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Savignano sul Rubicone

Vittorino Andreoli ricorda Ilario Fioravanti: "Era un bambino che si meravigliava di tutto"

Ieri l'architetto e artista è stato ricordato dall'Accademia dei Filopatridi, a cento anni dalla nascita e a dieci dalla morte

Da sinistra: Edoardo Turci (segretario Accademia), Vincenzo Colonna (presidente Accademia), professor Vittorino Andreoli, Adele Briani

Aula magna dell’Accademia dei Filopatridi di Savignano sul Rubicone gremita ieri mattina, domenica 13 novembre, per ricordare l'architetto e artista Ilario Fioravanti, a cento anni dalla nascita e a dieci dalla morte.

Dopo la donazione all'Accademia di un ritratto ritrovato dal professor Lorenzo Garattoni di don Lorenzo Fantozzi, illustre savignanese dell'Ottocento, e un ricordo degli accademici defunti nell’ultimo anno a cura del segretario Edoardo Turci, il professor Vittorino Andreoli, amico di Fioravanti e, come lui, accademico d'onore, è intervenuto sul tema "Ilario Fioravanti e l'Accademia dei Filopatridi, casa della memoria". 

Andreoli ha voluto soffermarsi "sulla grandezza umana di Fioravanti, non su quella artistica". "Ilario - ha detto - era un bambino che si meravigliava di tutto, anche di quello che egli stesso faceva. Era una persona semplice, umile, ma non modesta. Era fragilissimo. La fragilità non è debolezza: è percezione dei propri limiti e del bisogno dell’altro. In questo Adele fu per lui moglie, maestra, amica e anche un po’ mamma".

Lo psichiatra si è poi soffermato sulla biblioteca di Fioravanti: "Gli piaceva leggere e imparare cose nuove. Amava il mito, Dante nella Commedia illustrata da Dorè, la Bibbia, il dizionario della lingua italiana, i poeti e anche i fumetti. Era uomo della fantasia, guardava avanti, sempre attento al trascendente e al sacro". 

Sempre presente in lui il ricordo della madre, che lavorava in una fornace: "Ilario toccava la stessa materia con cui la mamma faceva i mattoni. Con la creta quasi giocava. Non amava le gallerie. Aveva bisogno di esprimersi nell’arte. Non lo faceva per essere apprezzato. Agli elogi preferiva le critiche".   

A chiusura del suo intervento, Andreoli ha voluto riassumere la personalità di Fioravanti con un aggettivo: "Ilario era un uomo gentile. La gentilezza era l’abito di ogni suo comportamento. Gentilezza è fare per l’altro, sorridere all'altro, dare la mano, aver piacere di incontrare l’altro anche se non sai chi è". 

Al termine della mattinata Adele Briani, moglie di Fioravanti, ha donato l'opera "La Memoria" all’Accademia dei Filopatridi e "Coppia antica", uno dei pezzi più amati dallo stesso Fioravanti, al professor Andreoli. 

Aula magna dell'Accademia dei Filopatridi gremita

Aula magna dell'Accademia dei Filopatridi gremita

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