A un anno dall’alluvione, il punto della Regione: casse di espansione, manutenzione, delocalizzazioni

De Pascale: “A Faenza, l’avvio di cantieri nel 2026 è credibile”

Rontini e De Pascale in conferenza stampa

Un anno dopo l’alluvione di settembre 2024, la Romagna torna a fare i conti con ferite ancora aperte e con un futuro che pretende risposte rapide.

La Regione convoca la stampa

Nella conferenza stampa di oggi a Bologna, il presidente della Regione Michele de Pascale e la sottosegretaria alla Presidenza, Manuela Rontini, hanno presentato lo stato dell’arte della ricostruzione e le priorità dei prossimi mesi. «Abbiamo scelto di cambiare passo rispetto al passato», ha esordito De Pascale, ricordando la gestione dell’alluvione di maggio 2023, giudicata «inadeguata alle esigenze dei cittadini». La Regione, ha sottolineato, ha deciso di collaborare pienamente con il Governo e con la struttura commissariale guidata da Fabrizio Curcio, pur denunciando che «tutto ciò che è stato affidato alle agenzie statali non è ancora partito, e questo non è accettabile».

Una prima tranche di opere da 7,5 milioni di euro per la messa in sicurezza del tratto di pianura del fiume Lamone, già in corso da alcuni giorni. Una seconda tranche, di uguale valore, in arrivo nelle prossime settimane. Condivisione e partecipazione le parole chiave: è terminata, nel frattempo, la fase di valutazione delle oltre 500 osservazioni arrivate dalle comunità coinvolte e dai comitati di cittadini alluvionati nell’ambito del percorso comune voluto dalla Regione sui progetti di messa in sicurezza dei bacini del Lamone e del Marzeno, oltre a quello del Sillaro. Ieri, intanto, è partito il percorso di confronto sul Senio, mentre sono già in programma per ottobre altre due assemblee pubbliche: il 7 a Lugo, nel ravennate (fiumi Senio e Santerno) e il 21 a Imola, per il Santerno. In campo una commissione speciale dedicata a Traversara di Bagnacavallo, la frazione del ravennate che ancora oggi mostra visivamente i segni e le ferite della furia dell’acqua e del maltempo del settembre 2024.

Opere e cantieri: i tempi della Regione

Il presidente ha insistito sulla necessità di ragionare non più per province ma per bacini idrografici. «Solo così – ha spiegato – possiamo programmare interventi strategici». Primo banco di prova è stato il Lamone, «il fiume più massacrato negli ultimi anni», dove la Regione ha raccolto oltre 400 osservazioni al documento preliminare sulle casse di espansione presentato nei mesi scorsi a Faenza. «Tutti dicono di essere favorevoli alle casse di espansione, ma quando si tratta di realizzarle emergono resistenze, è inevitabile. Per questo le persone devono ricevere giusti indennizzi, ma dobbiamo andare avanti», ha ribadito. Il nuovo documento, rielaborato sulla base delle osservazioni, è in fase di stesura.

Per Faenza, ha confermato tre interventi: due casse di espansione a monte e un’opera alla confluenza con il Marzeno. «La progettazione potrà concludersi entro quest’anno, e l’avvio dei cantieri nel 2026 è credibile», ha promesso. «Faenza – ha concluso il presidente – è diventata un modello per metodo di lavoro e partecipazione, un approccio quasi garibaldino che intendiamo replicare sugli altri bacini». Sul Senio, entro il 2026 sarà completata la seconda cassa di espansione.

La Regione punta a chiudere entro dicembre il primo elenco di opere straordinarie per 500 milioni di euro (il totale, al momento, è di un miliardo), in anticipo rispetto alla scadenza fissata per maggio 2026. «Le risorse statali saranno disponibili dal 2027, ma noi vogliamo anticiparle come Regione già nel 2026», ha dichiarato De Pascale. «E se un miliardo non basterà, apriremo subito una seconda tranche, ma intanto partiamo con queste risorse».

