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l pugile Matteo Signani difende il titolo europeo Ebu a Roma il 5 novembre

L'intervista

l pugile Matteo Signani difende il titolo europeo Ebu a Roma il 5 novembre

Dopo tre rinvii per causa covid, venerdì 5 novembre il pugile Matteo Signani (30 vittorie, 5 sconfitte e 3 pareggi) tornerà sul ring per difendere la cintura di campione Europeo Ebu dei pesi medi. Questa volta di fronte avrà lo spagnolo Ruben Diaz  (22 vittorie, 2 sconfitte e 2 pari), lo sfidante ufficiale secondo in classifica.

Il match sarà l’evento di punta della serata organizzata da Opi Since 82 e Matchroom Boxking al palazzetto dello Sport di Roma, con diretta su Dazn in oltre 200 paesi al mondo. “È stata una lunga preparazione - afferma a pochi giorni dall’incontro l’atleta di Savignano sul Rubicone -. il mio fisico risponde al mille per cento. Ormai ci siamo, non vedo l’ora di montare sul ring per far vedere di cosa sono capace”.

Il titolo in possesso del romagnolo venne vinto ai punti “a Trento nel 2019, sull’olandese di origini armene Georg Khatchikian. Il 10 ottobre dello scorso anno ho combattuto a Caen e difeso la cintura dagli assalti di Maxime Beaussire, ora toccherà a Diaz”. In carriera i due non si sono mai incrociati,  “è un uomo duro - spiega il Giaguaro - un picchiatore solido. In 30 match è stato sconfitto solo due volte. Io penso a me stesso perché mi sono allenato bene e il mio fisico risponde a tutto quello che gli ho chiesto. Sarò pronto”.

Dai 10 ai 12 allenamenti a settimana, il campione europeo coniuga allo sport anche il lavoro a Rimini. “Al mattino mi alleno sulla forza fisica - racconta - poi monto di servizio alla Guardia Costiera e nel tardo pomeriggio torno in palestra a curare la parte tecnica e di sparring. Alle spalle ho tanti anni di duri allenamenti. Conduco una vita molto regolare, anche troppo. Non sgarro mai, anche se qualche mangiata dalla mia mamma me la concedo raramente”.

Oltre al rigore e alla disciplina, “la genetica è stata generosa con me. Mi sento meglio adesso rispetto a 10-15 anni fa”, ammette Signani. A differenza dell’ultimo incontro in Francia, “a Roma avrò tutto il tifo per me”, un aspetto non di poco conto. A 42 anni il sogno chiamato mondiale è però ancora nel cassetto. “Adesso il livello è alto - dice -. Se fosse dipeso da avrei già partecipato. È normale averlo come obiettivo, ma ora devo pensare a questo grande evento”.

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