“Bettanelcuore”, domani la presentazione della onlus nata in memoria di una giovane mamma

Alle 16 a Sogliano al Rubicone l'associazione nel ricordo di Elisabetta Socci di San Zaccaria (Ravenna). Il marito Matteo Grotti: "Uno sportello di aiuto. Per rifare ordine nel caos emotivo"

Elisabetta Socci insieme al marito Matteo Grotti. Lei di San Zaccaria di Ravenna e lui di Rontagnano di Sogliano al Rubicone, si sono sposati nel 2018

“Finché restiamo insieme non è finita”. Speranza nella vita e tanto amore per il suo sposo nelle parole che Elisabetta rivolse al marito Matteo con in mano l’ennesimo esito negativo di esami diagnostici. Sono trascorsi tre anni: Elisabetta Socci, architetto 36enne di San Zaccaria (Ravenna), mamma di Cecilia di nove mesi, è morta il 31 luglio 2022 e quell’“insieme” si fa ora concretezza nei propositi del marito Matteo Grotti e dei familiari e amici vicini alla famiglia.

“Bettanelcuore”: una storia d’amore e di vita

È una storia d’amore e di resilienza quella che porta all’avvio dell’associazione “Bettanelcuore” al teatro “Elisabetta Turroni” di Sogliano al Rubicone, nel pomeriggio di domani domenica 9 febbraio. Dalle 16, in un appuntamento pubblico verranno presentati il percorso che ha portato alla nascita dell’associazione, le motivazioni e i progetti.

Diagnosi di tumore e test positivo di gravidanza, tutto negli stessi giorni

Nelle parole di Matteo, raggiunto al telefono mentre da Sogliano sta rientrando a casa, la storia d’amore che li ha fatti conoscere – lui di Rontagnano di Sogliano al Rubicone e lei di San Zaccaria di Ravenna – li ha visti sposi nel 2018 e da subito desiderosi di un figlio. Desiderio che si è fatto attendere un paio di anni e alcuni tentativi di fecondazione assistita dall’esito negativo. Fino a quando un nodulo al seno ha mostrato i primi segnali, da subito approfonditi da Elisabetta, figlia e sorella gemella di medici. Era il febbraio 2021 e dopo l’incertezza dei primi esami, viene dal centro di Lugo di Ravenna la diagnosi: tumore maligno. Di un tipo dei più difficili da vincere. Pianto e sconforto hanno ben presto fatto spazio alla forza di non arrendersi alla diagnosi, senza perdersi d’animo. I primissimi esami più invasivi prevedevano la certezza che Elisabetta non fosse in gravidanza. Un test fatto senza convinzione – “ci avevamo provato per anni, figuriamoci!” – ha invece dato esito positivo. “Un trambusto di emozioni ci ha travolto – il racconto di Matteo si fa testimonianza -. Per Elisabetta si è aperto un protocollo sanitario speciale: in semianestesia le hanno asportato il nodulo, ma sono bastati due mesi per la comparsa di una recidiva. Il parto è stato programmato all’ottavo mese, ma i linfonodi erano già avanzati. La gioia grande della nascita della nostra Cecilia era affiancata dagli esami diagnostici che confermavano l’avanzare del tumore, ma Elisabetta ha sempre lottato come un gladiatore tra chemioterapia, nostra figlia ed esami. Il primo luglio del 2022 eravamo al matrimonio di mio fratello. A metà mese abbiamo fatto un fine settimana con le famiglie in montagna, e il 31 luglio è morta. Un avanzare veloce della malattia che ci ha lasciato in una dimensione estranea, con tanti ‘pezzi’ da ricucire e una bimba di nove mesi che chiedeva di crescere serena”.

“Lutto e incombenze burocratiche che non aiutano a metabolizzare”

Con il dolore per la perdita della moglie, Matteo si è trovato ben presto a fare i conti con dei ‘muri burocratici’. “Mia cugina commercialista mi ha seguito nella parte economica. La cugina di mia moglie, avvocato, ha curato la tutela di mia figlia – prosegue Matteo -. Tribunale, banche, commercialistatutte incombenze che non danno il tempo di metabolizzare il lutto, ma aggiungono tensione al dolore. Ho avuto la fortuna di essere seguito, ma mi rendo conto che non è così per tutti”.

La necessità di trasformare il dolore in qualcosa di utile

Una vita piena, quella di Matteo ed Elisabetta fidanzati e giovani sposi, fatta anche di tifo allo stadio: “Entrambi tifosissimi del Cesena, mi ha commosso lo striscione che la curva Mare dell’Orogel Stadium le ha dedicato pochi giorni dopo la morte. C’è stato un grande ritorno d’affetto, un calore e una vicinanza che hanno contribuito a muovere dei pensieri”, continua Matteo. “Ho sentito la necessità emotiva di trasformare il lutto in qualcosa di utile. Potevo diventare un muro, chiudermi nella mia rabbia. Così il dolore sarebbe rimasto fermo in me e invece posso dare testimonianza che ce la si può fare. Questo pensiero costruttivo mi ha aperto a nuova luce. Un evento così negativo stava muovendo tanto affetto unito a professionalità e attenzione agli altri: tutti sentimenti che potevano essere catalizzati in un’associazione in aiuto ad altre persone che si trovano a vivere un lutto. Ma anche a chi si trova in un momento di particolare fragilità e ha necessità di consigli da parte di professionisti come avvocati, commercialisti e psicologi. Per mettere ordine in un caos emotivo a cui non si è mai pronti. E recuperare la necessaria lucidità”.

“Bettanelcuore”: uno sportello di ascolto aperto a chi vive un momento di difficoltà emotiva

L’associazione “Bettanelcuore” vede Matteo come presidente, affiancato dal fratello, dalle cugine commercialista e avvocato e da tre amici. “Il nostro vuole essere uno sportello di ascolto, un primo approdo a cui rivolgersi in situazioni di difficoltà come può essere un lutto o una malattia grave, ma anche disagi diversi – specifica Grotti -. Si è vittime anche di un lutto, e non necessariamente di un reato: non è giusto aggiungere difficoltà alla pena del cuore. L’associazione si fa da tramite con professionisti in grado di essere di sostegno. Mettere a servizio di altri quanto è successo a noi, con empatia e praticità, mi fa sentire vicino Elisabetta”.  

A Sogliano sul Rubicone la sede

“Finché restiamo insieme non è finita”: tra cuori e foto di vita felice, la frase è riportata in evidenza nel sito www.bettanelcuore.it dove si trovano informazioni e contatti (info@bettanelcuore.it, 379 1318428). La sede è a Sogliano, in uno spazio messo a disposizione dal Comune.

“La nostra Cecilia cresce a San Zaccaria. La comunità l’aiuterà a ricordare sua mamma”

Matteo e Cecilia, che oggi ha tre anni, vivono a San Zaccaria a poca distanza dai nonni materni. “La vita prosegue con serenità, nel limite del possibile. Cerco di dare il meglio a nostra figlia, e sono contento di farla crescere a San Zaccaria dove la sua mamma è nata ed è diventata la donna che era – conclude Matteo -. Vorrei che la comunità di San Zaccaria, come una famiglia, le racconti, crescendo, storie e aneddoti della sua mamma. Il tempo che ho trascorso con lei è stato troppo breve… E vorrei che Elisabetta, guardando come cresce Cecilia, dica: Oh, è stato proprio bravo”.

Matteo Grotti ed Elisabetta Socci. Elisabetta è morta a fine luglio 2022, lasciando il marito e la figlia Cecilia di 9 mesi