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Domani festa a Pereto (Verghereto)

Alle 11 domani sarà celebrata la Messa

Domani festa a Pereto (Verghereto)

Grande festa per la comunità di Pereto Buio di Verghereto, piccola frazione ubicata appena sopra il fiume Para, che celebra la festa del patrono san Sisto papa domani, giovedì 6 agosto.

Domani alle 11 sarà celebrata la Messa.

Il nome “Pereto” ha diverse origini e accompagnato da diversi toponimi: Pereto buio, Pereto Boio, con vari significati: Pereto dove batte poco il sole perché incastonato nelle montagne; o Pereto Boio cioè dei Galli Boi; oppure Pereto di Castel Priore.

La parrocchia di Pereto è menzionata già nel 1027 in documenti a noi pervenuti. Guardando ai diplomi di protettorato del 1021 di Corrado III e di Federico II del 1120, si riscontra che è soggetta al dominio temporale della Contea di Bobbio, subendo le vicende politiche delle parrocchie limitrofe. Quindi anche il dominio dei faggiolani prima, della Repubblica Fiorentina poi, del Granduca di Etruria Cosma III in seguito, finchè nel 1860 si inaugura il Governo d’Italia.

I terreni di Pereto, in antico, appartenevano ai monaci Camaldolesi. Stando alle memorie degli annali camaldolesi del 1197, detti terreni erano stati donati ai ricordati religiosi dal celebre Riniero, ricordato da Dante, padre del famoso Uguccione della Faggiuola. Questo gesto getta un po’ di luce sulle ombre che la storia ha posto su questo personaggio.

Per invitare i sacerdoti alle feste e alle ufficiature funebri, c’era un cosiddetto “ordine” da rispettare, in base al numero di sacerdoti che si voleva avere e alla disponibilità degli stessi. Bisognava chiamare per primo il Parroco di Corneto, per secondo il parroco di Fragheto. Per terzo il parroco di Rivolpaio, per quarto quello di Massa, per ultimo quello di Pagno. Questo ordine rimase in vigore fino a quando non divenne vicariato la Pieve di San Martino in Appozzo.
Durante la visita Pastorale del 1592 esisteva in parrocchia un’altra chiesa, dedicata a San Marino, poi crollata e demolita totalmente.
Nel 1686 viene fatta una ricognizione delle ossa di beata Agnese, conservate in una antichissima cassa in pietra posta sotto l’altar maggiore, dal vescovo di Sarsina Brauzio da Ragusa. Qui viene messa ad Agnese una corona, come patrizia sarsinate. Altra ricognizione venne fatta mentre la Diocesi, nella seconda metà dell’Ottocento, apparteneva alla Diocesi di Modigliana. Mons. Carlo Bandini, nel 1968, compì l’ultima ricognizione delle spoglie e don Vittorio Quercioli, parroco fino al 2019, mi diceva che in quell’occasione l’ufficiale Sanitario le attribuì a quelle di una ragazzina di 16 anni.

Si canteranno ancora i secolari Inno e Laude alla beata, dalla musica e testo più unico che raro, scritti oltre 100 anni fa mentre Pereto era in diocesi di Modigliana.
Si, nella chiesa di Pereto ci sono i resti di Beata Agnese. Cosa sappiamo della vita di Agnese? L’ultima pubblicazione ritiene che sia più “giovane” di 8 secoli e ne colloca l’esistenza nel XII sec. Ma noi ci attendiamo alla vita che abbiamo ricevuto e che si è tramandata nella Diocesi sarsinate, dove si narra che Agnese, vissuta nel IV secolo, era figlia di un Re Proconsole di Sarsina, pagano, che l’aveva promessa in sposa. Ella, che era cristiana e aveva promesso a Dio la sua verginità, pregò il Signore che la liberasse da quella situazione e improvvisamente le comparvero sul corpo piaghe come di lebbra. Il padre allora, accusandola per tale novità, decise di toglierle la vita dandone l’ordine ai suoi servi, i quali impietositi la lasciarono andare e ella si rifugiò in questa zona di Pereto. La tradizione continua dicendo che la Beata, scavando con le mani in terra, vide scaturire una sorgente d’acqua. Anch’essa consegnataci dalla tradizione, è ancora presente nel monte di fronte alla chiesa.

Ritornando alla storia, qui la beata si lavò e ci fu la guarigione. Con le preghiere, la penitenza e la solitudine passava il tempo e lo offriva al Signore. Dopo alcuni anni, recatosi il padre di lei da Sarsina sui monti per divertirsi cacciando, fu ritrovata dai cani del padre, il quale non la riconobbe subito e la portò con se nel suo palazzo. Raccontò così della misericordia dei servi e del miracolo della sua guarigione, ottenendo in cambio la conversione del padre e della sua famiglia, che subito rinunziarono agl’idoli. Una narrazione che, al di là del reale e del fantastico, ci presenta la figura di una cristiana forte e fedele che ha tanto da insegnarci. La tradizione popolare riporta poi alcuni fatti, tra cui il più noto è certamente l’episodio nel quale la beata chiese a un ragazzotto di Pereto di andare in una vigna sul monte a prendere un grappolo d’uva, sebbene fosse il 28 di gennaio. Il ragazzo vi andò, sebbene ci fosse neve abbondante e, preso dalla contentezza e dalla fretta, scelse anche il tralcio insieme al grappolo, che portò alla beata. Questo episodio è raffigurato nel quadro all’interno della chiesa. Interessanti le 3 campane antiche, una delle quali è rotta dal almeno un secolo.

Ultimo parroco residente fu don Giovanni Babini, originario di Monteriolo, che rimase in parrocchia oltre cinquant’anni, cioè dal 1925 al 1975. Poi la parrocchia venne affidata al parroco di Corneto, che la seguì fino alla morte avvenuta nel 2019. In questi anni la chiesa di Pereto e la canonica, sono state tenute sempre efficienti e ben ordinate, proprio grazie anche al lavoro diretto del parroco don Vittorio.
Pereto nel 1551 contava 177 abitanti, 166 nel 1840, circa 300 nel dopoguerra fino agli attuali 20.

Qui a Pereto il mondo si è fermato e si respira un’aria che sa di antico, si assaporano gusti ormai dimenticati da secoli. Qui si respira qualcosa di antico, un’epoca remota che ancora vive, come un lumicino, tra le gole di queste montagne.

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