Cesena
De Pascale (Regione Emilia Romagna) indica tre priorità: sanità, gestione del territorio e uscita dalla crisi della produzione industriale
Ospite ieri sera del Rotary, traccia un bilancio dopo sei mesi di presidenza. "L'importante è mettersi in discussione. Non è il tempo dei Narcisi"

“Davanti ci sono cinque anni di riforme. Dobbiamo metterci in cammino”, dice il presidente
I nodi da focalizzare dopo le elezioni del novembre scorso
Traccia un bilancio a poco più di sei mesi dall’elezione. Ieri sera, ospite di un interclub svoltosi nei locali di Cesena fiera e promosso dal Rotary Cesena guidato dal presidente Norberto Fantini (con Cesena-Valle del Savio, Cervia-Cesenatico e Valle del Rubicone), il presidente della Regione Emilia Romagna, Michele de Pascale ha preso l’occasione per focalizzare le priorità del suo mandato avviatosi dopo la vittoria alle elezioni del 17 e 18 novembre scorsi.
“Abbiamo bisogno di metterci in cammino e in discussione”
“Si tratta di un’occasione preziosa anche per me – dice de Pascale in avvio di relazione, dopo i ringraziamenti e i saluti agli ospiti, tra cui il sindaco di Cesena Enzo Lattuca, quello di Bagno di Romagna Enrico Spighi e quello di Verghereto Enrico Salvi. Con loro la consigliera regionale Francesca Lucchi, il presidente della Camera di commercio Carlo Battistini e la vicequestore Silvia Gentilini -. Quelli che abbiamo davanti sono cinque anni di riforme. Non siamo nella fase di Narciso. Abbiamo bisogno di metterci in cammino e di metterci in discussione. La Regione è un po’ come il Comune, si occupa di tutto. Agisce in maniera diretta, oppure agisce con strumenti legislativi su temi che poi vengono portati avanti da altri, come capita ad esempio con Anas per le strade o con gli enti locali”.
Tre le sfide di questi tempi
Il presidente individua tre temi essenziali: la sanità e la salute a essa connessa tenuto conto anche della denatalità, la gestione del territorio e la crisi della produzione industriale. Tre sfide dalla enorme portata, visti i trend degli ultimi decenni in tema di nascite (“Nessuno fa più figli da queste parti – chiosa de Pascale – nemmeno gli immigrati che da questo punto di vista si sono perfettamente integrati”), visto l’allungamento della vita media, vista la carenza del personale sanitario e visti gli eventi atmosferici cui stiamo assistendo da alcuni anni per frequenza ed entità.

In discussione la tenuta del sistema sanitario
La questione all’ordine del giorno, anche per gli impegni economici che comporta, è la “tenuta del sistema sanitario”, mette in guardia l’ex sindaco di Ravenna originario di Cervia che ha studiato al liceo “Righi” di Cesena ed è nato due volte al “Bufalini”. De Pascale ricorda spesso che è nato all’ospedale di Cesena e che nello stesso nosocomio cesenate è stato curato dopo un grave incidente d’auto di cui fu vittima nel 1984.
Uno dei sistemi sanitari più forti
“Siamo uno dei sistemi sanitari più forti in Italia – aggiunge de Pascale -. Non ho paura di dirlo, come potrebbe sostenerlo anche Zaia (il presidente della Regione Veneto, ndr) se venisse qui e non potremmo smentirlo”. Non solo forte per chi vi abita, ma anche “attrattivo di pazienti, ma non più di personale”, come avveniva fino a qualche anno fa, in particolare dal sud Italia. Medici e infermieri ora sono attratti di più dall’estero, in particolare dal Regno unito, Paese nel quale le remunerazioni sono di molto superiori a quelle in Italia. “Il nostro – precisa de Pascale – è un sistema che ha l’ambizione di garantire un’alta eccellenza da Piacenza a Rimini, grazie a una rete ospedaliera che lo garantisce nella quasi totalità”.
