era tanta gente ieri al funerale di Terzo Spada, il nostro storico giornalista deceduto sabato scorso dopo una breve malattia. Molti hanno seguito il rito funebre all'esterno della piccola chiesa di Badia di Longiano. Tanti altri l'hanno potuto seguire collegandosi online dalla nostra pagina di Facebook e sul nostro canale Youtube.

Ha presieduto la Messa il vescovo Douglas. Con lui hanno concelebrato il parroco don Stefano Pasolini, don Piero Altieri per oltre 40 anni direttore del nostro giornale, il vicario generale don Pier Giulio Diaco e il parroco di Budrio di Longiano, don Filippo Cappelli, anch'egli in forza al Corriere Cesenate. Sull'altare anche i diaconi Giorgio Siroli e Giorgio Fagioli.

Di seguito pubblichiamo il testo integrale dell'omelia pronunciata da monsignor Regattieri.

“Conta le stelle”

“Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle. (…) Tale sarà la tua discendenza” (Gen 15, 5). Fu questa la risposta che Dio diede ad Abramo che chiedeva come sarebbe stato possibile diventare una grande nazione non avendo figli ed eredi. Guarda le stelle del cielo! Commentava queste parole il santo Padre proprio in questi giorni nel luogo dove furono udite, nella piana di Ur dei Caldei, davanti alla ziggurat da dove Abramo iniziò il suo viaggio verso la terra promessa: “Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre verso la terra che io ti indicherò” (Gen 12, 1). Ha detto il papa: “Dio chiese ad Abramo di alzare lo sguardo al cielo e di contarvi le stelle (cfr Gen 15,5). In quelle stelle vide la promessa della sua discendenza, vide noi. E oggi noi, ebrei, cristiani e musulmani, insieme con i fratelli e le sorelle di altre religioni, onoriamo il padre Abramo facendo come lui: guardiamo il cielo e camminiamo sulla terra “ (Papa Francesco, piana di Ur dei Caldei, 6 marzo 2021).

E proprio in questa circostanza, nel cuore del viaggio papale in Iraq, è giunta la notizia della morte di Terzo. Ascoltando queste parole del papa, mi sono venute in mente quelle del profeta Daniele che abbiamo ascoltato nella prima lettura: “I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre” (Dn 12, 3). Perciò anche noi guardiamo in alto, guardiamo le stelle. Sono tante luci che rappresentano tutti coloro che hanno fatto del bene sulla terra, che hanno “indotto molti alla giustizia” e non si spengono più. Tra queste come non scorgere la stella di Terzo; brilla come una luce sul nostro cammino, quello della sua famiglia, della sua comunità parrocchiale e civile, della nostra Chiesa diocesana.

Cinque talenti

Io penso – seguendo la parabola evangelica ascoltata (Cfr Mt 25, 14-23) - che Terzo sia stato uno di quei servi a cui il padrone, prima di partire per un viaggio, ha consegnato cinque talenti. Li ha moltiplicati e messi a frutto per il bene degli altri. Il primo talento ben speso e utilizzato è stato per la sua famiglia. Convinto del dono prezioso della famiglia, ne viveva tutta la bellezza “austera e semplice, il suo carattere sacro e inviolabile” (Paolo VI, Discorso a Nazareth, 5 gennaio 1964). Gustava in essa come fosse “dolce e insostituibile l’educazione in famiglia” (ibid.), avendo compreso e vivendo fino in fondo anche “la sua funzione naturale nell’ordine sociale” (Ibid.). Il secondo talento è stato da lui trafficato fruttuosamente per la sua comunità religiosa e civile. Consapevole che essere discepoli del Signore comportava un immergersi, convinto e generoso, nei problemi dell’uomo, Terzo aveva speso le sue energie come consigliere comunale e come parrocchiano attivo e fedele: amava la sua parrocchia e la sua Chiesa diocesana. Come insegnante di religione cattolica nella scuola statale – e questo è il terzo talento – ebbe l’opportunità di mettere a frutto per il bene dei giovani le sue competenze intellettuali, pedagogiche e teologiche. Il quarto talento lo vide impegnato a spendersi appassionatamente e fedelmente per il nostro settimanale diocesano, il Corriere Cesenate, che amava come fosse la sua seconda famiglia. La fedeltà, la continuità, la solidità umana e professionale, la saggezza e anche il buon senso sono state le note che hanno caratterizzato il suo servizio in questo delicato ambito della vita diocesana. Infine l’Azione cattolica, il quinto talento, nella quale ha ‘militato’ fin da giovane e fino all’ultimo assicurando all’Associazione il suo consiglio e dando il suo apporto sempre positivo e costruttivo.

Come la cerva anela

“Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così la mia anima anela te, o Dio” (Sal 41, 2). Col salmo 42 abbiamo espresso la nostra fede che fu anche la fede di Terzo. Incrollabile, solida, perché fondata sulla fedeltà di Dio. La fede è desiderare l’acqua viva. E’ cercare di dissetarsi a quest’acqua che è Cristo (cfr Gv 4, 13-14). Tutta l’esistenza terrena è un’assidua e appassionata ricerca di quest’acqua. Come invita un antico padre della Chiesa: “Non estinguete mai la vostra sete. Così potrete continuare a bere alla sorgente della vita, senza smettere mai di desiderarla” (Colombano, Dalle Istruzioni, 13). Nella vita eterna ci sarà dato di dissetarci ad essa finalmente e pienamente. Per noi un giorno quando Dio vorrà. Per Terzo adesso e per sempre.

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