Il vescovo Antonio Giuseppe Caiazzo ospite del Rotary cittadino

“A Cesena un laicato molto attivo”. “Bisogna capire i giovani attraverso la loro musica e i loro tatuaggi”. “Lascerò tra sei anni e non riuscirò ad ordinare alcun nuovo prete”. “Mancano i cristiani impegnati in politica”, tra le considerazioni del presule nel dialogo con i soci

Nella foto: l'arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo con la presidente del Rotary Cesena per l'annata 2025-2026 Ombretta Sternini
Nella foto: l'arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo con la presidente del Rotary Cesena per l'annata 2025-2026 Ombretta Sternini

L’arcivescovo è stato ospite del sodalizio presieduto quest’anno da Ombretta Sternini

No a una pastorale del “si è sempre fatto così

No alla pastorale bonsai, quella del “si è sempre fatto così”. Si devono “trovare i modi per raggiungere tutti. Sì, perché Dio compie cose straordinarie, come convertire i mafiosi. E la nostra Chiesa locale ha tutte le carte in regola per fare bene. C’è un laicato cattolico molto attivo e presente e nelle chiese una buona tradizione. Chi va è convinto”, dice il vescovo di Cesena-Sarsina, sollecitato dal direttore del Corriere Cesenate Francesco Zanotti, alla conviviale del Rotary Cesena, di cui è presidente Ombretta Sternini, tenutasi qualche sera fa.  

Il prete non diventare un’istituzione

È la ricetta dell’arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo, in Diocesi dal 16 marzo scorso dopo nove anni di servizio episcopale a Matera-Irsina e due nella Diocesi di Tricarico, entrambe in Basilicata. In precedenza, come racconta agli oltre 50 presenti, era stato parroco per 31 anni nella periferia di Crotone, in Calabria, sua terra di origine, dove per lungo tempo ha celebrato in uno scantinato. Ma attenzione, dice il presule, allo scadere dei nove anni, come prevede il Codice di diritto canonico, ho sempre presentato le dimissioni al vescovo che in ogni occasione mi ha chiesto di rimanere. “Il prete non deve diventare un’istituzione. Può anche conquistare tutti, non deve fare il compagnone, ma deve portare Gesù Cristo alla gente, non se stesso”. E poi, aggiunge, “è giusto che più parrocchie possano godere del bene che un sacerdote può portare”.

Porre attenzione ai giovani e alle fragilità

Il vescovo vede due categorie di persone da tenere in considerazione in maniera particolare. La prima è quella dei giovani, quelli che volle avvicinare la sera precedente al suo ingresso, in basilica, al Monte, dove confluirono più di mille ragazzi. “La musica è un modo per parlare alle nuove generazioni – spiega monsignor Caiazzo -. Già quella sera lessi una preghiera composta con le frasi delle canzoni di Sanremo. Poi anche i tatuaggi: occorre saperli interpretare. È un modo per entrare in contatto con pianeti diversi”. Il secondo mondo da avvicinare per l’arcivescovo è quello delle fragilità: “Le case per anziani, il carcere dove mi reco ogni due mesi. Tutti abbiamo bisogno di affetto e attenzione”.

L’incontro con tutti i sacerdoti. “Il cambiamento aiuta”

Circa la situazione dei preti, delle parrocchie senza sacerdote e delle recenti nomine, il vescovo ricorda che in questi suoi primi mesi a Cesena ha ascoltato tutti. In diversi gli hanno chiesto di essere spostati. Al momento non è riuscito ad accontentare tutti, ma a breve ci saranno altre nomine, anche in curia. “Il cambiamento aiuta”, commenta monsignor Caiazzo che ricorda con una punta di amarezza: “Qui a Cesena, visto che il seminario è vuoto, non ordinerò nessun sacerdote, perché non c’è tempo sufficiente per formarlo”, visto che il vescovo ha 69 anni e 75 deve lasciare per limiti di età.

“Un vescovo quando prega con tutto il da fare che ha?”. La sveglia alle 4,30

In tanti, in questi primi tempi in città, lo hanno incontrato anche la mattina a piedi, in centro, anche per pregare, perché altrimenti, dice, “un vescovo quando prega con tutto il da fare che ha?”. Incontra molti a spasso con il cane. “A Cesena ce ne sono censiti 13.500, così mi dicono, a fronte della metà di ragazzi e bambini”, nota con un velo di dispiacere. Poi riprende: “Ho notato che adesso la gente mi riconosce e mi saluta, anche molto presto (il vescovo si sveglia alle 4,30, ndr). Ho capito, stando qui, che non siamo al nord, come pensavo, e che la Romagna è il sud del nord e che voi siete i terroni del nord e che tra terroni ci si intende”.

Cattolici in politica. L’incontro con i giovani una volta al mese

C’è ancora spazio per qualche osservazione, anche sui cattolici in politica. “Non siamo più ai tempi di Paolo VI – dice -. Mancano i cristiani impegnati in politica. Vedo, un po’ in tutti gli schieramenti, una contraddizione tra quanto viene detto e ciò che viene realizzato”. Confida nei giovani, l’arcivescovo Caiazzo che ha annunciato di incontrarli una volta al mese, ogni volta in una zona pastorale diversa, non per chiacchierare, ma per l’adorazione eucaristica. Sì, perché come direbbe don Oreste Benzi, il prete riminese fondatore della Comunità papa Giovanni XXIII, per stare in piedi occorre stare in ginocchio.