Il rischio di non reggere
Un sistema così forte, avverte il presidente, rischia di non reggere più perché i costi aumentano, ma il finanziamento non viene adeguato. La chirurgia robotica costa molto, i farmaci oncologici aumentano sempre, allora diventa complicato “mantenere i principi cui ci ispiriamo davanti a questi scenari”, mette in guardia de Pascale.
Per Cesena la sfida del nuovo ospedale
Per Cesena c’è la sfida del nuovo ospedale che sarà un contributo importante per la sanità di tutta la Romagna e non solo. “Entro l’anno – dice il presidente che si prende un impegno – contiamo di varare il progetto esecutivo”.

Il trend demografico: abbiamo numeri da estinzione
In materia di trend demografico, de Pascale non usa mezzi termini: “Abbiamo numeri da estinzione, drammatici. Nei decenni scorsi il nostro trend negativo è stato compensato dai flussi migratori, prima dal sud del Paese, poi dall’estero”. Oggi, invece, “sono molti di più quelli che se ne vanno rispetto a coloro che arrivano da noi”. Poi, c’è un’altra importante novità, positiva, ma che pone ulteriori questioni in termini sanitari e di bilancio. “Dal 1978 è cambiata l’aspettativa di vita – fa presente de Pascale -. Una conquista per tutti che porta con sé una trasformazione dei servizi. La popolazione over 80 andrà al suo raddoppio in poco tempo, perché tra qualche anno arriveranno quelli del baby boom (anni 1960-61, ndr), con la spesa sanitaria che aumenta in maniera esponenziale”, visto che in breve i non autosufficienti passeranno dagli attuali 200 mila a 370 mila. “Uno tsunami”, sottolinea il presidente.
Le gestione del territorio. Sistema di canali che va riadattato
Un secondo elemento di notevole interesse e impegno per la Regione è la gestione del territorio. Dopo i violenti eventi del settembre 2024 che hanno interessato la Romagna ma anche l’Emilia, “nessuno più mi dice che mi interesso solo della Romagna”, nota de Pascale con un piccola vena polemica verso chi lo ritiene rivolto molto alla sua terra di origine. La storia, sottolinea, ci ricorda che i nostri territori hanno sempre subito alluvione, dice de Pascale, d’altro, fa presente, “la pianura Padana è di tipo alluvionale”. Oggi è cambiata la frequenza degli eventi e la loro violenza. Il nostro è un sistema artificiale di canali che va riadattato a portate maggiori”.
Nell’emergenza ci si deve ricompattare
De Pascale fa intendere come vuole affrontare le questioni più spinose. “Nell’emergenza il Paese si compatta e le supera assieme. Si deve lavorare in sintonia, tra istituzioni, come mi pare stia avvenendo, da gennaio in qua”, precisa il presidente. Parla di casse di espansione da realizzare, tre saranno lungo il Savio, nel giro di pochi anni, e non in 20 come capita di solito. “E poi tutti le vogliono sul terreno del vicino, diciamolo”, chiarisce, aggiungendo che toccherà a lui scegliere dove realizzarle.
Il calo della produzione industriale
La terza questione è legata al calo di produzione industriale che va avanti da 26 mesi. La nostra regione ne paga un prezzo alto, perché non c’è settore che non sia coinvolto e qua li abbiamo tutti, dal distretto della ceramica, alla motor valley, alla food valley all’agricoltura, alla meccanica, con un tessuto di piccole e medie imprese che molti invidiano assieme a una decina di grandi marchi riconosciuti in tutto il mondo.
