Valle Savio
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Anniversario devozionale

La stele a Maria veglia su Sarsina dal Seminario

70 anni fa l’inaugurazione della stele posta nel giardino del Seminario, oggi inglobato nel parco comunale vicino al parcheggio sotterraneo

 1950. LA NUOVA MADONNINA SULLO SFONDO E UN GRUPPO DI SEMINARISTI.  IN BASSO AL CENTRO, IL PIÙ PICCOLO, DON RENZO MARINI A 11 ANNI. IN ALTO, IL PRIMO A SINISTRA, ALBERTO GIANNINI

Don Daniele Bosi, originario di Sarsina e cultore della storia religiosa della zona, ha rilevato la testimonianza dall’amico paesano Alberto Giannini, classe 1933, conosciuto per essere stato per anni presidente della Bcc di Sarsina oltre che maestro elementare.

Giannini ricorda con piacere gli anni passati in Seminario sia a Sarsina che a Bologna, prima di intraprendere la via del matrimonio. Ci racconta oggi la storia della Madonnina in marmo, posta sotto il grande arco, nel cortile del Seminario di Sarsina.

Voglio che non sia persa la memoria di questo evento. Io ero in Seminario verso l’autunno del 1949, il rettore monsignor Augusto Casadei (sacerdote originario della parrocchia di San Martino di Appozzo che meriterebbe di essere ricordato, negli anni ’30 fu segretario del Vescovo di Bari Marcello Mimmi, già rettore del Regionale di Bologna. Don Casadei poi fu fino alla morte una personalità importante per la Diocesi di Sarsina) convocò tutti noi Seminaristi, insieme al Direttore Spirituale don Ponti, un sacerdote venuto da Novara. Volevano creare un ricordo perenne dell’Anno Santo 1950 in onore della Madonna. Venne illustrato a noi ragazzi il programma, si voleva realizzare un piccolo monumento nel cortile dei giochi e del tempo libero. Purtroppo, i finanziamenti disponibili dal Seminario erano scarsi, per cui si effettuò una piccola colletta per realizzare una bella statua della Madonna, chiedendo una mano anche alle famiglie, ai parenti e amici. Nacque così l’entusiasmo di tanti di impegnarsi a realizzare la piccola opera, ancora oggi presente, anche dopo la chiusura del Seminario”.

Ricordiamo che tutta la struttura adiacente al vescovado e alla piazzetta Lucio Pisone era la sede del Seminario, e la cappella era l’elegante Cupola ancora presente. Poi, nel 1964 si decise di costruire il moderno Seminario: due ali dove erano collocati i cameroni, oramai malandate, vennero demolite e nel tempo venne creato al loro posto il parcheggio sotterraneo. Li vicino si costruì il modernissimo seminario, in verità solo un terzo del progetto: ci si accorse in tempo che il mondo e la società stavano cambiando, e non venne costruita la grande cappella circolare e l’ala per la residenza dei professori: si adattò a cappella un salone del piano inferiore del primo lotto del nuovo stabile. Dopo solo 8 anni di vita, venne chiuso nel 1972 per decisione del Vescovo Gianfranceschi contro il parere dei sacerdoti della Diocesi.

Ma torniamo alla storia della Madonnina. “Venne incaricato un valente muratore e ceramista, il signor Livio Suzzi, ricordato anche per essere stato Socio Fondatore della Cassa Rurale ed Artigiana di Sarsina nel 1913. Arrivarono le offerte da parte di parenti e cattolici della Diocesi e ci fu grande commozione quando, durante la posa della prima pietra, vennero sepolti tutti i nomi dei benefattori cementificandoli nelle fondamenta della stele. Il monumento venne inaugurato nel maggio 1950 dal vescovo monsignor Emilio Bianchieri, giunto da poco alla nostra Diocesi dalla Liguria. Il mese di maggio veniva poi svolto nel cortile, e i ragazzi più grandicelli venivano impegnati, ogni giorno, a comporre e recitare personali pensieri, componimenti e lodi alla Madonna".

"Come ex alunno del Seminario di Sarsina, voglio ricordare questo luogo di formazione e di studio per tanti secoli e tantissime persone, unico centro scolastico e culturale per la media e alta Valle del Savio. Anche se la maggior parte degli alunni ha preso altre strade, come ho fatto io, ci teniamo a ricordare con piacere questa istituzione che ci ha permesso poi di avere una cultura e svolgere le nostre professioni. È bene non dimenticare coloro che hanno voluto bene al nostro paese e hanno lasciato segni e testimonianze per il loro attaccamento e amore per la terra dove sono nati”.

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