Lettere
Buen camino di Checco Zalone è un film intelligente
Posta in redazione. Tutti al cinema durante le feste natalizie
La recensione dell’amico e lettore del Corriere Cesenate, Stefano Del Testa, uno che di spettacoli se ne intende
Scrive Stefano Del Testa, uno che di spettacoli se ne intende
L’affezionato amico/lettore del Corriere Cesenate, Stefano Del Testa, noto anche per le sue performance musicali e in spettacoli vari, ha inviato al direttore una sua recensione sul film di Checco Zalone “Buen camino” che sta facendo sfracelli nei botteghini di tutta Italia. Ecco il suo scritto.
Un film intelligente
Caro direttore, Buen camino è un film intelligente, fa ridere e infatti la gente, anche col passaparola ne sta decretando un successo che rischia di diventare epocale. Ripeto, è soprattutto un film intelligente. Tanto intelligente che molta dell’intellighenzia di sinistra si è affrettata a stroncarlo. Ma anche chi, per esempio certa stampa cattolica, lo ha promosso, non ne ha colto pienamente il messaggio, in ultima istanza, scusate la ripetizione… l’intelligenza.
Perché è intelligente? Per tre condizioni
Perché allora è un film intelligente? Perché documenta con una semplicità che sfiora l’evidenza che il cambiamento è possibile, ed è possibile a tre condizioni: che ci sia un incontro, che la realtà e le circostanze che ci sono date educano, e che ci sia un sì, un sì pieno senza se e senza ma. Nel film questi tre elementi ci sono tutti.
Checco in realtà è Luca Medici
Colpisce che nessuna delle recensioni che ho letto individui il vero personaggio del film, colui o colei (non voglio spoilerare subito) che suo malgrado induce Checco Zalone al cambiamento. Per chi lo ignorasse Checco Zalone al secolo si chiama Luca Medici, attore e comico che può o non può piacere, sicuramente mette d’accordo tutti sulle sue qualità di musicista sopraffino e originale.
Alma, la ragazza spagnola
Come avrete capito il protagonista non è Checco Zalone (un noto giornalista insiste nel dire che tutti i film di Zalone sono fatti da comparse che spariscono di fronte al protagonista, ma qui è diverso) e il protagonista non è nemmeno la figlia Cristal, bravissima a recitare la parte dell’adolescente ribelle, anticonformista, ma comunque con diverse domande nel cuore. Andando quindi per esclusione, non considerando degna di menzione (solo perché nella storia è figura marginale) la madre interpretata da Martina Colombari, resta Alma, la ragazza spagnola, interpretata da Beatriz Arjona, anche lei in cammino per Santiago. Magari forse è esagerato dire che è la protagonista, concediamole almeno il titolo di co-protagonista perché è lei che induce, piano piano Checco al cambiamento. È impressionante come entri in scena a inizio cammino e non te ne accorgi. O meglio, la noti, ha quel qualcosa che non ti spieghi, ma davvero sembra scomparire rispetto alla 25enne fidanzata messicana di Checco. Una vera e propria bomba sexy.
Alma diventa sempre più bella e c’è sempre
Eppure man mano che il film prosegue, Alma diventa sempre più bella, ai nostri occhi di spettatori e anche agli occhi del protagonista. È lei che in un dialogo a metà film richiama Checco a fare il cammino di Santiago non tanto per dimostrare di essere un buon padre (non lo è… o almeno non lo è ancora) né per la sua figlia (perché il cambiamento non dipende solo da quello che fai) ma per sé. Sì, perché la dimensione personale è come sempre il primo passo. E Alma è talmente bella che negli snodi decisivi del film e del cammino c’ è sempre, quando la realtà per esempio chiama e chiede di essere guardata (prima nell’incidente capitato a Cristal, caduta in un dirupo, poi nell’ operazione d’urgenza che Checco deve subire).
Stare alla realtà, la condizione per il cambiamento
Come dicevo all’inizio la realtà, cioè lo stare alla realtà, in tutte le sue sfumature, in tutti i suoi imprevisti, belli o brutti che siano, è una delle condizioni per il proprio cambiamento: la realtà non è mai contro di te, ma è per te. Per affermarla la realtà è necessario un sì senza se e senza ma, un abbandonarsi per qualcosa di più attraente (per esempio della villa in Sardegna, dello yacht con fidanzata annessa, 31 enne e quindi fuori target, perché sopra i 25 anni per il protagonista sono vecchie), più attraente anche della mega festa che attende il protagonista per i suoi 50 anni.
Alma non fa nulla per sé stessa
Appena uscito dall’ospedale Checco sembra essere titubante, ma sorprendentemente decide di arrivare anche lui a Santiago de Compostela. Certo, dice il suo sì per terminare il percorso, ma ancor di più perché totalmente preso e innamorato di Alma, 40enne fuori concorso che a fine film ha ormai conquistato tutti, noi in sala e appunto Checco. Come? Non facendo nulla se non essere sé stessa. E qui il regista Nunziante e l’autore e attore Luca Medici mostrano un coraggio che pochi hanno colto, fanno cioè nome e cognome di ciò che ha generato il cambiamento.
Politicamente scorretto
La scena è stupenda: Checco si presenta con un mazzo di fiori (la cosa più semplice e romantica che possa fare un innamorato… ma qui la fa Zalone, lo zoticone Zalone) per poter coronare il suo desiderio e si vede uscire Alma vestita da suora. E capisce chi è l’uomo misterioso e da lui definito “narcisista” per il quale lei si era messa in cammino: Gesù Cristo. Non è una forzatura. Nel film lo si chiama per nome e cognome. Più politicamente scorretto di così non si può. Il film, essendo un film intelligente, si chiude nel modo più libero possibile: con Checco che riprende il cammino, perché un vero cammino non finisce mai, tenendo aperta la domanda. Che in fondo è l’atteggiamento e l’augurio più sincero che ci possiamo fare per il nuovo anno che ha da venire.
Stefano Del Testa – Cesena