Risorse e indennizzi

Sul fronte delle risorse, la sottosegretaria Rontini ha ricordato che i 2,8 miliardi della contabilità speciale gestita dal commissario Figliuolo «hanno ora destinazione chiara, condivisa con i territori, grazie all’ordinanza 13ter». Sono stati inoltre messi a disposizione 23 milioni del Ministero dell’Ambiente per la mitigazione del rischio idrogeologico, mentre i Comuni hanno potuto recuperare le somme anticipate per gli interventi di somma urgenza.

Capitolo donazioni: oltre 6mila domande per paratie domestiche sono in fase di analisi e 8,8 milioni sono già stati assegnati. Sul fronte manutenzioni, la Regione ha raddoppiato i fondi strutturali portandoli da 25 a 50 milioni annui, «finalmente organizzati per bacino idrografico». Altri 75 milioni relativi al 2023 e 100 milioni per il 2024 saranno distribuiti nei prossimi mesi.

Criticità e prospettive

Non mancano i nodi. De Pascale ha ammesso che «a oggi non siamo dove vorremmo essere», ma ha rivendicato «basi solide» poste grazie alle nuove procedure sugli indennizzi, più snelle. Resta aperto il capitolo delle delocalizzazioni: il provvedimento, bloccato lo scorso anno dalla Regione per aumentarne importi e casistiche, è ora alla Corte dei conti, e sui contenuti il presidente non si sbilancia.

Rontini ha sottolineato il nuovo sistema di monitoraggio «capace di fotografare comune per comune lo stato dei cantieri». Una promessa di trasparenza che, nelle intenzioni della Regione, dovrebbe accompagnare la lunga stagione dei lavori.

Un territorio in attesa

Mentre i cittadini colpiti dall’alluvione attendono che le promesse si trasformino in cantieri, la politica regionale chiede pazienza e fiducia. Se tutto procede come deve, nel 2026 partiranno le opere più attese per Lamone e Marzeno. «Facciamoli cadere a terra, poi discuteremo se servono più fondi», ha chiosato De Pascale. Un anno dopo l’acqua che travolse case e campagne, Faenza e la Romagna restano in bilico tra la memoria della catastrofe e la speranza che questa volta, davvero, la ricostruzione non si perda nei ritardi della burocrazia.

Focus sul ravennate

Oltre agli interventi iniziati sul Lamone nel tratto di pianura (all’altezza di Villanova), sono stati finanziati e quasi tutti conclusi, o in via di conclusione, una lunga serie di opere di somma urgenza, tutte in capo all’Agenzia regionale per la Sicurezza territoriale e la Protezione civile. Tra queste, i lavori (per oltre 5 milioni di euro) per il ripristino degli argini in sinistra e destra idraulica sempre del Lamone nei comuni di Ravenna, Russi e Bagnacavallo (in località Traversara); le opere, in corso (1 milione 700mila euro) sull’argine sinistro del corso d’acqua danneggiato nel tratto da Ponte dell’Albergone fino a valle dell’abitato di Traversara. Oltre 1 milione di euro è stato assegnato all’amministrazione comunale di Faenza, soggetto attuatore dei lavori per la messa in sicurezza e la difesa idraulica del quartiere Borgo. Altre risorse (3 milioni 750mila euro) sono andate per il ripristino degli argini in sinistra idraulica del fiume Senio in comune di Cotignola.

Focus su Forlì-Cesena

Sul fiume Montone l’Agenzia regionale ha attivato con risorse proprie tre interventi di somma urgenza. Il primo, in fase di ultimazione, è un intervento da 600mila euro per il ripristino arginale in seguito alla rotta del fiume in località via Zignola a Forlì. Il secondo, già concluso, per 500mila euro, ha visto il ripristino delle sezioni danneggiate del fiume e della rotta a Forlì, in via Isonzo. Infine il terzo, da 250mila euro, chiuso lo scorso anno, ha visto il ripristino e il rinforzo delle opere arginali del corso d’acqua in corrispondenza del Cavo Fontana 2, sempre a Forlì, dietro il complesso residenziale di via Martiri delle Foibe.