Diocesi
II catechesi d’Avvento. Il vescovo Caiazzo: “Attenzione al Pilato che è dentro di noi”
"Mi possono anche dare il Nobel per la pace, ma se quel potere non è per ogni uomo, se la religione e la politica non lavorano insieme per la gente, non servono", nota il presule
Ma Dio va in cerca di ogni persona, sempre. Basta volerlo incontrare
Il Signore lascia le 99 pecore per recuperare quella perduta
«Dio non viene solo per alcuni, non gli importano le persone per bene. È venuto per stare con ogni uomo». Ognuno, nessuno escluso, per questo è disposto a lasciare le 99 pecore nel deserto per andare a cercare quella perduta. Possiamo esserlo tutti, amati senza misura, in ogni situazione che viviamo. Lo ha scandito, ieri sera, il vescovo di Cesena-Sarsina, l’arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo, nella seconda catechesi d’Avvento che ha tenuto nella chiesa parrocchiale di Martorano, trasmessa in diretta sui nostri canali social. Il primo incontro si è tenuto lo scorso 1 dicembre e ha visto la partecipazione di circa 400 persone. I prossimi appuntamenti si terranno sempre al santuario di Martorano mercoledì 17 e lunedì 22 dicembre, sempre alle 20,30.
Dio cerca sempre la persona
«È sempre Dio che cerca l’uomo – chiosa monsignor Caiazzo -. Nella nostra umanità, nel nostro limite tendiamo a nasconderci, a nascondere il male che facciamo o quello che non vorremmo essere, ma Dio continua sempre a camminare: è lui che cerca l’uomo, nella realtà in cui vive, nella sua condizione. Nei ruoli che occupa, nella politica come nel lavoro, nel mondo dell’imprenditoria, nella scuola, il Signore è presente, attento all’uomo».
Il dialogo di Gesù con Pilato
Un atteggiamento evidente si trova nel dialogo tra Gesù e Pilato, (Giovanni 18,28), il brano al centro della catechesi di ieri sera: «Il potere religioso lo consegna a quello politico perché non vuole sporcarsi le mani – spiega l’arcivescovo -. Gesù sta lì di fronte a Pilato, che potrebbe mettere fine alla sua vita, ma non ha paura. Pilato è un uomo che non conosce Dio, duro, perché incapace di governare. Gesù entra in dialogo anche con lui: quella è l’occasione di incontrarlo. Si fa sguardo di misericordia per le sue fragilità». Pilato si perde, prosegue monsignor Caiazzo, in un’idea sbagliata di potere che non è servizio: «Succede anche oggi – nota . Il linguaggio di chi dovrebbe servire con la politica scade. E alla fine mi possono anche dare il Nobel per la pace, ma se quel potere non è per ogni uomo, se la religione e la politica non lavorano insieme per la gente, non servono».
Ogni tipo di dipendenza fa perdere la libertà
Pochi capitoli prima, nota il presule, il Vangelo racconta dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, osannato dalla stessa folla che poi lo condannerà a morte: «In quel popolo manca quella colonna vertebrale che ti fa stare in piedi – interpreta monsignor Caiazzo –. Così si perde la libertà di essere uomo. Ogni tipo di dipendenza provoca malessere, perché perdi quella libertà, il gusto della vita».
Gesù è una libertà liberante
E allora «dov’è la verità?», chiede Pilato a Gesù. Ce l’ha lì davanti, ma non la vede. «spesso succede anche a noi, ce l’abbiamo lì davanti la risposta ma non la vediamo. Gesù non risponde – dice l’arcivescovo – perché la verità è la vita stessa di Gesù che accogliamo nella nostra, una verità liberante. Se la cogli, respiri, a pieni polmoni, anche se stai per essere condannato a morte. Se la cogliamo la mia vita esplode di gioia». Il problema è che troppo spesso sul volto dei cristiani questa gioia non si vede: «Quello che manca è questo volto – prosegue il presule – che dice che siamo posseduti dalla verità. Non l’abbiamo in tasca, ci possiede. Come per l’amore». Dall’idea, malsana, di avere la verità, aggiunge monsignor Caiazzo, nascono tutte le difficoltà di dialogo che vediamo oggi, il «pensiero unico», la mancanza di confronto, i pregiudizi che lo rendono impossibile, anche nella Chiesa. «Se partiamo dal pregiudizio, me compreso, vescovo, non ci incontreremo mai».
Come cristiani non siamo credibili
A volte, come cristiani, non siamo credibili perché non sappiamo mostrare questa verità, Gesù: «A Messa si vedono dei fedeli che sembrano andare al patibolo – aggiunge -. Non si può: Gesù è nel mio cuore, è la mia forza, quando esco dovrei essere in estasi perché lui è in questa storia e la storia ha bisogno di lui. Invece ci sono tanti Pilato oggi, che se ne lavano le mani, di uomini che vengono uccisi, della violenza, delle cattiverie umane». In Congo le stragi non sono mai finite, è il riferimento d’attualità che fa l’arcivescovo: «si parla di 3 – 4milioni di morti. Il sangue scorre e il potere vuole sempre di più».
Il vero re è colui che serve
Infine, l’arcivescovo fa un ragionamento sul regno di Dio: «Il re, per Cristo, è colui che serve, dà la vita. Natale è questo – conclude monsignor Caiazzo -. La passione di Cristo per l’umanità, un amore che fa soffrire, soprattutto se non è corrisposto. Non possiamo capire la Pasqua se non capiamo l’incarnazione, perché Dio si è voluto fare carne. E chi l’ha adorato per primo? Coloro che stavano ai margini, ai bordi, gli “scartati”, diceva papa Francesco. Sono i primi a cui si rivela. E quando tornano dall’adorarlo sono pieni della luce di Dio, di quella verità che dicevamo. Erano emarginati, ora sono pieni e felici, pieni di luce». Un augurio anche per noi, per il Natale che arriva.