Diocesi
Concluse le catechesi d’Avvento tenute dal vescovo: attraversare il tempo di Dio
Monsignor Caiazzo ha invitato a guardare al futuro con fiducia e coraggio: "Gesù Cristo è il Signore del tempo, il Signore della storia, e a Lui appartiene ogni cosa"
Ieri sera, nella quarta catechesi d’Avvento dal titolo “Alcuni greci desiderano incontrare Gesù” (Gv 12,20-28), il vescovo Antonio Giuseppe Caiazzo ha concluso il cammino di preparazione al Santo Natale, invitando a leggere il tempo e l’importanza della vita.
Grande partecipazione
Quattrocento fedeli presenti al Santuario del Sacro Cuore a Martorano e oltre 2.500 collegati su YouTube e Facebook per la quarta e ultima catechesi d’Avvento del vescovo Antonio Giuseppe Caiazzo. Con questo appuntamento si è concluso il ciclo di catechesi settimanali in preparazione al Santo Natale. Pochissimi i posti vuoti nelle panche: presenti giovani, adulti, anziani e anche qualche bambino. Probabilmente non tutti erano credenti o praticanti, ma proprio a queste due categorie il vescovo intendeva rivolgere il suo messaggio. Al termine dell’incontro è stata offerta a tutti i presenti una cioccolata calda e una fetta di pandoro.

“È giunta l’ora”
“Non c’era WhatsApp una volta, ma questo passare di bocca in bocca faceva arrivare velocemente il messaggio (la resurrezione di Lazzaro, ndr)” spiega il vescovo commentando il brano di Giovanni 12,20-33, nel quale alcuni greci desiderano incontrare Gesù durante la Pasqua ebraica. “Questi greci volevano conoscere quest’uomo che li stava attirando, volevano capirlo e vederlo”. Nel brano i greci chiedono a Filippo: “Signore, vogliamo vedere Gesù“. Filippo lo riferisce ad Andrea e insieme vanno da Gesù. “Qui –continua il vescovo – accade qualcosa di interessante: Gesù inizia un discorso che apparentemente non ha nulla a che fare con la loro richiesta. Dice: “È giunta l’ora“”. Questa espressione indica che è arrivato il momento in cui “tutto deve compiersi, perché Gesù non è venuto solo per gli ebrei: è venuto per tutti. È giunta l’ora di iniziare a pensare a come arrivare al cuore del mondo“.
Il tempo di Dio
È proprio in quell’”ora” che si manifesta il tempo di Dio, il tempo in cui Cristo “porta a termine ciò per cui è venuto: fare la volontà del Padre e mostrarne il volto“. Da qui l’invito ad attraversare il tempo con uno sguardo diverso: “Non si tratta di contare gli anni o di guardare se i capelli sono bianchi o non ci sono più, ma di vivere il tempo della propria vita con la certezza di una missione da compiere“. L’importanza del tempo esce allo scoperto, nel gesto della Veglia pasquale, quando nel buio viene acceso il cero: “Quel cero dice che il tempo appartiene a Cristo, principio e fine. E se il tempo appartiene a Lui, allora anche noi viviamo nel tempo di Dio”. In questa consapevolezza, ha detto, “sarò capace di dare senso al tempo della mia vita“.
L’importanza dell’”amen”
Gesù ha vinto le tenebre e a Lui appartiene il tempo. Come spiega il vescovo Caiazzo, “non è possibile comprendere realmente la volontà di Dio e ciò che Dio mi sta chiedendo se non dico amen”. Gesù, quando parla, introduce spesso le sue parole con “In verità, in verità vi dico” e le conclude con l’”amen”: un’affermazione di fede e di fiducia che anche noi ripetiamo nei momenti di preghiera. Dire “amen” significa accogliere la volontà di Dio: “Io ci credo, amen. Io sono qui per fare la volontà di Dio, amen“. Dire “amen” non significa rassegnazione, ma una fiducia profonda nella vita e nella storia.

Scelte controcorrente
Il vescovo sottolinea come essere cristiani sia un impegno che va oltre i gesti rituali: “Essere cristiani comporta fare scelte di vita che spesso vanno controcorrente“. La fede richiede di accogliere la vita in tutte le sue dimensioni, “dal concepimento fino alla morte naturale”. Caiazzo richiama la parabola del chicco di grano: “Il credente è colui che produce vita proprio perché sa morire, come il chicco di grano che porta frutto quando si spezza“. Solo accogliendo il dono della propria vita e donandolo per amore si può portare frutto. “Sacrifici, penitenze e rinunce non sono fini a sé stessi, ma atti di amore e di servizio verso Dio e verso il prossimo”.
Il Natale come richiamo alla gratitudine e alla responsabilità
Infine, il vescovo invita a guardare al futuro con fiducia e coraggio: “Gesù Cristo è il Signore del tempo, il Signore della storia, e a Lui appartiene ogni cosa“. La celebrazione del Natale diventa così un richiamo alla gratitudine e alla responsabilità: accogliere la vita, servire Dio e i fratelli, essere testimoni di speranza e di giustizia. “Santo Natale a tutti“, conclude il vescovo, ricordando che la fede cristiana non si esaurisce in un solo giorno, ma accompagna ogni momento della nostra esistenza.