La sfida è essere bravi e sostenibili. Il passante a Bologna
La sfida di oggi è quella di “dimostrare di rimanere bravi e diventare sostenibili allo stesso tempo” fa intendere de Pascale. La questione riguarda la riduzione di emissioni, i costi dell’energia, l’installazione dei pannelli solari per autoconsumo e autoproduzione. Poi c’è il tema delle infrastrutture per la logistica, quello dei porti e della viabilità, senza dimenticare il passante a Bologna che, se non si dovesse realizzare, aggiunge de Pascale, “sarebbe un grave danno per la Romagna, anche se i costi sono lievitati da due miliardi di euro a tre e mezzo”. Ma al passante, chiosa il presidente, “la Romagna non può rinunciare”.
L’alta velocità, una necessità
Poi c’è il tema dell’alta velocità, per ora prevista fino a Castelbolognese. “La vecchia linea è satura”, dice il presidente e occorre prolungare l’alta velocità fino a tutta la Romagna, non solo per andare a 300 allora, ma perché è una necessità, anche se l’opera sarà impattante, tenuto conto che per diversi chilometri sarà su viadotto. Altro tema riguarda gli aeroporti, con Bologna che fa fatica a gestire i viaggiatori odierni e Rimini che sta crescendo. “Si farà uno studio, già commissionato a gente esperta, che ci dovrà dire che direzione intraprendere, con parole di verità”. Un dato pare certo al presidente: “la Romagna non si potrà trovare senza aeroporti”.
Tre domande. La prima, a proposito dei Cau
Al termine della relazione, de Pascale ha risposto a tre domande. Sui Cau, i Centri di assistenza e urgenza, il presidente spiega che “l’emergenza e l’urgenza costituiscono punti deboli” dell’attuale sistema sanitario. Medici e infermieri specialistici sull’emergenza non possono essere occupati se non in quel settore specifico e dove c’è maggiore bisogno. Oggi quei professionisti scappano e i bandi per nuovi posti vengono coperti per la metà. Con i Cau, al contrario di quanto avveniva nei Pronto soccorso di Cervia e Cesenatico, gli specialisti vengono occupati dove servono, mentre nei Cau ci sono medici non specialisti. “Una scelta – precisa de Pascale – che ha funzionato nel 95 per cento dei casi. Poi c’è una parte ridondante che si sovrappone ai medici di medicina generale”. Ma, conclude, “questa è la sfida che abbiamo davanti”.
La seconda, tema lavoro. Occorre migliorare l’attrattività del territorio, a partire dalla questione-casa
In tema lavoro e attrattività per quanti vorrebbero venire a lavorare in Emilia Romagna, de Pascale aggiunge che “una delle maggiori barriere è la gestione dell’abitazione”. Ecco perché, ribadisce, “ristruttureremo 3500 alloggi sfitti. Non sono tanti, ma è già qualcosa. Ci vogliono immobili per gli affitti, perché in tanti verrebbero qua, ma non pensano di trascorrere qui tutta la loro vita”. Le città universitarie e turistiche al tempo stesso esplodono e gli affitti sono alle stelle, ma, aggiunge de Pascale, “ce la dobbiamo fare. Occorre rivedere anche le norme per le foresterie aziendali”. E precisa: “servono umanità e organizzazione. Dopo le stagioni del buonismo e del cattivismo, ci vogliono case, corsi di italiano. Occorre essere terra di opportunità per chi desidera appartenere a questo Paese. Ci vogliono regole da osservare e porre attenzione a non creare aree ghetto”.
La terza, la denatalità. Favorire le famiglie nella scelta di mettere al mondo figli. Un progetto di legge bipartisan
La natalità, “una sfida tutt’altro che facile”, aggiunge de Pascale. Occorre lavorare sulla conciliazione dei tempi famiglia-lavoro. Sugli anni di vita da zero a sei e sui centri estivi, per dare risposte al tempo non occupato dalla scuola, come i pomeriggi durante l’anno scolastico. “Il bonus natalità non funziona – dice ancora de Pascale. Uno non fa un figlio per mille auro. Invece occorre lavorare per poter lasciare le famiglie libere di scegliere. Daremo vita, in materia, a un progetto di legge bipartisan che vorremmo fosse approvato da tutto il consiglio regionale”.