Diocesi
Il vescovo don Pino alle case di accoglienza Caritas: “Insieme formiamo il volto di Dio”
Monsignor Caiazzo ha visitato le case "Sant'Anna", "San Giuseppe" ed "Emmanuel". Le parole e le foto
Il vescovo Antonio Giuseppe Caiazzo ha visitato ieri pomeriggio tre case di accoglienza Caritas accompagnato dai referenti Andrea “Andrew” Casadei e Ana Marchesini. Sul posto anche i diaconi William Tafani, responsabile del Laboratorio delle Caritas parrocchiali, e Ivan Bartoletti Stella, direttore della Caritas diocesana. Con loro anche il Corriere Cesenate.
Carità concreta
“Gli ospiti dei centri di accoglienza – spiega Casadei – passano prima dal Centro ascolto Caritas. Come diceva papa Francesco, condividere ciò che abbiamo con coloro che non hanno i mezzi per soddisfare un bisogno così primario, ci educa a quella carità che è un dono traboccante di passione per la vita dei poveri che il Signore ci fa incontrare”.

Monsignor Caiazzo: “Lavoro e integrazione”
La prima visitata è casa “Sant’Anna”, struttura in affitto presso il Centro Coming, in via Quinto Bucci a Cesena. Al sesto piano di uno stabile, ci sono cinque camere, due bagni, una cucina, una veranda e una grande terrazza. Nato per ospitare separati o divorziati, a seguito della tratta del Mediterraneo, è diventato luogo di seconda accoglienza. Potrebbe ospitare undici persone ma oggi ve ne sono nove, tutti uomini che lavorano ma non trovano l’affitto. Provengono da Nigeria, India, Pakistan, Tunisia, Senegal. Gli spazi di vita sono comuni, con gli alti e i bassi di ogni convivenza. “Vi auguro di trovare sempre più un ambiente che vi aiuti a crescere nel nostro stile di vita per apprezzare quello che siamo – ha detto loro il vescovo Caiazzo -. Siamo sotto lo stesso cielo. Ognuno deve offrire il proprio contributo. Con il vostro lavoro, voi date vita a questa terra di Romagna che vi accoglie. Siamo tutti fondamentali”.

Un regalo al vescovo
Fra gli ospiti, “Big Boss”, un algerino corpulento, ha regalato al presule un quadro di padre Pio che teneva in camera. Un giovane ha poi confidato al vescovo di aver perso i genitori nel naufragio di Cutro, con monsignor Caiazzo che ha ricordato di conservare una croce fatta con il legno di quei barconi, baciata anche all’ingresso in diocesi lo scorso 16 marzo.

A casa “San Giuseppe”
La seconda tappa è stata casa “San Giuseppe”, struttura di proprietà della diocesi, a Martorano. Qui vivono sei uomini, alcuni con problemi di salute, provenienti da Marocco, Tunisia, Nigeria, Bangladesh. A un marocchino il vescovo ha detto, scherzando: “Sono calabrese. Siamo vicini di casa. In Calabria ci sono molti nuclei dal nord Africa e vivono tutti integrati”. La struttura è di seconda accoglienza. Vi sono sette mini camere con bagno e angolo cottura, una sala comune al piano terra e una lavatrice comune. “Qui gli ospiti godono di privacy e tranquillità – spiega Andrea Casadei -. È un’opportunità unica per ripartire. Di recente, sono state apportate anche delle migliorie come mobilio, tv e servizi”.

Donne e bambini a casa “Emmanuel”
L’ultima struttura visitata, vicina alla “San Giuseppe”, è la casa “Emmanuel”, sempre a Martorano e di proprietà della diocesi. È quella più grande e con più persone. Vi sono sei mini appartamenti con cucina, camere da letto e bagni. Vi abitano 17 persone, in prima accoglienza, tutte donne con i loro bambini. Vengono da Romania, Nigeria, Tunesia, Algeria. Una giovane mamma africana che studia Ingegneria biomedica all’università ha detto al presule, accogliendolo all’ingresso, di essere cristiana, con monsignor Caiazzo che si è detto disponibile a battezzare il figlio di un anno e quattro mesi. Fra gli incontri, quello con una mamma, vedova con tre figli. “Dio non vi abbandona mai. Pregherò per voi”. Il vescovo si è poi intrattenuto con una donna rumena parlando del suo successore in diocesi a Matera, il rumeno monsignor Benoni Ambarus.

Un salone colorato dai ragazzi
A casa “Emmanuel” ci sono anche un ufficio per l’operatore Caritas, una sala lavanderia con lavatrici, cantine e un salone per ritrovarsi insieme. Qui si è svolto il momento finale del pomeriggio, con alcune proposte culinarie preparate dalle ospiti e dagli operatori. Qui il vescovo ha potuto apprezzare un murale, ancora fresco, realizzato dai ragazzini che vivono nella casa. “Insieme si realizzano cose belle – ha detto monsignor Caiazzo -. Arrivate da tante Nazioni. Rappresentate il mondo. Ognuno porta una storia che vi ha formato. Insieme formate il volto di Dio“.
