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Sacerdoti

Una serata dedicata a don Francesco Babini

Giovedì 21 novembre nella sala parrocchiale ad Alfero. Con il vescovo Douglas, Agata Babini, letture e immagini di Alberto Merendi

Una serata dedicata a don Francesco Babini

“Cosa ho da fa?”, la risposta di don Francesco Babini a chi lo metteva in guardia sui rischi derivanti dall’ospitalità offerta a militari alleati, giovani renitenti alla leva e altri durante l’ultima guerra, è il titolo di una serata in programma giovedì 21 novembre alle 21 nella sala parrocchiale, ad Alfero.

Corriere Cesenate, Acli Altra Terra, parrocchia di Alfero, anche nell’occasione della visita pastorale del vescovo Douglas Regattieri, propongono un incontro e una riflessione su don Francesco Babini, testimone e martire, nel 75esimo della sua uccisione.

La storia del prete, così breve e così drammatica e intensa, verrà ricordata anche con letture e immagini a cura di Alberto Merendi. Parteciperanno all’incontro anche la sorella di don Francesco, Agata Babini, e il vescovo monsignor Douglas Regattieri.

Don Francesco nasce nel comune di Verghereto il 20 novembre 1914, studia in seminario a Sansepolcro e a Firenze, viene ordinato sacerdote dal vescovo di Sansepolcro e subito gli viene affidata la parrocchia di Donicilio, vicina ad Alfero e al suo paese. A Donicilio, il 14 luglio 1944, viene arrestato insieme ad altri da un drappello di militi nazifascisti. Il drappello cercava in particolare “un biondo che zoppicava”, ma dalle perquisizioni non viene trovato nulla di “compromettente”.

In realtà a Donicilio, in parrocchia e nei dintorni, in quei giorni del luglio 1944 erano ospitati due militari inglesi in fuga dalla prigionia, un pilota sudafricano sopravvissuto all’abbattimento dell’aereo (“il biondo che zoppicava”), uno slavo fuggito dalla prigionia e un giovane fiorentino renitente alla leva.

Don Babini viene portato a Sarsina, percosso e interrogato, poi in carcere a Forlì. Il 26 luglio a Pievequinta, dopo l’uccisione in un agguato di un milite tedesco, la rappresaglia tedesca colpisce dieci civili prelevati dal carcere forlivese, e tra questi finisce anche don Francesco Babini, insieme al giovane colono Alfiero Bartolini e a Mario Romeo, altro residente a Donicilio.

Nel 1966 a don Francesco Babini, e anche al giovane Bartolini, viene assegnata la medaglia d’oro al valor civile. Questa la motivazione: “Sacerdote di elevate qualità umane e civili, nel corso dell'ultimo conflitto mondiale, si prodigò con eroico coraggio e preclara virtù civica in favore dei partigiani, dei militari alleati e di tutti coloro che erano in difficoltà, offrendo loro viveri e alloggio. Arrestato dai nazifascisti, veniva torturato per due giorni e barbaramente fucilato da un plotone di esecuzione germanico, insieme ad altri otto cittadini.

Fulgido esempio di spirito di abnegazione e di rigore morale fondato sui più alti valori cristiani e di solidarietà umana”. Eh già, “cosa ho da fa?”.

 

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